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mercoledì, Ott 16

Ecco in cosa consiste il primo trapianto di vertebre al mondo eseguito in Italia


Che cosa è stato fatto? Come si è arrivati a questo progresso medico made in Italy? Lo abbiamo chiesto alle eccellenze del Rizzoli di Bologna

vertebre
(immagine: Getty Images)

Un intervento chirurgico del genere non si era mai visto. Per la prima volta al mondo all’Istituto Rizzoli di Bologna – eccellenza nel trattamento di tumori rari muscolo-scheletrici – quattro vertebre umane sono state trapiantate al posto di quella malata in un paziente di 77 anni affetto da cordoma, un tumore maligno della colonna vertebrale. L’intervento è avvenuto il 6 settembre e ora che il paziente è stato dimesso e sta “molto bene” è tempo di festeggiare il successo.

L’operazione è stata condotta dall’equipe di Alessandro Gasbarrini, direttore della Chirurgia vertebrale a indirizzo oncologico e degenerativo del Rizzoli. Durata 12 ore, ha richiesto 20 chirurghi, ma sono un centinaio le persone coinvolte in tutto il delicato percorso fino alla dimissione del paziente. Senza i tecnici della Banca del tessuto muscolo-scheletrico dell’Emilia Romagna – hanno sottolineato Gasbarrini e il presidente della Regione Stefano Bonaccini durante la conferenza stampa – l’impresa non sarebbe stata possibile.

Che cos’è il cordoma?

“Il cordoma è un tumore maligno estremamente raro che origina dall’osso della colonna vertebrale”, spiega a noi di Wired Emanuela Palmerini, dell’Istituto Rizzoli. Questo cancro si mangia le ossa, che vanno a premere sul midollo, provocando dolori indicibili fino alla paralisi. “Si tratta di una neoplasia molto difficile da trattare, resistente alla chemioterapia e anche altri tipi di approccio farmacologico sono deludenti”.

“La chirurgia per la rimozione delle vertebre malate è l’opzione migliore per i pazienti colpiti da cordoma”, aggiunge Palmerini. “Ma non si può lasciare il midollo scoperto: bisogna posizionare qualcosa al loro posto”. Le opzioni chirurgiche sono diverse: in genere si ricorre alla sostituzione con impianti artificiali  stampate in 3D (protesi in titanio o in carbonio), oppure con impianti di diafisi (la parte allungata) di femore da donatore deceduto.

E ora anche con trapianto di vertebra.

In cosa consiste l’intervento del Rizzoli?

“Gli interventi sulla colonna vertebrale sono molto complessi perché le vertebre si trovano tra il midollo e i grandi vasi come l’aorta, quindi qualsiasi errore rischia di paralizzare o di uccidere il paziente”, spiega Gilberto Evangelisti, chirurgo ortopedico che ha preso parte all’intervento. “Ci vogliono capacità chirurgiche di livello e esistono davvero pochissimi centri nel mondo in cui si effettuano interventi di questo tipo”. Uno di questi è, appunto, il Rizzoli di Bologna.

“L’intervento si chiama vertebrectomia e consiste nel togliere la vertebra malata – in questo caso la T12 – lasciando attorno al tumore del tessuto sano per evitarne la disseminazione”, continua Evangelisti. “In pratica dunque abbiamo tolto due vertebre: la T12, quella malata, e una parte delle due adiacenti, cioè la T11 e la L1 comprese dei dischi intervertebrali, sostituendole poi con quattro vertebre del donatore deceduto”.

I vantaggi del trapianto di vertebre

Il problema delle protesi artificiali – ha spiegato Gasbarrini in conferenza stampa – è che rendono inefficace l’approccio radioterapico. Per questo ove possibile si preferisce ricorrere all’alternativa più biologica possibile. Sostituire le vertebre con un pezzo di femore è già una tecnica efficace, ma il trapianto di vertebra da donatore deceduto appena sperimentato potrebbe essere ancora meglio. “Come è intuibile c’è biocompatibilità immediata”, precisa Evangelisti. “L’elasticità dell’osso del donatore cadavere è analoga a quella dell’osso del ricevente e l’integrazione osso-osso è perfetta. La previsione è quella di una fusione ottimale delle vertebre trapiantate con la colonna del paziente. Una differenza che si dovrebbe manifestare soprattutto sul lungo periodo.

Che cosa ha reso possibile l’intervento qui e ora?

“Non è mai stata impiantata una vertebra al posto di un’altra vertebra al mondo fondamentalmente perché nessuno espianta vertebre da cadavere”. Perché un progresso come questo possa verificarsi concorrono diversi fattori: competenze, intuizioni e anche un po’ della cosiddetta serendipity, casualità.
“Da quasi due anni facciamo parte dell’equipe di espianto di organi da donatori deceduti per la Banca del tessuto muscolo-scheletrico dell’Emilia Romagna, che ha sede proprio al Rizzoli”, racconta Evangelisti. “Di solito a livello di osso si prelevano parti come femore e bacino, mai le vertebre. Un paio di mesi fa, però, Alessandro Gasbarrini ha avuto l’intuizione e così siamo stati i primi al mondo ad avere a disposizione delle vertebre per un trapianto e un paziente idoneo.

Come è andata l’operazione

L’intervento sul 77enne è andato bene, riferiscono i medici. “Dopo i primi 15 giorni di controllo post operatorio è stato dimesso in un altro reparto per la fisioterapia, dove è stato rimesso in piedi e in condizioni di avere una vita il più normale possibile. Poi, quando era in condizioni di farlo, è tornato tra i suoi affetti”.

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