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venerdì, Giu 05

È iniziata la campagna elettorale di The Rock



Da Wired.it :

Non è noto ancora per quale partito né quando si presenterà ma il video in cui accusa Trump è il primo passo, dopo anni in cui al cinema ha costruito un’immagine di leader compassionevole

Forse tutto è iniziato quando The Rock ha cominciato a non farsi chiamare più The Rock, che poi era il suo nome da wrestler, e ha iniziato a farsi chiamare con il suo nome e cognome reali: Dwayne Johnson. Sembrava una mossa per operare il passaggio dal wrestling al cinema, da personaggio ad attore (cosa che Hulk Hogan ad esempio non ha mai fatto), e invece probabilmente era qualcosa di più, era il primo passo della transizione da slippino sul ring a doppiopetto a Capitol Hill. Di certo con il messaggio di ieri riguardo le rivolte che infuriano negli Stati Uniti, Dwayne “The Rock” Johnson, ha compiuto il primo passo della sua carriera politica. Non era il solito discorso da star a supporto dei manifestanti, era un discorso lungo, duro, con solide basi contro il presidente. Un discorso che lo accusava direttamente di scarsa leadership e scarsa compassione per il popolo americano. Tutto un altro paio di maniche proprio: era un discorso che non solo criticava ma proponeva un’altra visione di cosa debba essere un leader.

Risolvere insieme al popolo”, “Abbracciare gli americani” e la chiusa “We got this”, cioè ci pensiamo noi. Ma ancora come i veri politici dice che sì certo tutte le vite hanno importanza, “all lives matter”, ma adesso in questo momento è importante “#BlackLivesMatter”. Dà il colpo al cerchio e quello alla botte, mette insieme diversi tipi di opinioni, opera una sintesi e dimostra idee chiare. Non sappiamo ovviamente se le idee chiare le abbia sul serio, non sappiamo niente, ma è evidente in questo suo primo discorso politico, che sa fare un discorso politico. Il primo passo è proporre la sua visione di leader e questa è chiara e semplice (come sono i messaggi politici) ma capace di aggregare invece che dividere. Insomma se Obama aveva “Hope” intorno a cui aggregare, Dwayne Johnson ha il leader che incarnerebbe, un leader che non si costruisce con i discorsi ma la cui immagine ha costruito durante tutta la carriera da attore

Sono diversi anni che si parla della svolta politica ed è noto che ha avuto meeting, sta incontrando persone e si sta informando su come lavorare per iniziare una carriera politica. Ne ha anche parlato pubblicamente, sebbene sempre con riluttanza, in qualche intervista. Non è chiaro in quale campo e con quale partito. Ha votato due volte Obama ma non ha votato alle ultime elezioni, non ama per niente Trump ma non per la sua politica, non lo ama per l’atteggiamento verso le persone, per la poca compassione. The Rock è figlio di una donna samoana e un uomo afroamericano, è frutto dell’immigrazione, difficilmente sarà un repubblicano estremo ma è anche evidentemente un conservatore. Sembrerebbe quindi un Repubblicano nello stile di Arnold Schwarzenegger (due volte governatore della California, apprezzato da entrambi gli schieramenti, ecologista e favorevole ai matrimoni gay), cioè con vedute molto ampie e diversi punti di contatto con i democratici. Una cosa è certa: non si parla di una candidatura prossima.

Ad oggi Dwayne Johnson è pagato circa 25 milioni di dollari a film, ed è poco. È poco per quel che garantisce, cioè incassi che non sono nazionali ma mondiali che spesso superano il miliardo per film con trame molto molto improbabili. Il Dwayne Johnson movie è quanto di più classico si possa immaginare e tutto finalizzato a costruire la sua figura di uomo affidabile, di leader compassionevole e autoritario. Come gli eroi americani di una volta, che oggi esistono sempre meno, Dwayne Johnson è sempre buono, risolve sempre tutto e il lieto fine è una certezza imposta proprio da lui. Rampage (il film in cui è amico di un gorilla gigante che poi muta e diventa immenso ma è minacciato da altri mostri grossissimi e alla fine comunque sarà lui a menare tutte queste creature che distruggono palazzi) doveva finire con la sua morte ma non c’è stato verso. Lieto fine anche lì e 400 milioni di incasso a fronte di un budget di 120 milioni.

Non vuole essere come Trump, un incompetente che arriva in politica, almeno non vuole avere quell’immagine. Dwayne Johnson è il self made man più potente del momento, una delle figure di spettacolo più clamorose degli ultimi 30 anni, amatissimo da tutti, un lavoratore letteralmente instancabile. Per la propria immagine è disposto a tutto e nessuno l’ha mai visto stanco e irritato (se non quando deve difendere i più deboli o deviare il corso di un missile a mani nude, quello tende ad infastidirlo). Ad oggi non ci sono eccessi noti, solo famiglia, affari e sorrisi. Chiunque l’abbia intervistato si è trovato davanti una persona che è lì per conquistarti. Che poi è l’atteggiamento di ogni politico.

Nei suoi film ha sempre abbinato a bicipiti grossi un cuore ancora più grande. Non c’è film (da quando ha più di 40 anni) in cui non abbia un figlio ma più spesso una figlia (perché l’immagine di un uomo grande e grosso con una bambina piccola non la batte nessuno). Si commuove spesso senza che questo comunichi debolezza, perché ce ne vuole per giudicare debole Dwayne Johnson quando tiene a terra un elicottero tirando una catena. Nella vita vera ha una figlia 16enne avuta a 29 anni da quella che adesso è la sua ex-moglie (che è tuttora il suo agente, per dire che nessuno ha cattivi rapporti con lui) e due figli piccoli dalla nuova moglie. Ha 45 anni e nel 2032 ne avrà 60. È quella la data che viene indicata come più probabile per una candidatura. Non è chiaro se prima voglia fare la gavetta politica, se voglia diventare governatore o altro. Di certo intanto continua a costruire la propria immagine, a stampare nella testa di tutti l’identificazione con i suoi personaggi. Dwayne Johnson, un vincente dal cuore tenerissimo, fermo e autoritario e pronto a capire tutti.

Nessuno penserebbe mai che Tom Hanks è come i personaggi che interpreta. Primo perché sono tutti diversi, secondo perché non sono sempre lusinghieri. Invece interpretando sempre la stessa identica persona Dwayne Johnson crea questa identificazione (è lo stesso meccanismo per il quale pensiamo che Woody Allen sia nella vita vera come i personaggi che interpreta o Nanni Moretti sia come i personaggi che interpreta). In uno dei suoi primi film, A testa alta, quando ancora conquistava ragazze invece di avere figlie, torna in un paesino da cui era andato via per servire il proprio paese in guerra e trova che un gruppo di violenti e criminali domina la regione. Vede i suoi amici maltrattati e ingiustizie ovunque. Farà di tutto per riportare l’ordine, ma a differenza di Stallone o Schwarzenegger, lo farà facendosi prima eleggere regolarmente come sceriffo. Ed è un bravo sceriffo con una parola buona per tutti, che sgrida i ragazzi per il loro bene e poi gli dà un buffetto, che controlla e aiuta ma poi è implacabile con i suddetti bulli (implacabile in questo caso vuol dire colpi di fucile a canne mozze in petto). Quando nel 2032 sarà eletto torneremo a quel film del 2004 per capire il suo programma.

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[Fonte Wired.it]