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martedì, Set 19

Elon Musk, la biografia: 10 cose che capisci



Da Wired.it :

C’è stato un momento in cui Elon Musk sembrava – almeno alle masse – il profeta che avrebbe salvato il mondo da sé stesso. Un uomo geniale in grado di far superare all’umanità l’impasse in cui si era cacciata. Mosso da ambizioni megalomani più che dall’avidità di altri giganti della Silicon Valley, sembrava diverso. Poi il sogno è finito. L’appoggio a politiche di destra estrema, la crisi di Twitter, la difesa di posizioni complottiste: molti si sono chiesti cosa fosse accaduto. La realtà, per dirla con il padre del nichilismo, Friedrich Nietzsche, è che l’imprenditore è umano, troppo umano. La corposa biografia di Elon Musk scritta da Walter Isaacson, giornalista, docente e autore di altre celebri biografie, come quella di Steve Jobs e quella di Leonardo Da Vinci (uscita in Italia il 13 settembre per i tipi di Mondadori), racconta bene le contraddizioni di un imprenditore eccezionale ma non dotato di empatia. Prosa incalzante, frasi brevi, moltissimi fatti, poche opinioni, Isaacson, che per due anni ha frequentato Musk e la sua cerchia, scrive alla maniera di certi storici latini, accostando gli elementi senza fornire interpretazioni. Abbiamo raccolto dieci spunti emersi dal testo, che permettono di conoscere meglio il fondatore di SpaceX e Tesla. Una lettura obbligata per capire il presente e una parte del futuro. Perché, più di ogni altro, Musk è colui che ha contribuito a plasmarlo.

I punti:

  1. L’ossessione per i razzi e il volo
  2. La dipendenza dall’adrenalina
  3. La scalata ostile a Twitter
  4. Le oscillazioni in politica
  5. La rivalità con Bezos e Page
  6. La tregua con Apple
  7. Lo stile manageriale
  8. Algoritmo di produzione
  9. Il fantasma del padre
  10. Tallulah e le altre

L’ossessione per i razzi e il volo

L’ossessione di Elon Musk è far diventare l’umanità “una specie multiplanetaria”. Secondo il manager di origini sudafricane e naturalizzato statunitense, in caso di olocausto nucleare una colonia umana insediata su Marte avrebbe la possibilità di tornare sulla Terra e far ricominciare la civiltà. Se da bambino Musk giocava a costruire razzi, e questo sicuramente ha avuto un’influenza, la genetica non è secondaria: il patron di Tesla viene da una famiglia di appassionati di volo. I nonni si appassionarono al volo, comprarono un monomotore e si lanciarono tra i cieli. Anche il padre era un aviatore dilettante. Non si trattava degli aerei moderni, ma di velivoli privi delle apparecchiature di sicurezza oggi ritenute indispensabili, e con cui furono in grado di coprire migliaia di chilometri, a volte rimuovendo i sedili per far posto alle taniche di benzina. Insomma, una faccenda molto pericolosa. Ma anche in grado di stimolare quell’adrenalina da cui l’imprenditore, come vedremo, è dipendente.

La dipendenza dall’adrenalina

Per sua propria ammissione Musk non riesce a rilassarsi, a godere dei momenti belli. causa dell’ossessione stacanovista per il lavoro. Passa da uno stato di crisi all’altro e ha bisogno di creare continuamente situazioni di emergenza. Quando gli affari di Tesla e Space X lo hanno appena reso l’uomo più ricco del mondo, altri si sarebbero finalmente rilassati. Il miliardario, invece, si è imbarcato in un’altra avventura, al di fuori del suo campo: la scalata a Twitter. Un percorso che, scrive Isaacson, si sarebbe risolto in un “bagno di sangue”.

La scalata ostile a Twitter

Alla vicenda dell’acquisizione della piattaforma di Jack Dorsey sono dedicati alcuni dei capitoli più intensi del volume di Isaacson. Storia recentissima: il biografo è fonte privilegiata, perché è stato presente o in strettissimo contatto con Musk in alcuni dei momenti topici. Il miliardario rilevò Twitter spinto essenzialmente dalla voglia di “comprarsi il giocattolo”, scrive Isaacson. Nei primi due mesi licenziò il 75% del personale, applicando la mentalità delle proprie aziende a una società dal dna profondamente diverso, per non dire antitetico. Tanto ai dirigenti di Twitter stava a cuore il benessere dei dipendenti, quanto Musk era convinto che si trattasse di un elemento secondario nella gestione aziendale. La pressione, secondo l’imprenditore, aiuta a rendere meglio.

La descrizione del blitz con cui licenziò l’ex ad Parag Agrawal è un saggio di cinismo aziendale. Non solo. Musk riteneva che la piattaforma fosse troppo attenta ai diritti civili e al politicamente corretto, e che fosse profondamente sbagliata la politica di censurare le voci controverse, come quella dell’ex presidente statunitense Donald Trump. Probabilmente Musk, scrive il biografo, si è formato un’idea della libertà di espressione tagliata con l’accetta, molto rudimentale, e ben lontana dalle sofisticazioni di una moderna democrazia come quella americana. Nelle parole di Isaacson, l’avventura con Twitter è distorta da un equivoco fondamentale: Musk non la considera “un’azienda tech, ma è un mezzo pubblicitario, basato su emozioni e rapporti umani”. Che non sono la specialità della casa.

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Le oscillazioni in politica

Si è sempre definito di centro (che in America significa equidistante), ma all’inizio della carriera il miliardario poteva senza troppe difficoltà essere accostato alla schiera di imprenditori liberal di cui è popolata la Silicon Valley, seppur insofferente alla regole del mercato e alla burocrazia. Ma la parabola del manager e l’antipatia – a dir poco ostentata – per il politicamente corretto e la cultura woke (ossia l’attenzione alle ingiustizie sociali e razziali) lo hanno portato ad avvicinarsi a posizioni di destra e a volte persino a strizzare l’occhio al complottismo. Un tratto che, come molti altri della propria psicologia, condivide col padre, le cui simpatie razziste (l’uomo ha vissuto buona parte dell’esistenza nel Sudadrica dell’apartheid) sono note. Musk non è stato, almeno a quanto dichiarato, un fan di Trump, che ritiene poco più che un imbonitore. Ma non lo è neanche dell’attuale presidente statunitense, Joe Biden. E non è dato sapere come si schiererà nelle prossime presidenziali.

La rivalità con Bezos e Page

Nell’esclusivo club di ricconi del tech capita di intrecciare amicizie da party, che si sciolgono come neve al sole quando dai cocktail si passa a parlare di affari. Forse meglio sarebbe parlare di fugaci simpatie, che si sgretolano ai primi colpi di vento. È stato così con Jeff Bezos, con cui la rivalità è dovuta al programma spaziale avviato dal fondatore di Amazon. A dar sostanza alla sfida, una serie di tweet reciproci, spesso fintamente garbati, apparsi negli anni.



[Fonte Wired.it]