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martedì, Mag 02

Elettricità, abbiamo bisogno di una rete diversa | Wired Italia



Da Wired.it :

Oltre che ampliata, la rete elettrica andrà pure irrobustita. Come ogni fonte energetica, l’eolico e il solare hanno pregi e difetti. Uno di questi ultimi è l’intermittenza, ovvero l’incostanza della generazione a seconda del meteo: se inizia per esempio a tirare meno vento, o se il cielo si copre di nuvole, gli impianti non riusciranno a produrre quanto ci si aspetta da loro. È una conseguenza che non si può prevedere con precisione assoluta, e che rende più complicato il cosiddetto “bilanciamento” della rete: la domanda e l’offerta energetica devono coincidere sempre; l’elettricità che viene prelevata dalla rete in un dato momento – quando si accende una lampadina, o quando si mette a ricaricare l’auto – va pareggiata con l’elettricità che viene immessa. Altrimenti, se non si interviene, si verifica un blackout.

Flessibilità e batterie

Una rete elettrica composta in larga parte da fonti rinnovabili non programmabili avrà bisogno di maggiori servizi di flessibilità”, dice Benedettini. “In prospettiva, Terna e i gestori della rete di distribuzione si troveranno ad approvvigionare un volume crescente di servizi di flessibilità, ossia di maggiori o minori immissioni e prelievi di elettricità, per bilanciare domanda e offerta di energia per effetto della non programmabilità delle fonti rinnovabili”.

Le centrali a gas, essendo modulabili e fornendo energia in maniera continua, possono dare flessibilità alla rete”, prosegue l’analista. “Per gestire meglio la produzione rinnovabile e ridurre al minimo gli scostamenti sono poi importanti i sistemi di accumulo”, come le batterie. “Con un sistema di stoccaggio, infatti, l’energia che viene prodotta in eccesso rispetto alla domanda in una determinata ora può venire stoccata per essere venduta in un secondo momento, quando è più necessario per il sistema elettrico”.

Convincere i territori

Il Piano 2030 di Elettricità Futura per l’espansione delle rinnovabili immagina investimenti per 309 miliardi di euro da parte del settore. Per fare sì che si concretizzino, ricorda Benedettini, bisogna prima garantire la disponibilità della rete. “Per quanto ci sia una relazione biunivoca tra infrastrutture e investimenti, la letteratura economica sembra aver dimostrato in modo abbastanza conclusivo che almeno nel breve-medio termine è la realizzazione di infrastrutture a guidare gli investimenti”.

I fattori in gioco”, conclude, “sono tre. Il primo è la realizzazione di una adeguata infrastruttura di rete. Il secondo, è un sistema di permitting snello e dai tempi certi. Il terzo è la gestione dell’opposizione delle comunità locali.

Come dimostrano i casi di Piombino per il rigassificatore o di Vecchiano per l’elettrodotto di Terna, i territori sono spesso contrari alla costruzione di infrastrutture per l’energia. “Mentre è chiaro cosa ha determinato il populismo anti-Europa, è difficile determinare l’origine dell’opposizione sociale alle opere energetiche”, dice Benedettini. “È un fenomeno trasversale, che interessa persone di ceti e background culturali anche molto diversi, ma in generale le proteste nascono dove non c’è conoscenza. Questa situazione causa problemi sia agli investitori nazionali ma soprattutto a quelli stranieri, portandoli a rinunciare”.



[Fonte Wired.it]