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martedì, Mar 24

E se i servizi di streaming fossero già troppi?



Da Wired.it :

Con Disney+ in partenza il 24 marzo, si riaccende la concorrenza tra le piattaforme, destinate – tra l’altro – ad aumentare ancora di numero. Ma abbiamo veramente voglia, tempo e disponibilità economica di seguirle tutte? Una riflessione

streaming
(Foto: Getty Images)

Fino a qualche anno fa, serie e film in streaming significavano solo una cosa: Netflix, ovvero il servizio che per primo ha in qualche modo sovvertito il mercato offrendo qualcosa di unico: una piattaforma digitale on demand facile da utilizzare e a cui era comodo (e relativamente economico) iscriversi (ma soprattutto disiscriversi). Poi,  sono arrivati i concorrenti e lo scenario si è fatto più vivace, ma anche più complesso da dominare, con i vari Amazon Prime Video, Now Tv, Infinity, Dplay, ecc… Solo in Italia sono più di una dozzina, e l’arrivo il 24 marzo di Disney+ non fa che aumentare l’offerta. Basti pensare che negli Stati Uniti (tutt’altro mercato per ampiezza) sono disponibili più di 300 servizi di streaming, e nei prossimi mesi arriveranno altri prodotti di colossi come Nbc Universal (Peacock) e Warner (Hbo Max).

Ovviamente, l’abbondanza è positiva, perché – almeno inizialmente – la concorrenza spinge alla produzione di più titoli e auspicabilmente di maggiore qualità. Ma l’entropia generata da centinaia di serie, film e documentari sparpagliati su altrettante piattaforme diverse potrebbe ben presto diventare soverchiante. Uno studio dell’autunno 2019 condotto su mercati mediaticamente molto maturi (Usa, Canada, Australia e Paesi Bassi) ha evidenziato che il 70% degli intervistati pensa già che ci siano troppe opzioni di streaming, il 67% che sia frustrante dover passare dall’una all’altra e il 45% che sia troppo difficile trovare con immediatezza ciò che si cerca (un piccolo aiuto: provate con Just Watch). Una ricerca simile, condotta l’estate scorsa da Nielsen negli Stati Uniti, sottolinea analogamente l’eventualità di una subscription fatigue, uno stress da abbonamenti: il 47% dei consumatori interpellati non è soddisfatto di dover pagare più streaming per vedere tutti gli show del momento, il 57% lamenta la sparizione frequente di titoli che passano da una piattaforma all’altra.

Se oltreoceano in media un nucleo famigliare è iscritto a 3/4 servizi di streaming, non è difficile immaginare che presto la situazione sarà così anche da noi. E mentre le varie società cercano di contrastare comportamenti illeciti (tipo la condivisione impropria di uno stesso abbonamento), emerge un primo problema cruciale: i costi. Virtualmente, se oggi un appassionato di serie volesse vedere anche solo sei delle più gettonate del momento – poniamo, per esempio, Westworld, La casa di carta, Mrs. Maisel, The Handmaid’s Tale, The Morning Show e The Mandalorian – dovrebbe abbonarsi ad altrettanti servizi di streaming e pagare come minimo 35 euro. Una cifra forse ancora inferiore a quelli di abbonamenti più vincolanti (come quelli di Sky), ma che di certo non è concorrenziale rispetto al singolo pacchetto. Sempre dalla prima ricerca citata sopra, l’87% di chi ha risposto teme che stare al passo con tutte le serie in uscita diventi troppo costoso.

Non è un caso che nell’ultimo anno sia avvenuta una significativa inversione di tendenza: se lo sbarco iniziale di Netflix & Co. aveva inferto un significativo colpo ai siti di torrent e streaming illegali, la guerra dei competitor legali porta ora a nuove cifre in aumento. Banalmente anche chi è abbonato regolarmente a un solo servizio ma è curioso di vedere una singola serie di un altro, potrebbe essere tentato di ricorrere alla pirateria. Secondo Nielsen negli Stati Uniti tutti questi fattori porterebbero a una specie di autoregolazione del mercato: da una parte, una volta che tutti i grandi colossi saranno scesi in campo, non ci sarà un’ulteriore crescita degli streaming, anzi alcuni potrebbero anche non sopravvivere; dall’altra, non si escluderebbe un’integrazione di più servizi (d’altronde in Italia vediamo già che Sky si è alleata con Netflix, Tim Vision veicola Now Tv e Disney+ e così via).

Oltre al dato quantitativo, è necessario tornare a riflettere su quello qualitativo. La concorrenza agguerrita degli streaming e la volatilità dei cataloghi storici (basti pensare al caso eclatante di Friends, probabilmente la serie più vista su Netflix in tutto il mondo ma ora scippata da Hbo Max) fa sì che ogni piattaforma punti sempre di più sulle proprie produzioni originali, che rimarranno per sempre sul catalogo e che sono il primo drive di nuovi abbonamenti. Se da un lato la proliferazione di contenuti originali su tutte le piattaforme dà un grande slancio all’indotto televisivo e cinematografico, al contempo provoca un sovraffollamento di titoli che, se non diventano immediatamente distintivi e riconoscibili (ecco il motivo di tanti reboot e revival di cult del passato), si perdono nel mare magnum delle novità. Si potrebbe banalmente fare un gioco: quante serie nuove (quindi non rinnovate per seconde o terze stagioni) vi ricordate e considerate degne di nota negli ultimi sei mesi?

Infine, c’è un terzo fattore che è ancora più rilevante, soprattutto considerando la situazione in cui ci troviamo in questi giorni: il tempo. Secondo molti osservatori, è sul tempo che si gioca la battaglia economica più forte: nel mondo in cui tutto, dal commercio all’intrattenimento, è accessibile 24/7, le varie aziende si contendono le nostre ore, i nostri minuti, persino i nostri secondi (ad aprile in Usa uscirà non a caso Quibi, piattaforma di streaming di microserie dagli episodi di 10 minuti). E non sono solo le serie a voler occupare il nostro tempo: ci sono i giochi, i brani musicali, le dating app, quelle di messaggistica… Per sopravvivere così numerose, le piattaforme di streaming dovranno convincerci a dedicare loro il tempo necessario di svariati binge watching. Certo, in questi giorni il coronavirus ci impone l’isolamento e la permanenza a casa, quindi la maggior parte di noi può dedicare allo streaming una quantità di tempo spropositato. Ma quando tutto sarà tornato alla normalità, quali (quale) streaming sopravviverà alle nostre preferenze?

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[Fonte Wired.it]