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lunedì, Mar 09

Elon Musk e l’irresistibile stupidità del tweet sul coronavirus



Da Wired.it :

L’imprenditore, che adora provocare sui social, dice che “il panico da coronavirus è stupido”. Non si capisce cosa intenda ma, soprattutto, si capisce come non riesca ad assumersi un minimo di responsabilità nei confronti di milioni di persone

musk
(Foto: Getty Images)

Un paio di giorni fa Elon Musk, il vulcanico imprenditore e inventore di PayPal, Tesla o SpaceX, ci ha detto la sua sull’epidemia da Sars-CoV-2: “Il panico da coronavirus è stupido”. Lo fa spesso, sugli argomenti più diversi: il suo rapporto con Twitter, in particolare, ricorda molto da vicino quello di altri innamorati di se stessi come Donald Trump. Il 48enne sudafricano naturalizzato statunitense ha un amore spasmodico per la provocazione, la diffusione di criptici indizi e le anticipazioni a volte fuori da ogni logica. Tanto che dallo scorso anno dovrebbe usare quel social dietro supervisione, per quello che riguarda le questioni di Tesla. Nell’estate del 2018 il Ceo aveva infatti siglato con la Sec, la Consob americana, un patteggiamento che prevedeva appunto un certo controllo sui suoi tweet: a causare il richiamo erano stati i post “fuorvianti” in merito a un delisting dell’azienda dalla Borsa, poi mai avvenuto. Ma quella è un’altra storia.

Adesso, col mondo che vede superare quota 110mila contagi e oltre 3mila morti, l’onda dello tsunami Covid-19 spostarsi dall’Asia all’Europa e, presto, agli Stati Uniti, il multimiliardario – secondo Forbes il suo patrimonio è stimato in 23,6 miliardi di dollari – non trova meglio da fare che improvvisarsi virologo ed epidemiologo. A meno che, questa è un’altra considerazione possibile, le sue parole non siano da prendere del tutto alla lettera: che cioè il “panico” sia una cosa stupida, perché occorre affrontare l’emergenza con razionalità, seguendo le indicazioni delle autorità sanitarie e, appunto, senza perdere la testa. Con coscienza e al contempo rigore ma evitando di precipitare nell’angoscia.

Il punto è che non lo sappiamo, che cosa intendesse davvero Musk. Perché non ha ritenuto di doverlo spiegare con precisione nonostante quell’intervento abbia incassato, a oggi, 1,6 milioni di “Mi piace” e 336mila retweet. Nonostante il patron di Tesla sia uno degli utenti più seguiti del social, con quasi 32 milioni di follower. Siamo ormai abituati a questi numeri ma dovremmo fermarci un attimo e cogliere i danni che possono produrre. Nulla di tutto questo è avvenuto, a quanto pare neanche fra i commenti: l’imprenditore sembra d’altronde rifiutare sistematicamente il suo ruolo pubblico e sociale.

Da sempre tratta la sua presenza sui social come quella di un adolescente al pub sotto casa nonostante i divieti, e dunque si rende spesso di fatto fonte di problemi, disinformazione (anche finanziaria, come dimostrano i suoi trascorsi con la Sec) o scarsa sensibilità. Ha un’ansia spropositata per le incredibili potenzialità della sua SpaceX o delle sue vetture elettriche, come un bimbo che mostri a chiunque entra nella sua cameretta le macchinine nuove. Il fatto di dover tacere se non si ha qualcosa di significativo da dire non vale solo per i vostri amici su Facebook o Twitter: vale per tutti. A maggior ragione per chi – voglia o non voglia – è un modello assoluto nel campo dell’innovazione per milioni di persone.

I commenti al tweet, com’era prevedibile, sono diventati nel corso del fine settimana un autentico carnaio. C’è ovviamente chi lo invita a farsi un giro negli ospedali della Lombardia, piegati dall’emergenza, chi lo accusa di poter parlare con tale sprezzo perché da buon multimiliardario potrebbe permettersi le migliori cure nel massimo confort (cosa di cui milioni e forse miliardi di persone nel mondo non possono godere), chi lo redarguisce a dovere ricordando il caos e i morti anche negli Stati Uniti, chi invece sostiene la pericolosa tesi che pare a tratti aver preso la meglio e che sfugge a ogni valutazione minimamente sensata sulla tenuta dei sistemi sanitari mondiali, specie nei paesi meno attrezzati. Quella, cioè, che in fondo sia vero quel che Musk dice, che il coronavirus uccida meno di altre epidemie passate e così via, fra dietrologismi assortiti, i soliti meme cretini, battute, fotomontaggi e post senza capo né coda. Pattume.

Nell’uno o nell’altro caso, è deprimente che mentre i più grandi gruppi mondiali in diversi settori, dalla tecnologia alla finanza, donano cifre ragguardevoli per il contrasto di prima linea e per la ricerca, Musk se la spassi a Cape Canaveral ammirando le evoluzioni dei suoi Falcon9 (questi i post dei giorni successivi), e diffonda sciocchezze di questo tipo. L’unico tweet che ci si aspetterebbe da parte sua è quello di un cospicuo versamento ai programmi assistenziali pubblici statunitensi: negli Usa 27 milioni di persone non hanno l’assicurazione sanitaria. Altrove, invece, la salute è un lusso. 

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[Fonte Wired.it]