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martedì, Ott 22

Ecco come la Cina sta silenziando online i difensori di Hong Kong


Lo youtuber PewDiePie è stato oscurato dalla Cina per il sostegno alle proteste nell’ex colonia britannica. Ma molte aziende zittiscono i dissidenti per tenersi buona Pechino

PewDiePie
(Foto: Vincent Sandoval/Getty Images)

Il canale di PewDiePie, lo youtuber con più iscritti al mondo, è stato oscurato dalla Cina. È lo stesso autore svedese a spiegare le motivazioni in un suo video nel quale esordisce esclamando: “Bene ragazzi, ce l’abbiamo fatta. Sono stato bannato dalla Cina”.

Felix Kjellberg, in arte PewDiePie e figura piuttosto controversa, ha spiegato che “dopo che ho parlato delle proteste di Hong Kong e ho mostrato che il loro leader viene deriso perché assomiglia a Winnie the Pooh, sono stato bandito. Se adesso provate a cercare qualcosa relativo a PewDiePie in qualsiasi discussione su Reddit in Cina, oppure un video correlato a YouTube, la schermata sarà completamente bianca”.

Ma la censura sulle proteste di Hong Kong viene spesso attuata anche da aziende straniere, che non vogliono però essere oscurate in Cina. Recentemente la Blizzard, casa produttrice di videogiochi del calibro di Hearthstone e Overwatch, ha deciso di bloccare alcuni giocatori che in diretta su Twitch e durante un torneo hanno sostenuto le proteste di Hong Kong.

Dopo che Chung “Blitzchung” Ng Wai ha chiesto la liberazione di Hong Kong, Blizzard ha sospeso il giocatore di Hearthstone e ha trattenuto qualsiasi premio in denaro che aveva conseguito durante il torneo. La decisione è stata ampiamente criticata e i fan hanno iniziato a pubblicare immagini dell’eroe di Overwatch Mei a sostegno delle proteste di Hong Kong dando vita a uno spettacolo di solidarietà.

Mei, eroe del videogioco Overwatch è diventata simbolo delle rivolte in atto nella ex colona britannica. (fonte: 9gag)

Per non perdere gli introiti provenienti dalla Cina, la Blizzard è addirittura andata contro il motto inciso sul basamento della statua presente all’ingresso del suo quartier generale: “Every voice matters”. La scritta è stata poi momentaneamente coperta da un anonimo impiegato in segno di protesta a seguito delle azioni di censura della società.

Every Voice Matters, recitail basamento della statua nel quartier generale di Blizzard (fonte: Twitter)

https://publish.twitter.com/?query=https%3A%2F%2Ftwitter.com%2Flackofrealism%2Fstatus%2F1181639970332659712&widget=Tweet

PewDiePie è quindi solo l’ultima delle “vittime mediatiche” causate dal governo cinese. Chiunque sostenga le proteste in atto ad Hong Kong pare ricevere lo stesso trattamento a meno che, come ha fatto l’Nba, non faccia marcia indietro e chieda scusa. E molte aziende, pur di non essere oscurate dal Dragone, sono disposte ad accettare il compromesso.

 

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