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mercoledì, Ago 14

È passato un anno dal crollo del ponte Morandi


Una settantina di persona è indagata, è stata aperta un’inchiesta bis sui report falsi sui viadotti e gli sfollati sono stati ricollocati. Ma non si conoscono ancora con certezza le cause del crollo

Il ponte Morandi così come appariva subito dopo il crollo del 14 agosto 2018 (foto: ANDREA LEONI/AFP/Getty Images)

14 agosto 2018 – 14 agosto 2019. È passato un anno da quando parte del viadotto del Polcevera, meglio noto come ponte Morandi, è crollato causando la morte di 43 persone, decine di feriti e centinaia di sfollati. Erano le 11:36 del mattino.

Questa mattina la città di Genova si è fermata per ricordare le vittime in una cerimonia ufficiale alla quale hanno partecipato anche il capo di stato Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Alcuni familiari e residenti della zona hanno deciso di non presenziare in polemica con quella che considerano solo un’ennesima passerella.

In un anno molte cose sono successe: la Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per capire le cause del crollo e individuare i responsabili; il parlamento ha approvato il cosiddetto decreto Genova; molte delle persone che abitavano o lavoravano nei pressi del viadotto sono state costrette a trasferirsi altrove o a chiudere le loro attività; la viabilità della città è stata rivista; le aziende hanno dovuto far fronte a 422 milioni di euro di danni, 95 dei quali solo alle imprese nel settore dei trasporti. Soprattutto però, Genova ha detto ufficialmente addio al ponte Morandi. Il 12 agosto si è conclusa la demolizione delle pile 1 e 2, le uniche ad essere rimaste ancora in piedi dopo che le autorità avevano fatto saltare con l’esplosivo la 10 e la 11 il 28 giugno scorso.

Abbiamo cercato di fare il punto sulle indagini, sulle condizioni in cui vivono gli ex sfollati e sul progetto del ponte che sostituirà il Morandi.

Perché è crollato il ponte Morandi

Non si sa ancora con certezza perché è crollato il ponte. Uno studio basato sull’elaborazione delle immagini satellitari e condotto dal Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, il laboratorio della Nasa che si occupa dello sviluppo di sonde per l’esplorazione del sistema solare, ha evidenziato che il viadotto era interessato da movimenti sospetti già dal 2015 e c’erano state significative deformazioni nel periodo compreso tra marzo 2017 e agosto 2018.

Il Financial Times e L’Espresso hanno rivelato, sulla base di alcuni documenti ufficiali che hanno visionato, che il viadotto aveva problemi di sicurezza.

Su documenti ufficiali si basa anche il rapporto della Commissione ministeriale istituita dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che addossa ogni responsabilità ad Autostrade per l’ rea di non aver provveduto adeguatamente a risolvere i problemi strutturali dell’opera.

Le cause del crollo sono anche al centro di un’inchiesta giudiziaria. I tre periti incaricati dal giudice per le indagini preliminari di Genova di esaminare le cause dietro questa tragedia, l’hanno attribuita ad alcuni difetti esecutivi relativi al progetto originario e alla mancanza di interventi di manutenzione. Nella loro relazione di 75 pagine, consegnata ai primi di agosto, i tre esperti hanno sottolineato che i fili d’acciaio nella pila 9 del ponte presentavano un elevato grado di corrosione, e che i cavi secondari nelle guaine presentavano fenomeni di ossidazione e riduzione di sezione.

La società Autostrade ha però respinto ogni accusa, dicendo che i difetti evidenziati dai periti erano già stati rilevati e non possono aver compromesso la funzionalità dell’opera. A causare il crollo – secondo i legali che la difendono – sarebbe stata una combinazione accidentale di eventi sfavorevoli tra cui il maltempo (il giorno del crollo c’era un temporale) e la possibile caduta di una bobina d’acciaio da un camion.

Di una cosa il procuratore Francesco Cozzi è certo. “L’indagine è molto complessa”. Cozzi ha detto in una conferenza stampa convocata per fare il punto sulle indagini che “il ponte è caduto perché non ce la faceva più a stare in piedi” e se avesse saputo prima ciò che ha scoperto durante l’indagine, non sarebbe mai passato sul Morandi. Bisogna però capire se il ponte poteva essere “salvato, curato”. A questo proposito, ha specificato: “La perizia [degli esperti] è molto ‘tecnica’ e descrittiva e dalle valutazioni fatte dagli esperti non mi sembra che si tratti di valutazioni positive. Poi, se e quanto lo stato del viadotto abbia contribuito o determinato il crollo è da appurare con le indagini”.

Gli indagati

Per il crollo del ponte Morandi sono indagate due società, Autostrade per l’Italia (Aspi) e Spea Engineering (la società del gruppo Atlantia che si occupa della manutenzione), e una settantina di persone. Tra queste, ci sono dirigenti e dipendenti delle due società e membri della direzione generale di vigilanza sulle concessioni autostradali (Dgvca) creata nel 2012.

Gli indagati devono rispondere di reati come omicidio colposo plurimo aggravato, disastro e falso. Tre di loro sono indagati solo per favoreggiamento perché si ipotizza che abbiano tentato di depistare gli accertamenti sul crollo.

Il nuovo progetto

Là dove sorgeva il ponte Morandi verrà costruito un nuovo viadotto. Il progetto scelto è quello dell’archistar Renzo Piano, senatore a vita originario di Genova, dove è nato il 14 settembre del 1937. La struttura, costerà circa 202 milioni di euro, il triplo rispetto agli standard, sarà lunga 1067 chilometri, costruita in acciaio e dotata di un impianto fotovoltaico e di uno di deumidificazione dell’aria all’interno dell’impalcato metallico per evitare la corrosione.

Avrà in tutto sei corsie e un passaggio pedonale, verrà illuminata da 43 lampioni con luci a forma di vele, in ricordo delle vittime, e sarà sorretta da alcuni pilastri che ricordano la prua di una nave. La costruirà la società PerGenova che riunisce le aziende Salini Impregilo, Fincantieri e Italfer e dovrebbe consegnarla a dicembre 2019. Se tutto andrà secondo i piani, l’inaugurazione avverrà nella primavera del 2020.

Parte di questa struttura esiste già: è stata costruita nello stabilimento Fincantieri a Castellammare di Stabia, in Campania, e si trova al momento ormeggiata in una chiatta in quello di Sestri Ponente.

Dai lavori di ricostruzione è stata esclusa un’azienda: la Tecnodem s.r.l Unipersonale che a febbraio scorso era stata inserita tra le aziende subappaltatrici per la demolizione e la bonifica degli impianti tecnologici per una cifra di 100mila euro. Il prefetto di Genova ha infatti emesso nei suoi confronti un’interdittiva antimafia perché “permeabile ed esposta al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso” visto che l’amministratrice è consuocera di un dipendente ligure dell’azienda coinvolto in diversi processi collegati alla criminalità organizzata.

La condizione degli abitanti e delle attività nella Valpolcevera

Il Sole 24 Ore scrive che le 250 famiglie che vivevano nella zona rossa, ovvero in quella immediatamente adiacente alla parte del ponte che è crollata il 14 agosto, hanno ricevuto gli indennizzi e si sono trasferiti nelle nuove case. Il 75% di quelli che vivono nella zona arancione, invece, stanno ancora aspettando.

Secondo Il Fatto quotidiano, sono ancora in attesa di ricevere gli aiuti economici anche i gestori delle attività della Valpolcevera. Solo 101 delle circa 800 domande di indennizzi e sgravi fiscali accolte sarebbero state liquidate, e non sarebbe stata evasa nessuna delle 300 pratiche di esenzione fiscale, mediante rimborso, per le imprese che hanno subito cali superiori al 25% nei due mesi dopo il crollo. L’assessore regionale al Lavoro Gianni Berrino ha anche detto alla versione online del giornale che al 12 agosto, la Regione aveva dato l’indennizzo una tantum da 15mila euro per la chiusura forzata dovuta ai lavori solo a 232 attività su mille che ne hanno diritto.

Il Fatto quotidiano ha anche raccolto le testimonianze di alcune delle persone che sono state costrette a trasferirsi dopo il crollo del Morandi. Molte di loro hanno sottolineato quanto è stato importante riunirsi nei comitati e parlare con un’unica voce.

Ieri – 13 agosto – gli sfollati di via Porro e via del Campasso hanno donato un’ambulanza alla Croce Rossa, acquistata tramite una raccolta fondi come segno di ringraziamento ai soccorritori che hanno contribuito a salvare vite in quella terribile vigilia di Ferragosto di un anno fa.

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