Seleziona una pagina
sabato, Ago 03

Ecco gli ingredienti di un tormentone estivo


L’arte dei tormentoni è spesso qualcosa di scientifico, una ricetta fatta di pochi e semplici ingredienti che, usati tutti insieme o anche da soli, sapientemente dosati, o usati in piccole parti per insaporire il tutto, danno vita a quel prodotto irresistibile (e inevitabile) a cui tanti puntano

A volte ritornano. Sì, lo fanno ogni estate: sono i tormentoni, i nostri compagni di ombrellone, di nuotate, le canzoni che, volenti o nolenti, ascolteremo durante le nostre vacanze. La gara per il tormentone dell’estate 2019 è ancora apertissima, per sapere chi sarà stato il vincitore basterà aspettare qualche settimana: dopo Ferragosto sapremo. Sarà qualcuno destinato a durare nel tempo, o qualcuno destinato a diventare una delle tante meteore che l’estate ci ha regalato negli scorsi anni?

Sfiniti o divertiti che siate dalle canzoni che le radio vi stanno regalando questa estate, provate a vederla in un altro modo. L’arte dei tormentoni è spesso qualcosa di scientifico, una ricetta fatta di pochi e semplici ingredienti che, usati tutti insieme o anche da soli, sapientemente dosati, o usati in piccole parti per insaporire il tutto, danno vita a quel prodotto irresistibile (e inevitabile) a cui tanti puntano. Una basa di musica latina, delle parole in spagnolo quanto basta, una spruzzata di luoghi esotici da evocare, guarnire con un nuovo ballo da lanciare, aggiungere una buona dose di parole balneari, e agitare (non mescolare) a volte anche con parole senza senso, ma dal suono che conquista. E il tormentone è servito.

La musica latina

Non c’è niente da fare: almeno, secondo i nostri calcoli, dal 1989 in poi, l’assioma estate uguale musica latina è uno di quelli che non vengono mai smentiti. Così canzoni che durante l’anno non verrebbero mai prese in considerazione, d’estate vengono alla luce e sono i tormentoni programmatissime da tutte le radio. Possono arrivare ovunque: da Porto Rico arrivava Ricky Martin, con le hit Marìa (1996), La copa de la vida (1998), Livin’ la vida loca (1999), ma anche Noelia con Candela (1999), mentre Lou Bega, tedesco con origini italiane e ugandesi, si rifaceva alla musica cubana con Mambo no.5 (1999). Dalla loro avevano almeno un gran ritmo.

Ma c’erano anche telenovelas sonore come Obsesion degli Aventura (2002, ma arrivato da noi nell’estate del 2003), gruppo nato nel Bronx, a New York, da musicisti di origini latinoamericane, che si rifacevano ai ritmi della bachata, genere nato nella Repubblica Dominicana. Di recente sono arrivati Luis Fonsi, anche lui portoricano, con Despacito (2017), Alvaro Soler, da Barcellona, con Sofia (2016) e La cintura (2018). Tutte cose molto commerciali, a volte un po’ tamarre. Tra i tormentoni però è arrivata anche una musica latina di qualità: ci piace ricordare il rock con influenze latine degli spagnoli Jarabe De Palo con La Flaca (1999) e Depende (2000) e il melting pot sonoro di Manu Chao, ex Mano Negra, con Me gustas tu (2000). E poi la samba brasiliana della bellissima Já sei namorar dei Tribalistas, indimenticabile hit dell’estate 2003.

Le parole in spagnolo

Allora: d’estate deve essere musica latina. Ma a volte basta anche la parola, come diceva quella famosa pubblicità. Sì, basta che in una canzone ci sia una parola, o due o tre, giusto per il ritornello, ed è subito estate. Così anche cantanti anglosassoni e italiani, in canzoni nella loro lingua, hanno messo lì le parole spagnole in maniera strategica. Pensate a Madonna, e La Isla Bonita, uno dei tormentoni dell’estate 1987, una canzone latineggiante in inglese (che ha anticipato di anni il latin pop che sarebbe venuto) e tre parole spagnole a chiudere il refrain “Tropical the island breeze, all of nature wild and free, this is where I long to be, la isla bonita”.

Oppure pensata a Paola e Chiara, che nei loro primi dischi erano state vagamente rock, e che nell’estate 2000, con Vamos a bailar provano la loro via al tormentone e fanno centro: musica dance e sei parole sei in spagnolo: “Vamos a bailar, esta vida nueva“. Più di recente, anche J-Ax, nel 2015 si è giocato la carta di qualche parola in spagnolo nella sua Maria Salvador (“Maria Salvador, te quiero mi amor“), anche qui sei parole sei in una canzone tutta italiana. Ma, come diceva quell’altra pubblicità, è qualcosa che crea l’atmosfera.

I luoghi esotici

Un’altra cosa che deve esserci in un tormentone estivo è il luogo esotico. Almeno dagli anni Ottanta in poi (una volta le storie estive le immaginavamo tutte ambientate sulle nostre spiagge). Chissà chi, nel 1980, sapeva dove si trovasse Maracaibo (è in Venezuela), l’esotico luogo nominato da Lu Colombo. Ma il nome evoca immediatamente i Caraibi, nella canzone si nomina Cuba, e tanto basta. Così, tre anni dopo, il Gruppo Italiano evocava l’esotismo dando come titolo alla sua canzone Tropicana, uno dei tormentoni del 1983, ma approfondendo nel testo “Brucia nella notte la città di San Josè, Radio Cuba urlava fuori da un caffè‘”: una storia a dir poco apocalittica, su un ritmo spensierato e rétro.

Ma per evocare l’estate si potevano citare luoghi più vicini, e famosi per la movida notturna: così Sandy Marton è diventato il cantore dei People From Ibiza, nel tormentone targato 1984. Non è un luogo, ma un ballo, cioè La bamba, a portarci in un doppio viaggio, indietro nel tempo (la fine degli anni Cinquanta) e verso la comunità messicana di Los Angeles: parliamo della canzone dei Los Lobos che, sull’onda del film dedicato a Richie Valens, ci ha regalato un rock’n’roll latino, piuttosto fuori dai canoni del tormentone estivo.

C’è stato anche il Sudafrica: nella canzone del 1988 di Eddie Grant, Gimme Hope Jo’anna, che sta per Johennesburg, dietro ai ritmi reggae, c’è un inno anti apartheid.  Di recente è stato il team Takagi & Ketra con Giusy Ferreri, la scorsa estate e questa, a riportarci i luoghi esotici nelle canzoni estive: Amore e Capoeira raccontava una notte in Brasile, nessun riferimento geografico preciso, ma la capoeira, la cachaca e la favela, e Jambo è ambientata nella Savana…

I nuovi balli

https://www.youtube.com/watch?v=anzzNp8HlVQ

Che poi la musica latina non è che venga da sola. Spesso una nuova canzone porta con sé un nuovo ballo, e lì son dolori. Nel 1989 i Kaoma, band franco-brasiliana, provò a lanciare la Lambada, un ballo che si ballava in coppia, avvinghiati, e muovendo sensualmente il bacino. Nel 1996 ci provarono i Los Del Rio, con un ballo che non è durato solo un’estate, ma è diventato un must nelle balere nel momento balli di gruppo: la Macarenacon una serie di movimenti delle braccia intorno al corpo. Quello che è successo, qualche anno dopo, con La bomba, degli Azul Azul, del 1999, ma come dice la canzone, con dei movimenti che dovrebbero essere un po’ più sensuali. Ma oggi la usano anche per le recite scolastiche, quindi è una canzone molto innocente: ormai è sdoganata. Ma ci possiamo lamentare delle canzoni con coreografia incorporata? In fondo, abbiamo iniziato noi tanto tempo fa con I Watussi, di Edoardo Vianello, e Gioca jouer di Claudio Cecchetto

 

Stile balneare

Questo è un classico. Fin dagli anni Sessanta, le canzoni estive parlavano, essenzialmente, di giornate al mare. Basta scorrere i titoli: Legata a un granello di sabbia (Nico Fidenco, 1961), Pinne fucile ed occhiali e Abbronzatissima (Edoardo Vianello, 1962 e 1963), la celeberrima Sapore di sale (Gino Paoli, 1963). Lo “stile balneare” torna ciclicamente in voga, quando si parla di tormentone estivo. In Un’estate al mare, hit del 1982 di Giuni Russo, scritta da Franco Battiato, si parla sì di “ombrelloni oni oni”, ma dietro c’è una storia triste, quella di una prostituta che sogna una vacanza, così come è malinconica L’estate sta finendo, tormentone dei Righeira del 1985, dove “in spiaggia di ombrelloni non ce ne sono più” e si parla del tempo che passa. Spiagge (1993) di Fiorello si commenta da sola. Anche qui, Paola e Chiara hanno detto la loro, qualche anno dopo Vamos a bailar, con Blu (“Blu, blu, oceano blu”), uno dei tormentoni del 2003. Di recente non sono sfuggite alla regola Baby K, con la sua inequivocabile Playa, e J-Ax con l’altrettanto inequivocabile Ostia Lido, entrambe di questa estate.

Il nonsense

E qui raggiungiamo il top. D’estate, perché una canzone funzioni, a volte non servono neanche le parole. Così arrivano delle canzoni che nei loro ritornelli hanno degli scioglilingua, delle sillabe, delle assonanze. Vi ricordate Gipsy Woman di Crystal Waters, tormentone (nel vero senso del termine) dell’estate 1991? Dietro a una vocina e delle tastierine piuttosto fastidiose c’era anche un testo che parlava di una senzatetto, ma c’era questo refrain che faceva “La da dee la dee dow, la da dee la dee dow”. Tutt’altra grinta aveva invece Scatman John, ritmo e cantato trascinanti per la sua Scatman (ski-ba-bop-ba-dop-bop), hit dell’estate 1995, che, nel testo, diceva appunto questo: “Ski-bi dibby dib yo da dub dub Yo da dub dub Ba-da-ba-da-ba-be bop bop bodda bope Bop ba bodda bope”. Meno originale My Heart Goes Boom (La Di Da Da) dei French Affair, tormentone dell’estate 2000, che nel testo recita “La di da da la la la la la la La di da da la la la la la la”. Sembrerebbe senza senso il cult delle Las Ketchup del 2002, Aserejè (chi non ricorda le immortali parole  “Aserejé, ja deje tejebe tude jebere, Sebiunouba majabi an de bugui an de buididipí”?), ma, in realtà, è un omaggio a Rapper’s Delight della Sugarhill Gang che storpia “I said a hip hop the hippie” in “Aserejé ja de jé de jebe”. Insomma: nonsense, ma con un certo criterio. Che dite, vi manca qualche bel testo intenso, alla Bob Dylan, alla Fabrizio De Andrè? Tranquilli. Fra poco sarà settembre e potrete ascoltare quello che volete. Ora è il tempo dei tormentoni estivi, e d’estate accade anche tutto questo.

Potrebbe interessarti anche





Source link