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lunedì, Apr 20

Earth Day: 5 serie per ambientalisti (convinti e non)



Da Wired.it :

Il 22 aprile si celebra la Giornata della Terra, che ci ricorda quanto sia importante proteggere la natura e il pianeta. Se non bastasse, qui qualche titolo capace di risvegliare anche gli spiriti green sopiti

Mentre ce ne stiamo chiusi in quarantena, le tartarughe tornano a riprodursi sulle spiagge svuotate dai turisti, l’inquinamento causato dallo smog cala e all’alba – nel silenzio provocato dalla mancanza di traffico – si può udire il canto di una miriade di uccelli. A guardare la situazione da questo punto di vista, sembra proprio che il momento contingente faccia bene all’ambiente, specie dopo il fallimento della Conferenza sul clima di Madrid dello scorso dicembre, che aveva decretato il disimpegno di Usa, Giappone, Brasile e Australia (poi devastata dagli incendi provocati dai cambiamenti climatici) nella difesa del pianeta. In onore dell’Earth Day, la Giornata della Terra che si celebra il 22 aprile, ecco alcune serie che ispirano un sano quanto necessario ambientalismo e mostrano che cosa ci aspetta se non salveremo la Terra da noi stessi.

1. Heidi

Il cartone animato con cui è cresciuta un’intera generazione rappresenta il primo approccio ambientalista per molti. La bimba cresciuta dal nonno burbero, che insieme a lui vive sulle montagne svizzere tra pecorelle e caprette, è la paladina di un’esistenza idilliaca in simbiosi con la natura e, quindi, anche totalmente ecosostenibile. I danni dell’industrializzazione sono confinati in città, nella quale Heidi è costretta a trasferirsi e dove si sente soffocare.

Proprio lei che è sempre stata vitale e in salute, al contrario dell’amichetta Clara, che vive a casa di Goethe, è cresciuta a Francoforte ed è malata. Il ritorno di Heidi nella casa di montagna con il nonno – che, guarda caso, ha 200 anni ma non ha un acciacco uno – giova anche alla alla ragazzina di città.

2. The Day of the Triffids

Misconosciuto remake di un classico anni ’50, questa miniserie della Bbc è un guilty pleasure dal cast stellare – Vanessa Redgrave, Eddie Izzard, Jason Priestley e Dougray Scott – e un piccolo gioiello ambientalista. Il riscaldamento globale viene “curato” dai trifidi, piante mutanti dall’intelligenza umana che vengono sfruttate e schiavizzate senza rimorsi. Gli attivisti di turno, sfiancati dalle proteste inutili che ne invocano i diritti civili, finiscono per cercare di liberarle illegalmente dando vita a una vera e propria guerra con i vegetali. Le piante, infatti, sono aggressive, carnivore, semoventi e attaccano le persone proprio mentre l’umanità rischia l’estinzione a causa di un’eruzione solare che ha accecato la maggior parte della popolazione (l’atmosfera non è stata in grado di schermare la superficie della Terra a causa dell’inquinamento).

3. Arthdal Chronicles

Spesso alla fantascienza è affidato il compito di fare da monito, mostrando lo sconsolante futuro cui stiamo condannandoci, probabilmente lontano dal pianeta natio, che abbiamo reso inabitabile. Esistono anche serie, come questa di Netflix, smaccatamente ambientaliste che, invece, guardano al passato. È il caso di Arthdal Chronicles, avvolto in un tempo lontano mistico durante il quale la nostra specie e quella di uomini ferali – simili ai Neanderthal – lottano per diventare la specie predominante.

I primi sono più scaltri, avidi, sono conquistatori che schiavizzano le altre popolazioni e creano armi e strumenti di morte sfruttando la natura. I secondi sono più forti fisicamente, spirituali, e tendenzialmente pacifici. In mezzo una tribù, gli Wahan: ingenui e in totale comunione con la natura, che praticano riti volti a rafforzare l’unione tra uomo e ambiente. Rappresentano una nostra versione ideale, ispirata alle pochissime popolazioni indigene del pianeta che ancora sopravvivono all’avanzare del progresso.

4. The Last Man on Earth

Il mondo della serialità non dimostra una spiccata passione per le storie bucoliche dove uomo e natura vivono armoniosamente: pare molto più interessante illustrare come apparirà il futuro quando gli abusi della nostra specie avranno fatto il loro corso devastando il pianeta. Così, parecchi titoli spesso e volentieri indugiano su scenari apocalittici e futuri distopici che dovrebbero fare da monito in modo più o meno intimidatorio: chi vorrebbe esistere nella realtà di The 100, dove la follia degli uomini ha saturato l’ambiente di radiazioni e portato a mutazioni mostruose di natura e animali? La serie Sky Last Man on Earth è nata dalla volontà dei suoi due autori, Phil Lord e Chris Miller, di distaccarsi da questo filone inossidabile alleggerendo i toni, mettendo in scena un mondo dove un virus ha azzerato la popolazione. I pochi sopravvissuti hanno una seconda possibilità di ricostruire il pianeta in un modo migliore, ma finiscono per dimostrare di essere troppo pigri e troppo superficiali per farlo.

5. Swamp Thing

C’è chi professa di amare gli animali e le piante più dei propri simili e crede che l’umanità distruggerà il mondo (e per questo vada fermata). Tale posizione è riscontrabile anche nei fumetti, nei cartoni, al cinema e in televisione. Tra le personalità più apprezzate e affascinanti dell’universo Dc Comics c’è Poison Ivy: apparsa tra i personaggi secondari di Gotham, rientra nella categoria di cui sopra sia per la sua preferenza nei confronti delle piante a scapito degli umani sia per la volontà di punire chi inquina per profitto. Di recente, la serie di Amazon Prime Video Swamp Thing, ispirata a un altro personaggio Dc Comics già protagonista di trasposizioni su piccolo e grande schermo, segue il destino di uno spaventoso mostro della laguna nera (o meglio, delle paludi della Louisiana) di natura vegetale che custodisce i ricordi e la volontà dello scienziato Alec Holland, morto in circostanze misteriose. La creatura, con un certo grado di controllo sulla vegetazione circostante (come un Tarzan delle piante), opta per i metodi più radicali necessari a proteggere il suo habitat, appellandosi al nostro lato sopito di ambientalisti più guerrieri.

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[Fonte Wired.it]