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venerdì, Nov 15

ecco il primo museo della vagina al mondo


Apre a Londra il Vagina Museum che si propone di diffondere consapevolezza sull’anatomia della vagina, sulla sua salute. E poi, stigmi e tabù politici che gravano sopra

Il primo museo della vagina al mondo aprirà domani a Londra. Come si legge sul sito, l’intento è anzitutto quello di “diffondere conoscenza e far crescere la consapevolezza sull’anatomia ginecologica e la salute”, superando qualsiasi tabù. L’obiettivo è infatti anche quello di “sfidare il comportamento etero e cisnormativo” e proporsi come centro di discussione su diritti delle donne, Lgbt+ e femminismo. Il museo educativo che ospiterà non soltanto mostre ma anche eventi culturali legati al tema, nasce dall’idea di Florence Schechter, un passato da comunicatrice della scienza e oggi direttrice del centro espositivo.

Il museo sta per aprire nel noto quartiere di Camden Town, e ha tratto in parte ispirazione da una controparte già esistente: il Museo fallologico islandese che raccoglie la più vasta collezione di peni animali al mondo. Ma non ne esisteva uno equivalente sulla vagina e andava fatto. Se, tuttavia, il museo fallologico risulta essere un’enciclopedia della biologia dell’organo sessuale maschile, con un’esplorazione tra specie diverse (peni di quasi 100 specie tra cui uno solo umano), il Museo della Vagina si concentrerà soprattutto sulla anatomia umana e sui temi politici e di controllo del corpo che vi ruotano.

Anche soltanto fermandosi alla conoscenza anatomica, infatti, pare che un museo del genere servisse proprio. Nel Regno Unito un’inchiesta di YouGov (azienda che si occupa di analisi dei dati e sondaggi) ha svelato che in media la metà degli intervistati non è in grado di distinguere o di descrivere la funzione della vagina, delle labbra e dell’uretra – addirittura il 58% nel caso dell’uretra. (Vien da chiedersi: quale potrebbe essere la situazione italiana?) Il Vagina Museum si propone proprio di combattere la disinformazione su temi di natura ginecologica: l’anatomia, il sesso, la contraccezione e il ciclo mestruale. Per questa ragione il Museo della Vagina londinese avrà un nutrito comitato scientifico, che vedrà collaborare comunicatrici delle scienze, studiose dei gender studies, ginecologhe, artiste e attiviste, antropologhe.

A febbraio ospiterà la prima esposizione: “Muff busters: i miti sulla vagina e come combatterli”. Muff busters è un gioco di parole, dove “muff” indica colloquialmente i peli pubici e “busters” è parte del titolo del celebre film Ghostbusters. Insomma, si tratta di catturare spettri e dicerie attorno all’area pubica. Come ha raccontato al Guardian la curatrice della mostra, Sarah Creed, “uno dei miti su cui si concentra è quello, per l’appunto, che i peli pubici non siano igenici. Al contrario”.

Il museo e la mostra in particolare intendono rivolgersi a tutti, a partire dalle donne che per stigma sociale, tabù e narrazioni che gravano sulla vagina, si vergognano del proprio corpo, a cominciare, per esempio, degli odori. Ma Creed è molto chiara: “la tua vagina non odora come un bouquet di fiori e non dovrebbe farlo”. E questo però può anche solo portare, banalmente, a pratiche igieniche sbagliate. Le cose tuttavia sono più complesse e aggiunge Creed: “spesso le persone non comprendono che abbiamo un ecosistema di microflora batterica davvero delicato, laggiù”. Per le fondatrici si tratta insomma di sradicare la mancanza di conoscenza e la stigmatizzazione che esiste attorno all’anatomia ginecologica per una presa di conoscenza da parte di tutti i generi.

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