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venerdì, Feb 07

È tornata d’attualità l’immortale bufala sui 35 euro ai migranti



Da Wired :

Bandi deserti in gran parte del paese costringono i prefetti a chiedere un ritocco dei trasferimenti. Si parla di 2-3 euro in più, eppure la scelta ha messo in moto la solita strumentalizzazione xenofoba salviniana

La ministra Luciana Lamorgese (Foto: Vincenzo Livieri/LaPresse)

Ci risiamo: di nuovo la bufala dei 35 euro al giorno ai migranti. Torna al centro delle chiacchiere del capo della Lega Matteo Salvini la famigerata spesa media calcolata, nell’era pre-salviniana, per l’accoglienza quotidiana di un migrante adulto e devoluta dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo del ministero dell’Interno agli enti locali (non ai migranti, che sono solo i destinatari ultimi) incaricati a loro volta di tenere in piedi l’ex sistema Sprar – oggi ribattezzato Siproimi e sostanzialmente smantellato dai decreti sicurezza.

Perché se ne parla? Perché i decreti del fu ministro sul tema erano scritti così male che il suo successore, Luciana Lamorgese, con un’interpretazione estensiva dei dispositivi ha ritoccato al rialzo del 10% la soglia stabilita e abbassata due anni fa in una forchetta fra i 19 e i 26 euro. La ragione della regione? Secondo le denunce dei prefetti, tanti bandi per l’ospitalità sono andati deserti: molte organizzazioni ai quattro angoli del paese non hanno ritenuto di poter coprire le spese con quelle cifre. Dunque non solo migliaia di persone sono state espulse a forza dal vecchio sistema Sprar, ma molte altre – che sono in qualche modo rimaste sotto quel cappello – rischiano di non avere più un posto che le accolga. Risulta dunque essenziale ridare un minimo di ossigeno dopo la velenosa crociata del governo Conte I.

Così, un paio di giorni fa e dopo un passaggio preventivo all’Autorità anticorruzione, il Viminale ha inviato una circolare con le nuove indicazioni, cioè la possibilità di aumentare di un nonnulla – parliamo di 2-3 euro – i rimborsi per ogni migrante. Tutto questo nella speranza che basti a convincere qualche associazione e organizzazione a ripresentarsi, o meglio a farla rientrare delle spese. Pensate la miseria assoluta in cui siamo precipitati: i rappresentanti dello stato che, dalla carne viva del territorio, segnalano al ministero che una legge impedisce di fatto la sostenibilità economica dell’attività di accoglienza, ottenendo in cambio il massimo possibile da un decreto punitivo: 2-3 euro in più. C’è davvero da piangere.

Intanto il governo pensa a cancellare i decreti sicurezza e aumentare i soldi per l’accoglienza, roba da matti” è tornato a twittare Salvini. Che invece su Facebook ha scritto che l’esecutivo “riapre i portafogli degli italiani, aumentando i soldi per chi accoglie richiedenti asilo. Noi avevamo ridotto da 35 euro ad una media europea fra i 19 e i 26 euro al giorno il compenso per ogni immigrato, questo governo fa ripartire il business legato agli sbarchi. Vergogna”. Vergogna? Vergogna semmai per non averle ancora modificate a fondo, quelle leggi: che ci sta a fare il Pd al governo, se non riesce a togliere di mezzo quella roba?

Inutile approfondire le fallacie argomentative di queste frasi: il business degli sbarchi che ripartirebbe per qualche euro in più, quanto serve per ospitare con decoro le persone che ne hanno diritto. E sarebbe persino delittuoso dilungarsi su quell’uso velenoso delle parole, “il compenso per ogni immigrato”. È roba che conosciamo e a cui non vale la pena dedicare più di poche righe. Altro che business: i decreti sicurezza hanno buttato per strada migliaia di operatori, visto che secondo un rapporto dello stesso ministero di qualche anno fa, era il 2014, il 37,9% delle spese riguardava appunto il personale.

Qualche riga in più vale invece la pena dedicarla alla persistenza di questa pseudo bufala dei 35 euro. Al fatto cioè che, se viene ancora sfruttata e cavalcata, è perché si pensa che (ahinoi) possa ancora essere efficace. Un conto sono le inchieste sulle associazioni che – come in tanti altri ambiti – hanno pensato di frodare lo stato offrendo servizi di accoglienza da lager e intascando rimborsi, e dunque speculando sulla differenza fra i bassissimi costi sostenuti e i trasferimenti degli enti locali.

Ma in tutti i pezzi del paese ci sono mele marce, dalle forze dell’ordine alla pubblica amministrazione, fino all’impresa privata: non ci sogneremmo mai di generalizzare né di sopprimere ognuno di questi pezzi del corpo vivo dello stato, anzi chiediamo indagini rapide e precise e giustizia. Allo stesso modo, non si smantella un sistema di accoglienza sulla base di una falsità (i mirabolanti 35 euro strappati ai poveri italiani) e di indagini sparse: semmai, se i casi di frodi sembrano troppi – e andrebbe discusso sulla base di dati, non di fake news – lo si riforma in modo equo. L’obiettivo dev’essere fare in modo che le amministrazioni locali possano gestire al meglio, insieme ai prefetti, le criticità sul proprio territorio. Tutto il resto è, come sempre, lavaggio del cervello.

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[Fonte Wired.it]