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giovedì, Gen 30

Emoglifici: quando le emoji somigliano ai geroglifici


All’Israel Museum di Gerusalemme è in corso una mostra che spiega la scrittura pittorica dell’antichità attraverso le faccine onnipresenti sugli schermi degli smartphone. Perché le analogie sono sorprendenti

Antichi Egizi e moderni millenials. Tribù separate l’una dall’altra da migliaia di anni di storia, con conoscenze tecnologiche e credenze estremamente diverse. Ad avvicinarle, almeno in parte, è una mostra,  Emoglyphs, in corso all’Israel Museum di Gerusalemme, che si pone l’ambizioso obiettivo di accrescere la conoscenza dei geroglifici attraverso l’utilizzo delle emoji, la lingua franca dell’era digitale.

Alla base della mostra, l’idea avuta dalla sua curatrice, l’egittologa Shirly Ben-Dor Evian: spiegare i geroglifici ai visitatori di uno dei principali musei d’arte e di archeologia al mondo servendosi di un sistema di scrittura per certi versi simile, quello delle faccine onnipresenti sugli schermi degli smartphone attuali.

Sicuramente una trovata ingegnosa: “Ora che le persone scrivono quasi tutte utilizzando immagini, ho pensato che sarebbe stato molto più semplice spiegare l’utilizzo dei geroglifici, mostrando anche quanto qualcosa di così antico sia ancora rilevante nella vita di tutti i giorni”, dice la studiosa.

In fin dei conti, secondo l’egittologa, le emoji non sarebbero così diverse dalla scrittura dell’antico Egitto. Anzi, alcuni segni sono curiosamente affini, con una somiglianza nei tratti e nelle forme “che è molto interessante, in due sistemi di scrittura separati da oltre 5.000 anni e da un divario culturale enorme”. A dimostrarlo, alcune installazioni presenti all’ingresso della mostra, dove a una serie di geroglifici sono affiancati le emoji equivalenti. È evidente che non c’è alcun bisogno di traduzione: la rappresentazione egiziana di un cane assomiglia molto da vicino all’emoji di un cane visto di profilo; un’anatra, spesso utilizzata come simbolo per indicare un volatile generico, riappare migliaia di anni dopo come in versione emoji quasi identica. E anche la posa di un uomo che balla con un braccio alzato è curiosamente simile, con un vestito da discoteca viola e un perizoma di 3.000 anni a distinguere emoji e geroglifico.

Lungo l’esposizione viene presentata la metamorfosi della scrittura pittorica dall’antichità ai tempi moderni, attraverso un patrimonio di reperti dell’antico Egitto, esposti sullo sfondo dell’uso contemporaneo delle emoji, create in Giappone alla fine degli anni ’90. Grazie a filmati e postazioni multimediali, il visitatore della mostra comprende che anche nell’era digitale, come nell’era delle piramidi, le immagini contribuiscono a fornire un sistema complesso e sofisticato di comunicazione visiva. Una vera e propria stenografia emotiva.

Al di là delle quasi scontate differenze tra due culture tanto distanti, le curiosità e le similitudini non finiscono. Entrambi i sistemi di scrittura sembrano infatti attribuire ai pittogrammi una sorta di potere attuativo nella realtà. Gli antichi Egizi, per facilitare il viaggio dei morti nell’aldilà, incidevano geroglifici sacri in cui gli animali presenti erano disegnati senza zampe, per evitare che si allontanassero e facessero perdere efficacia alla preghiera. Mutatis mutandis, non si tratta di un pensiero molto diverso da quello per cui, decine di secoli dopo, nel 2016, Apple ha scelto di modificare l’emoji che rappresentava un’arma da fuoco, sostituendo un realistico revolver con una pistola giocattolo verde fluorescente. Del resto, come diceva anche Aristotele, citato all’ingresso dell’esposizione: “Lo spirito non pensa mai senza un’immagine”.

La mostra Emoglifici: la scrittura per immagini dai geroglifici alle emoji sarà visitabile sino al 12 ottobre 2020, nell’ala archeologica della Davidson Temporary Exhibition Gallery dell’Israel Museum di Gerusalemme. Oltre a molti oggetti appartenenti al museo, alcuni dei quali esposti per la prima volta al pubblico, sono presenti anche numerosi reperti ottenuti in prestito da varie collezioni private. Se sperate in una visita guidata, prenotatela per tempo: fino a fine aprile c’è il tutto esaurito.

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