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sabato, Feb 27

Ecco gli altri vaccini che ci aspettano per contrastare Covid-19



Da Wired.it :

Astrazeneca promette di mantenere gli impegni per la consegna delle dosi nel primo trimestre, ma non si sbilancia in previsioni per quello a venire. Nel mentre si aspetta l’arrivo di altri due vaccini: quello di Johnson&Johnson e CureVac

vaccini
(foto: Diana Polekhina/Unsplash)

Abbiamo imparato che le previsioni in epoca Covid-19 hanno valore piuttosto limitato, soprattutto per quel che riguarda la distribuzione e somministrazione dei vaccini. Se da una parte, infatti, le previsioni sull’arrivo di vaccini efficaci sono state addirittura superate dalla realtà, dall’altra più volte nel corso degli ultimi mesi si è parlato il problema della produzione e distribuzione dei vaccini anti-Covid che ha portato a rivedere e aggiustare i piani. In maniera comprensibile, in parte: mai in passato era stato richiesto un simile sforzo produttivo. Le ultime notizie, o meglio indiscrezioni, non sono rassicuranti in tal senso: secondo quanto riferito da un funzionario dell’Ue alla Reuters Astrazeneca potrebbe fornire meno della metà di dosi previste nel secondo trimestre (meno di 90 milioni) anche se poi dall’azienda hanno detto che avrebbero cercato di mantenere le promesse (180 milioni di dosi).

Indiscrezioni a parte, che non sia possibile fare previsioni dettagliate sul secondo trimestre è la stessa azienda a confermarlo in una nota appena diffusa che riguarda l’Italia, complice anche una produttività inferiore alle attese nello stabilimento per l’approvvigionamento europeo spiega. Per ora, si legge l’obiettivo è quello di consegnare 5 milioni di dosi entro la fine di marzo (come previsto dall’ultima tabella sulla disponibilità dei vaccini del piano italiano, a seguire) ma in riduzione rispetto a precedenti previsioni. Anche se nella stessa nota si parla di un obiettivo di 20 milioni a quanto pare per il secondo trimestre.

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(Immagine: Ministero della Salute)

Auguratamente dunque di vaccini, oltre gli attuali, ne continueranno ad arrivare, esattamente quanti e quali però non è certissimo, tutt’altro. È verosimile però che accanto a quelli già disponibili se ne aggiungano degli altri, come da piano vaccinale. Come CureVac e il prodotto della Johnson & Johnson (Janssen Biotech). Nei giorni scorsi infatti il ricorrersi di alcune notizie al riguardo farebbe ben sperare per un loro arrivo tra i vaccini disponibili contro Covid-19.

Il vaccino J&J: l’attesa per la singola dose

Il prodotto della J&J potrebbe essere molto vicino ad arrivare, specialmente negli Usa. La Food and Drug Administration ha già confermato che il vaccino è efficace nel ridurre la malattia. Questo a fronte di molti aspetti ancora da chiarire quali l’efficacia per chi ha già avuto la malattia, contro infezioni asintomatiche o la riduzione della trasmissione del virus.

L’azienda ha fatto richiesta anche all’Agenzia europea del farmaco (Ema) per l’approvazione al commercio condizionata del vaccino e il Comitato per i medicinali per uso umano dell’ente potrebbe esprimersi in materia per la metà di marzo. Il vaccino J&J è un prodotto che si basa sulla tecnologia del vettore virale, come quello di Astrazeneca: si sfrutta la capacità di un adenovirus di trasportare nell’ospite il materiale genetico necessario alla produzione di antigeni (la proteina spike del coronavirus) contro cui montare e indirizzare la risposta immunitaria. I dati al momento a disposizione parlano di un’efficacia complessiva del 66% circa nel prevenire le forme gravi e moderate della malattia a 28 giorni dalla somministrazione. Il vaccino è stato testato in diversi paesi (Usa, Sudafrica e Brasile), e seppure in Sudafrica l’efficacia contro le forme lievi e moderate è risultata inferiore (pari al 57%), la protezione contro i casi gravi o critici di malattia non sembra diversa. La possibilità di avere a disposizione un vaccino comunque efficace anche contro varianti del virus – tema su cui si sta concentrando la ricerca, con risultati non sempre incoraggianti – ha contribuito ad alimentare le speranze per questo vaccino, anche tra gli scienziati italiani.

Buone notizie sul fronte vaccini.
L’agenzia regolatoria americana FDA fa sapere che il vaccino Johnson&Johnson è sicuro…

Pubblicato da Antonella Viola su Mercoledì 24 febbraio 2021

A rendere interessante però il prodotto J&J è anche un aspetto non banale che riguarda la sua somministrazione: i dati riportati, infatti si riferiscono all’efficacia ottenuta con una singola dose, nel trial clinico Ensemble che ha coinvolto circa 40mila partecipanti. Sebbene siano in corso anche sperimentazioni (una delle quali prevede l’arruolamento anche di adolescenti) con lo stesso prodotto ma con due dosi, la possibilità di ottenere una protezione con una sola somministrazione – e la facilità di conservazione – è un vantaggio notevole in termini logistici. Anche sotto il profilo di sicurezza – come si evince leggendo il documento preparati dall’Fda – il prodotto della J&J non presenta particolari criticità: si parla di effetti avversi per lo più lievi e moderati, comuni ad altri vaccini, come dolore al sito di iniezione, mal di testa, fatica o mialgia. Un leggero aumento di casi di orticaria, acufene ed eventi tromboembolici è stato osservato nel gruppo dei vaccinati. E per quel che riguarda i decessi nulla che si discosti da quanto osservato nella popolazione generale di riferimento, concludono dall’Fda.

CureVace, un nuovo vaccino a mRna

Accanto al prodotto di J&J presto potrebbe arrivare il terzo vaccino a mRna, quello di CureVac, che funziona in maniera analoga ai vaccini Moderna e Pfizer/BioNTech già disponibili: contiene una molecola di mRna con le istruzioni per la produzione della proteina Spike del coronavirus (e prevede sempre due dosi). Solo pochi gironi fa, infatti, il Comitato per i medicinali per uso umano dell’Ema ha avviato la procedura di rolling review del vaccino di CureVac. Si tratta di una strategia per guadagnare tempo in vista di una richiesta formale all’autorizzazione, precisano dall’agenzia, che consente di analizzare i dati man mano che vengono acquisiti. Stando a quanto dichiarato dall’azienda, la tecnologia del vaccino fa uso di un mRNA naturale, è in grado di indurre risposte a basse dosi della molecola e il prodotto può essere conservato a temperature di un tradizionale frigorifero (gli stringenti requisiti di conservazione a temperature di -70°C potrebbero essere superati anche per un altro vaccino a mRna, quello Pfizer-BioNTech a quanto pare).

Le tempistiche per il prodotto di CureVac, che sta procedendo con l’arruolamento dei partecipanti nel trial di fase 3 in questi giorni, sono più lunghe: si parla di giugno per l’arrivo del vaccino, se tutto andrà bene. Sull’efficacia anche contro le varianti poco è noto: una nota della Reuters, citano il Ceo dell’azienda, parla genericamente di efficacia anche contro le varianti, ma nei modelli animali.

Novavax, un vaccino meno innovativo

Una procedura di rolling review è stata aperta anche per il prodotto di Novavax, un vaccino cosiddetto a subunità, fatto cioè da pezzetti del virus, le proteine spike in questo caso con un adiuvante (anch’esso con un regime che prevede due dosi e conservazioni a temperature di frigo). Nei giorni scorsi la diffusione di alcuni risultati era stata accolta con entusiasmo, con dati che parlavano di quasi il 90% di efficacia, anche nei confronti della variante inglese. Decisamente inferiori, intorno al 60% per quella sudafricana tanto che, come vi avevamo accennato l’azienda mirerebbe a sviluppare un prodotto efficace contro entrambe. Novavax ha appena annunciato di aver terminato l’arruolamento dei partecipanti allo studio Prevent-It negli Usa e in Messico.

Sputnik, per ora nessuna notizia dall’Ema

Per ora invece non è possibile dir nulla sul vaccino ad adenovirus Sputnik, i cui ultimi dati al riguardo parlavano di un’efficacia superiore al 90% e di un buon profilo di sicurezza (sebbene la loro pubblicazione avesse sollevato delle perplessità). L’Ema infatti pochi giorni fa aveva fatto sapere di non aver ancora ricevuto da parte dell’azienda né richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio, né per una procedura di rolling review, malgrado la manifestazione di interesse da parte degli sviluppatori del vaccino. Anche in questo caso si parla di due somministrazioni, e di due diverse formulazioni che hanno temperature di conservazioni diverse.

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[Fonte Wired.it]