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venerdì, Set 20

Ecco il primo ritratto dei nostri lontani parenti Denisoviani


Lo studio pubblicato su Cell è il primo a ricostruire i lineamenti dell’uomo di Denisova a partire dal suo dna

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(foto: Maayan Harel)

Un mignolo, qualche dente e una mascella. È tutto quello che abbiamo (per ora) dell’Homo di Denisova, una delle specie di ominide che popolavano la Terra tra 80 e 40 mila anni fa, insieme ai Neanderthal e ai Sapiens. Frammenti ossei, da cui sembra impossibile ricostruire un volto, figuriamoci un intero corpo. Eppure il team di Liran Carmel della Hebrew University di Gerusalemme ci ha provato, a partire dal dna ricavato dai fossili, o meglio dalle differenze epigenetiche con le altre specie di Homo. Sarà un ritratto fedele? Saranno le future scoperte a dircelo. Intanto, eccolo.

(immagine: Maayan Harel)

Cranio grosso e allungato e cinto pelvico importante, simili a quelli dei Neanderthal, ma anche un arco dentale più lungo e un’espansione laterale del cranio, esclusivi invece della specie di Denisova. Sono queste alcune delle caratteristiche che il nuovo studio, appena pubblicato sulla rivista Cell, ha ricavato dall’analisi del dna dell’Homo di Denisova. Complessivamente i ricercatori hanno individuato 56 caratteristiche anatomiche – 34 solo nel cranio – per cui i Denisoviani differivano dai moderni Sapiens e/o dai Neanderthal.

Il team è partito dal dna ricavato dai fossili, confrontandolo con quello delle altre due specie di ominidi, Sapiens e Neanderthal. Ma attenzione, perché stavolta non si è trattato di cercare le differenze nelle sequenze dei geni: i ricercatori hanno analizzato le modificazioni chimiche (in particolar modo i modelli di metilazione) che stanno attorno a quelle sequenze di basi azotate, ne regolano l’espressione e influenzano l’aspetto esteriore di un individuo.

Il significato anatomico delle differenze è stato dedotto da quanto a oggi sappiamo della biologia delle malattie in cui quei geni sono coinvolti. “In questo modo, abbiamo ottenuto una previsione su quali parti scheletriche sono influenzate dalla regolazione di ciascun gene e in quale direzione cambia quella parte scheletrica, per esempio se un femore sarà più lungo o più corto”, ha spiegato David Gokhman, primo autore della ricerca.

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(immagine: Maayan Harel)

Quanto può essere affidabile un sistema del genere? Per scoprirlo gli scienziati hanno prima fatto una prova su due specie le cui caratteristiche fisiche sono decisamente più note, i Neanderthal e gli scimpanzé, ricavandone ritratti con un’accuratezza superiore all’85%.

A ulteriore conferma della validità della tecnica c’è il fatto che nel frattempo un altro gruppo di ricercatori ha pubblicato un’analisi della mandibola denisoviana, la cui descrizione è coerente con le previsioni ottenute dal team di Gerusalemme.

Questo studio, dunque, sostengono i suoi autori, non è importante solo per ricostruire la storia del genere umano, ma più in generale fa un passo avanti verso la capacità di ricavare l’anatomia di un individuo sulla base del solo dna, e potrebbe trovare applicazione in ambiti quali la medicina legale e forense.

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