Che cosa è stato fatto? Come si è arrivati a questo progresso medico made in Italy? Lo abbiamo chiesto alle eccellenze del Rizzoli di Bologna
Un intervento chirurgico del genere non si era mai visto. Per la prima volta al mondo all’Istituto Rizzoli di Bologna – eccellenza nel trattamento di tumori rari muscolo-scheletrici – quattro vertebre umane sono state trapiantate al posto di quella malata in un paziente di 77 anni affetto da cordoma, un tumore maligno della colonna vertebrale. L’intervento è avvenuto il 6 settembre e ora che il paziente è stato dimesso e sta “molto bene” è tempo di festeggiare il successo.
L’operazione è stata condotta dall’equipe di Alessandro Gasbarrini, direttore della Chirurgia vertebrale a indirizzo oncologico e degenerativo del Rizzoli. Durata 12 ore, ha richiesto 20 chirurghi, ma sono un centinaio le persone coinvolte in tutto il delicato percorso fino alla dimissione del paziente. Senza i tecnici della Banca del tessuto muscolo-scheletrico dell’Emilia Romagna – hanno sottolineato Gasbarrini e il presidente della Regione Stefano Bonaccini durante la conferenza stampa – l’impresa non sarebbe stata possibile.
Che cos’è il cordoma?
“Il cordoma è un tumore maligno estremamente raro che origina dall’osso della colonna vertebrale”, spiega a noi di Wired Emanuela Palmerini, dell’Istituto Rizzoli. Questo cancro si mangia le ossa, che vanno a premere sul midollo, provocando dolori indicibili fino alla paralisi. “Si tratta di una neoplasia molto difficile da trattare, resistente alla chemioterapia e anche altri tipi di approccio farmacologico sono deludenti”.
“La chirurgia per la rimozione delle vertebre malate è l’opzione migliore per i pazienti colpiti da cordoma”, aggiunge Palmerini. “Ma non si può lasciare il midollo scoperto: bisogna posizionare qualcosa al loro posto”. Le opzioni chirurgiche sono diverse: in genere si ricorre alla sostituzione con impianti artificiali stampate in 3D (protesi in titanio o in carbonio), oppure con impianti di diafisi (la parte allungata) di femore da donatore deceduto.
E ora anche con trapianto di vertebra.
In cosa consiste l’intervento del Rizzoli?
“Gli interventi sulla colonna vertebrale sono molto complessi perché le vertebre si trovano tra il midollo e i grandi vasi come l’aorta, quindi qualsiasi errore rischia di paralizzare o di uccidere il paziente”, spiega Gilberto Evangelisti, chirurgo ortopedico che ha preso parte all’intervento. “Ci vogliono capacità chirurgiche di livello e esistono davvero pochissimi centri nel mondo in cui si effettuano interventi di questo tipo”. Uno di questi è, appunto, il Rizzoli di Bologna.
“L’intervento si chiama vertebrectomia e consiste nel togliere la vertebra malata – in questo caso la T12 – lasciando attorno al tumore del tessuto sano per evitarne la disseminazione”, continua Evangelisti. “In pratica dunque abbiamo tolto due vertebre: la T12, quella malata, e una parte delle due adiacenti, cioè la T11 e la L1 comprese dei dischi intervertebrali, sostituendole poi con quattro vertebre del donatore deceduto”.
I vantaggi del trapianto di vertebre
Il problema delle protesi artificiali – ha spiegato Gasbarrini in conferenza stampa – è che rendono inefficace l’approccio radioterapico. Per questo ove possibile si preferisce ricorrere all’alternativa più biologica possibile. Sostituire le vertebre con un pezzo di femore è già una tecnica efficace, ma il trapianto di vertebra da donatore deceduto appena sperimentato potrebbe essere ancora meglio. “Come è intuibile c’è biocompatibilità immediata”, precisa Evangelisti. “L’elasticità dell’osso del donatore cadavere è analoga a quella dell’osso del ricevente e l’integrazione osso-osso è perfetta. La previsione è quella di una fusione ottimale delle vertebre trapiantate con la colonna del paziente. Una differenza che si dovrebbe manifestare soprattutto sul lungo periodo”.
Che cosa ha reso possibile l’intervento qui e ora?
“Non è mai stata impiantata una vertebra al posto di un’altra vertebra al mondo fondamentalmente perché nessuno espianta vertebre da cadavere”. Perché un progresso come questo possa verificarsi concorrono diversi fattori: competenze, intuizioni e anche un po’ della cosiddetta serendipity, casualità.
“Da quasi due anni facciamo parte dell’equipe di espianto di organi da donatori deceduti per la Banca del tessuto muscolo-scheletrico dell’Emilia Romagna, che ha sede proprio al Rizzoli”, racconta Evangelisti. “Di solito a livello di osso si prelevano parti come femore e bacino, mai le vertebre. Un paio di mesi fa, però, Alessandro Gasbarrini ha avuto l’intuizione e così siamo stati i primi al mondo ad avere a disposizione delle vertebre per un trapianto e un paziente idoneo”.
Come è andata l’operazione
L’intervento sul 77enne è andato bene, riferiscono i medici. “Dopo i primi 15 giorni di controllo post operatorio è stato dimesso in un altro reparto per la fisioterapia, dove è stato rimesso in piedi e in condizioni di avere una vita il più normale possibile. Poi, quando era in condizioni di farlo, è tornato tra i suoi affetti”.
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