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sabato, Dic 07

Ecco alcuni degli effetti più impensabili dell’inquinamento


Più errori nelle partite di scacchi. Un arbitraggio impreciso nei match di baseball. E persino capacità linguistiche inferiori da parte dei politici. L’inquinamento atmosferico ha effetti imprevedibili sulle nostre capacità cognitive

inquinamento

Gli agi della vita moderna hanno portato con sé un nemico silenzioso e invisibile, ma assolutamente devastante: l’inquinamento atmosferico. Gli effetti più drammatici sono quelli sull’ambiente: cambiamenti climatici e aumento incontrollato delle temperature (come ben ci ricorda la Cop35 in corso a Madrid). Ma nelle grandi città, dove l’aria è intasata dagli scarichi delle auto, dei riscaldamenti e delle fabbriche, anche la salute ne risente. Quella del corpo, ovviamente, ma non solo: negli ultimi anni la scienza sta scoprendo che la cattiva qualità dell’aria, e in particolare il particolato, le polveri fini e ultrafini, ha effetti negativi anche sul cervello, e quindi sulle nostre capacità cognitive. E gli effetti, dimostrati o quanto meno suggeriti dai risultati delle ricerche, sono a volte sorprendenti.

Problemi per gli scacchisti

Gli scacchi sono un’autentica battaglia tra cervelli, che richiede agli sfidanti di mantenere alta la concentrazione, elaborare una strategia, modificarla al volo in base all’atteggiamento dell’avversario. Ogni mossa va ponderata non solo nell’immediato, ma anche per le conseguenze che avrà sugli equilibri della scacchiera per molte altre mosse in futuro. E molto spesso, le partite si tengono al chiuso, dove facilmente possono concentrarsi livelli di particolato superiori a quelli presenti in strada. È evidente che si tratta di condizioni ideali per testare gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulle capacità cognitive della nostra specie.

Ne hanno approfittato i ricercatori dell’Institute of Labour Economics, un network tedesco dedicato allo studio dell’economia del lavoro. Per tre anni, i ricercatori tedeschi hanno raccolto i risultati dei maggiori tornei di scacchi tedeschi, installando al contempo dei sensori con cui analizzare la qualità dell’aria durante le partite. I dati raccolti hanno permesso di mettere in relazione oltre 30mila mosse fatte da 121 giocatori in 596 partite, con i livelli di particolato presenti nell’aria. E hanno dato un responso piuttosto preciso: dati alla mano, per ogni 10 microgrammi per metro cubo (μg/m3) di particolato fine (il cosiddetto Pm 2,5) in più, un giocatore di scacchi ha il 26,3% di probabilità in più di commettere un errore. Prima di impegnarsi in una partita a scacchi, insomma, è sempre meglio arieggiare la stanza.

L’aria inquinata invecchia il cervello

Una ricerca americana suggerisce che l’inquinamento potrebbe contribuire a invecchiare precocemente il nostro cervello. Lo studio è stato pubblicato sugli Archives of Internal Medicine, e ha coinvolto oltre 20mila donne anziane, di età compresa tra i 70 e gli 80 anni. I ricercatori hanno valutato il loro stato di declino cognitivo per 3 volte a intervalli di circa due anni. E prendendo in considerazione il luogo di residenza di ciascuna partecipante, hanno valutato i livelli medi di particolato a cui erano state esposte, rivelando, anche qui, un preciso effetto sul cervello: considerata un’esposizione a lungo termine, per ogni 10 μg/m3 di particolato in più le partecipanti mostravano un declino cognitivo paragonabile a quello che si registra normalmente invecchiando di due anni. Il loro cervello – insomma – si comportava come se avesse due anni più del previsto. Risultati compatibili con quelli di uno studio dello scorso anno, che ha dimostrato un calo delle capacità linguistiche e matematiche della popolazione anziana Cinese al crescere dei livelli di particolato a cui i cittadini sono stati esposti nell’arco della vita.

Inquinamento e Alzheimer

Tra i tanti rischi per la salute legati all’inquinamento c’è anche un legame pericoloso con il declino cognitivo, e in particolare l’insorgenza dell’Alzheimer. L’ultima ricerca a dimostrarlo arriva dalla University of Southern California, ed è stata pubblicata sulla rivista Brain. Ha analizzato i dati relativi a quasi mille donne di età compresa tra i 73 e gli 87 anni, di cui i ricercatori avevano a disposizione almeno un esame del cervello realizzato con risonanza magnetica con cui valutare l’insorgenza di un declino cognitivo. Utilizzando la residenza delle partecipanti i ricercatori hanno calcolato la loro esposizione media al particolato, e hanno dimostrato che l’inquinamento incide sulla memoria predisponendo effettivamente all’insorgenza di sintomi riconducibili all’Alzheimer. Per ogni 2,8 μg/m3 di Pm 2,5 in più, il declino della memoria sembra accelerare del 19% ogni anno.

Capacità di giudizio

Anche la nostra capacità di valutazione risente degli effetti del particolato. O almeno, lo fa di certo quella degli arbitri che dirigono le partite di baseball. Una ricerca dell’università di Chicago rivela infatti un legame tra inquinamento atmosferico e precisione nell’arbitraggio: aumentando di una parte per milione i livelli di CO2 misurati nell’arco di tre ore la probabilità che un arbitro commetta un errore di valutazione cresce infatti dell’11,5%, mentre 10 μg/m3 di particolato in più nell’arco di 12 ore aumentano gli errori del 2,6%. Un altro esempio simile arriva non dal mondo dello sport, ma da quello della finanza.

Una ricerca del National Bureau of Economic Research ha incrociato i risultati della borsa di New York con i livelli di particolato presenti nell’aria di Manhattan, rivelando che nei giorni più inquinati i broker guadagnano significativamente di meno. Secondo gli autori dello studio, l’inquinamento atmosferico agirebbe a livello cerebrale sull’umore e le capacità cognitive degli investitori e degli operatori del settore, predisponendoli a prendere meno rischi nelle loro operazioni finanziarie, e di conseguenza (in media) a guadagni minori.

Linguaggio

L’aria cattiva sembra nemica anche dell’eloquio. Persino per chi ne fa un mestiere, come i politici. Uno studio della University of Wisconsin ha analizzato oltre 100mila frasi pronunciate dai parlamentari canadesi tra il 2006 e il 2011, alla ricerca di un collegamento con i livelli di inquinamento presenti in atmosfera. A parità di altre condizioni, concentrazioni di Pm 2,5 superiori ai 15 μg/m3 diminuirebbero del 2,3% le competenze linguistiche dei parlamentari nell’arco della giornata. Un effetto – scrivono gli autori della ricerca – paragonabile a circa 2,6 mesi di studio in meno nell’arco della vita.

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