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Elon Musk e i partiti italiani, chi sono gli amici e i nemici del signore dei satelliti di Starlink

da | Mar 13, 2025 | Tecnologia


Quello che ormai molti definiscono il braccio destro di Donald Trump – che sulla questione ha persino discusso con il ministro degli Esteri della Polonia, Radosław Sikorski, chiamandolo “ometto” – ha poi rettificato per sedare la polemica ormai esplosa a livello globale: “Per quanto io non sia d’accordo con la politica dell’Ucraina – ha scritto, sempre su X – Starlink non spegnerà mai i suoi terminali. Sto semplicemente affermando che, senza Starlink, le linee ucraine crollerebbero, perché i russi possono bloccare tutte le altre comunicazioni! Non faremmo mai una cosa del genere né la useremmo come merce di scambio”. Parole che rassicurano fino a un certo punto, vista la tendenza alle azioni stravaganti del proprietario di Tesla.

I rapporti di Elon Musk con Fratelli d’Italia e con la Lega

E in Italia cosa succede? Fino a ieri i grandi alleati di Elon Musk nel nostro paese erano ovviamente i due partiti di “destra destra” oggi al governo, ovvero Fratelli d’Italia e la Lega di Matteo Salvini, che da tempo si contendono il singolare primato dei rapporti di amicizia con il presidente Usa e il suo influente “Rasputin digitale” che ormai fa proseliti in tutta Europa. Rapporti di amicizia dal retrogusto provinciale, che si concretizzano con inviti alle manifestazioni politiche, calorosi abbracci davanti ai fotografi e soprattutto tanti selfie con denti bianchi in bella vista. I più informati raccontano di quanto quelle foto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, immortalata a Washington in pose “affettive” con Musk, abbiano incupito il leader del Carroccio, che dopo anni di tifo sfegatato si era visto “rottamare” dai suoi stessi miti politici.

Il nodo del ddl Spazio

Tuttavia, le recenti uscite di Musk, unite alle azioni spregiudicate dell’amministrazione americana in ambito internazionale, sembrano aver raffreddato i rapporti tra la presidente del Consiglio e l’alleato statunitense. A pesare, oltre al braccio di ferro sull’Ucraina (a cui Trump vuole a tutti i costi portar via le terre rare), al grottesco progetto del tycoon sulla striscia di Gaza, che nei suoi piani dovrebbe diventare una specie di Las Vegas per miliardari particolarmente volgari e stravaganti e – soprattutto – ai temutissimi dazi sulle nostre merci, c’è il percorso a ostacoli del ddl Spazio, il pacchetto di norme su cui si dovrebbe fondare l’accordo tra il governo italiano e Space X per l’utilizzo della flotta Starlink in ambito civile e militare.

Giorgia Meloni e Elon Musk al premio dell'Atlantic Council

Il testo è stato approvato con 133 sì, 89 no e 2 astenuti

Un affare da 1,5 miliardi, inizialmente sponsorizzato dalla stessa Giorgia Meloni, ma su cui si è decisamente tirato il freno a mano nelle ultime settimane, proprio a causa dei tanti dubbi sorti sulla figura di Musk anche all’interno della maggioranza. Fino a gennaio l’affare sembrava cosa quasi fatta, con il ministro della difesa, Guido Crosetto, che interpellato nell’aula di Montecitorio aveva addirittura definito “una scelta obbligata” un futuro impiego dei satelliti della frotta Starlink nel comparto difesa. Col passare delle settimane il clima è decisamente cambiato: sia da Forza Italia che dallo stesso partito della premier gli inviti alla prudenza si sono moltiplicati e a tifare per l’accordo è rimasto Matteo Salvini, che ha persino sponsorizzato la surreale uscita del venerato miliardario, che aveva chiesto un incontro a Sergio Mattarella per accelerare la chiusura dell’accordo con il governo italiano. Una proposta ovviamente declinata dal Quirinale per ovvie ragioni: ragioni che, però, forse sfuggono al leader della Lega che ora sogna di tornare a essere il “preferito” di Trump e Musk.

Tajani guida la “fronda anti Musk” nel governo

Nella maggioranza, a guidare la “fronda anti-Musk” è l’altro vicepremier, Antonio Tajani. “Io non sono né innamorato di Starlink né sono contro Starlink. Non sono né un fan di Musk né sono un nemico di Musk. Qual è l’interesse italiano? Facciamo un’analisi d’impatto, facciamo esaminare dei tecnici”, ha detto il ministro degli Esteri. Parole diplomatiche decisamente in controtendenza con quelle del leghista, che continua a spingere per la firma dell’accordo. Come spesso accade in queste situazioni, Giorgia Meloni ha fatto perdere le sue tracce e gli esponenti del suo partito dichiarano il meno possibile sulla questione. Quello che è certo è che tutto è rinviato: prima di giugno, se non addirittura dopo l’estate, non succederà nulla.

Elon Musk, patron di Tesla, Space X e Starlink, ad Atreju

Puntano a mettere un freno per l’espansione della rete satellitare di Starlink in Italia, richiamando norme europee e l’uso dei fondi del Pnrr

A confermare il cambio di atteggiamento della maggioranza sul ddl Spazio, alcuni passaggi dell’iter parlamentare del pacchetto di norme, con il dialogo tra maggioranza e opposizione su alcuni emendamenti Pd a firma del deputato Andrea Casu. Modifiche lievi all’articolo 25 del provvedimento che chiedono un’assegnazione degli appalti che “salvaguardi la sicurezza nazionale” e un “ritorno industriale per il sistema Paese”. Modifiche che hanno mandato su tutte le furie Andrea Stroppa, il referente di Musk in Italia, che – inserendosi abilmente nella “corsa all’amicizia” tra i due partiti di destra, ha minacciato Fratelli d’Italia di non partecipare più a nessuna iniziativa pubblica.

Le opposizioni sono compatte, ma c’è chi evoca il “fattore Giuseppi”

Su Musk le opposizioni sono molto compatte e chiedono al governo di non siglare accordi strategici con le sue aziende per evitare di perdere sovranità e subire ricatti. Da Carlo Calenda a Giuseppe Conte, da Elly Schlein a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, passando per Matteo Renzi, il coro è praticamente unanime. Eppure c’è chi sostiene che – malgrado le dichiarazioni ufficiali che sarebbero di facciata – nei rapporti con la Casa Bianca (e quindi anche con Elon Musk) il “Salvini” delle opposizioni sia il leader del Movimento 5 Stelle, che ha già alzato le barricate contro il ReArm Europe proposto da Ursula von der Leyen, arrivando fino a Strasburgo per protestare. Nei corridoi del Transatlantico si parla di un “fattore Giuseppi”, evocando quel goffo attestato di stima nei confronti dell’ex premier espresso nel 2019 da Donald Trump.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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