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Eclissi solare artificiale, l’Esa è riuscita a crearne una per la prima volta

da | Giu 18, 2025 | Tecnologia


Proba-3 dispone anche di due strumenti di osservazione aggiuntivi, che ampliano il campo di azione della missione. Il primo è il Digital absolute radiometer (Dara), che misura la quantità di energia emessa dal Sole in un qualsiasi momento. Il secondo, il 3D energetic electron spectrometer (3dees), è progettato per rilevare gli elettroni nelle fasce di Van Allen della magnetosfera terrestre, registrandone la direzione e il livello di energia.

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Svelare i misteri della corona solare

Andrei Zhukov, ricercatore principale di Aspiics presso l’Osservatorio reale del Belgio, ha spiegato che ogni immagine condivisa dall’Esa è stata realizzata sovrapponendo tre scatti diversi, con vari tempi di esposizione. Combinare le foto ha permesso di ottenere una visione completa della corona solare.

Le immagini della nostra ‘eclissi artificiale’ sono paragonabili a quelle scattate durante un’eclissi naturale. La differenza è che noi possiamo creare la nostra eclissi una volta per ogni orbita da 19,6 ore, mentre quelle naturali si verificano solo una volta all’anno, e in rari casi due. Senza contare che durano solo pochi minuti, mentre Proba-3 può mantenere la sua eclissi artificiale fino a sei ore“, osserva Zhukov.

eclipse solar artificial

Imagen del Sol tomada durante el eclipse solar artificial generado por la ESA.ESA/Proba-3/ASPIICS

Secondo i ricercatori, l’impresa della missione dell’Esa permetterà di studiare ulteriormente l’enigmatica corona solare, che da decenni incuriosisce gli scienziati per il suo insolito comportamento termico e la sua complessa struttura.

La parte esterna dell’atmosfera del Sole presenta infatti un paradosso: pur mantenendo temperature più basse rispetto al nucleo, è più calda della superficie visibile del Sole (due milioni di gradi Celsius contro circa 5.500).

Negli anni sono emerse diverse teorie scientifiche che cercano di spiegare questo comportamento controintuitivo. Una delle più rilevanti è frutto della missione Iris della Nasa, che ha individuato le cosiddette “bombe di calore“: sacche di plasma estremamente caldo che viaggiano dall’interno del Sole verso la sua atmosfera esterna, dove poi esplodono liberando la propria energia. La Nasa sostiene che questo meccanismo sia uno dei tanti processi che potrebbero contribuire al riscaldamento della corona.

Tornando a Proba-3, l’approccio dimostrato dalla missione consente di creare eclissi controllate e prolungate e potrebbe essere la chiave per convalidare o scartare ipotesi relative alla corona solare. La possibilità di ripetere le osservazioni ad alta precisione senza affidarsi a rari eventi astronomici segna insomma una vera svolta nel modo di studiare la fisica solare.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.





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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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