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Nel primo turno delle elezioni in Francia, il Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella, ha ottenuto una netta vittoria con il 33,14% dei voti, la sinistra unita di Jean-Luc Mélenchon e Raphaël Glucksmann è arrivata al 28%, mentre il campo del presidente Emmanuel Macron è rimasto al 20% e i Repubblicani al 9,8%.

Ora l’attenzione si sposta verso il secondo turno, previsto per domenica 7 luglio. Al ballottaggio, però, passano non solo i candidati che in ogni circoscrizione hanno ottenuto il numero maggiore di voti, ma anche quelli che hanno raggiunto il voto almeno del 12,5% degli elettori registrati. Questo determina molti casi di cosiddetti “triangolari”, i ballottaggi a tre.

La scadenza per la presentazione delle liste per il secondo turno, fissata alle 18 di martedì 2 luglio, ha visto 218 desistenze (ritiri) da parte del blocco democratico che unisce Macron e il centro-sinistra del Nouveau front populaire (Nfp, il Nuovo fronte popolare, in richiamo alla formazione di sinistra che si presentò alle elezioni in Francia del 1934) in una alleanza temporanea per arginare l’avanzata del partito di Le Pen. Il secondo turno si profila quindi complesso, con 405 sfide a due e 94 triangolari. Nel primo turno sono stati già eletti a maggioranza assoluta 76 deputati, di cui ben 39 appartenenti al Rassemblement National (Rn) e ai suoi alleati.

Le proiezioni

I primi sondaggi in Francia dopo le desistenze vede il Rassemblement National lontano dalla maggioranza assoluta. Il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella dovrebbe ottenere al fra 190 e 220 seggi, contro i 289 necessari. Se andasse così, l’operazione di “barriera” voluta dal presidente francese Emmanuel Macron per arginare l’estrema destra avrebbe successo. E spariglierebbe le carte al partito di destra, lanciato verso una maggioranza forte all’Assemblea nazionale. Dietro al Rn, il blocco di sinistra Nfp potrebbe riuscire ad avere tra i 159 e i 183 deputati. La coalizione presidenziale Ensemble si fermerebbe a 110-135 seggi, seguita dai Républicains (30-50 deputati), spaccati in due dopo che l’ex leader Eric Ciotti si è schierato con LE Pen e Bardella.

Possibili scenari

Il sistema istituzionale francese richiede che il primo ministro, nominato dal presidente, goda della fiducia dell’Assemblea nazionale, ossia del parlamento. Questo significa che Macron, che rimarrà presidente a prescindere, dovrà scegliere un candidato che possa ottenere il sostegno della maggioranza dei deputati, pena il rischio di una mozione di sfiducia. In caso di vittoria dell’opposizione, si prospetta uno scenario di coabitazione. Rn ha indicato Jordan Bardella come potenziale primo ministro, mentre il Nfp non ha ancora raggiunto un consenso su un candidato. La situazione si complica ulteriormente se nessuna forza politica otterrà la maggioranza assoluta. In questo caso, il governo si troverebbe costantemente sotto la minaccia di una mozione di sfiducia, rendendo necessaria una gestione caso per caso della legislazione o la formazione di una coalizione stabile.

Questa tripolarizzazione dell’elettorato francese aumenta la possibilità di un’impasse istituzionale senza precedenti. Allora, alcuni alleati di Macron hanno suggerito la possibilità di formare una grande coalizione che escluda sia La France Insoumise di Mélenchon – l’ala più a sinistra dell’Nfp – che il Rassemblement National. Questa proposta ha trovato sostegno in figure di spicco come la presidente dell’Assemblea nazionale Yaël Braun-Pivet e Édouard Philippe, leader del partito di centro-destra Horizons, parte della maggioranza presidenziale. Non tutti i partiti sono favorevoli a questa soluzione.

Alcuni analisti ipotizzano scenari alternativi, come un governo tecnocratico o di minoranza temporaneo, simile a quello belga del 2020, in attesa di nuove elezioni anticipate. In caso di coabitazione con Bardella come primo ministro, si vocifera che Macron potrebbe considerare l’indizione di nuove elezioni anticipate, con una “finestra di opportunità” prevista tra giugno e dicembre 2025.



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