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Da Wired.it :

Il Giornale lo chiama “il blitz”, dal punto di vista del quotidiano fortunatamente fallito. Tale deputato leghista Rossano Sasso, già sottosegretario all’Istruzione e balzato agli onori della cronaca per un giorno, addirittura “una nefandezza”. Stiamo parlando dell’emendamento al ddl contro la violenza sulle donne presentato dal Movimento 5 Stelle e condiviso da tutti i partiti del centrosinistra, che proponeva di introdurre educazione sessuale fin dalla scuola materna. “Se il Pd, le sinistre i 5 Stelle intendono fare educazione sessuali liberi di farlo nelle loro sedi di partito. Vediamo quanti mamma e papà porteranno lì i loro figli“, ha detto Sasso insieme ad altre sciocchezze simili che è inutile riferire. Tanto da portare perfino Fratelli d’Italia a dissociarsi, e questo dovrebbe bastare a definire intervento e autore.

Eppure il problema è enorme. Lo conferma per esempio l’ultimo rapporto Durex diffuso venerdì 27 ottobre, un documento che da sei anni fotografa il tribolato rapporto fra giovani e sessualità nel nostro paese. Ai vari Sasso e compagnia sta evidentemente bene che meno di un giovane su due (43,4%) utilizzi sempre il preservativo, con un crollo dal 57% del 2019. Oppure che l’11,6% dei ragazzi dichiari di aver avuto la prima esperienza sessuale fra gli 11 e i 13 anni. O che, soprattutto, per molti l’unico (fallace) metodo contraccettivo impiegato sia il coito interrotto, a cui dice di affidarsi il 62,5% di ragazze e ragazzi. Quasi il 40% lo considera un modo sicuro contro gravidanze indesiderate e infezioni sessualmente trasmesse, ovviamente con percentuali più elevate sempre nella fascia 11-13 anni.

Siamo messi così. Molto male. E la controprova di un quadro tanto delicato è che sono le stesse ragazze e ragazzi a chiedere l’educazione sessuale a scuola. Visto che in famiglia non riescono a confrontarsi e finiscono per affidarsi a internet e, in piccola parte, alle confidenze fra amici per colmare i dubbi sulla sessualità. Il 93,7%, dice ancora l’Osservatorio Durex, crede che questo momento di confronto e formazione intorno alla sessualità e all’affettività dovrebbe essere offerto come vera e propria materia nel curriculum scolastico. L’Italia è d’altronde uno degli ultimi Stati membri dell’Unione Europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola, accanto a Spagna, Croazia, Slovacchia, Lituania e Romania. Come ricorda questo approfondimento di Transiti, la materia venne introdotta nelle scuole svedesi ben 66 anni fa. Nei Paesi bassi si inizia a 4 anni. E su questo fronte l’Unione è tendenzialmente spaccata fra paesi nordici e mediterranei, con alcune eccezioni.

Nel nostro paese ci si affida dunque – come in molti altri ambiti della sfera sociale – all’iniziativa discrezionale e autogestita di alcuni istituti, con programmi che in gran parte non seguono le indicazioni internazionali e chissà, alla fine rischiano pure di produrre più danni che benefici. E invece è fondamentale che quell’insegnamento sia previsto per legge, con lo stesso programma e in tutti gli istituti per non lasciare indietro nessuno: è un presupposto per la piena realizzazione dei diritti sessuali ed è raccomandato dall’Oms e dall’Unesco con due documenti ormai di 13 e cinque anni fa. L’educazione sessuale è da intendersi proprio come insegnamento con approccio olistico che spinga verso la promozione della salute a tutto tondo. Insomma, è – o dovrebbe essere – una cosa profondamente diversa rispetto a ciò che qualche deputato leghista immagina. Vittima magari della cattiva educazione sessuale che a sua volta, come molti italiani condannati da un sistema ipocrita e autolesionista, deve aver ricevuto da giovane.



[Fonte Wired.it]