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lunedì, Ago 21

Emoji, come le legge il nostro cervello legge | Wired Italia



Da Wired.it :

Le caratteristiche elettriche registrate, inoltre, facevano dedurre che fosse più semplice capire una faccina che un volto, al punto che il numero di risposte corrette era più elevato per le emoji che per i volti umani: 92,7% contro 82,4%, riassume Proverbio: “In altre parole le persone riconoscevano con maggiore precisione e chiarezza le emozioni trasmesse dalle faccine piuttosto che dai volti reali“.

Non tutte le emozioni sono uguali

Ci si potrebbe chiedere perché sia più facile leggere (emotivamente) un’emoji che un volto. La risposta che le due ricercatrici danno nel paper è questa: “Le faccine, per la loro natura schematica, possano essere più facili da riconoscere rispetto ai volti, soprattutto per le emozioni negative come la paura, la rabbia, o il disgusto”.

Una emoji – a prescindere dalla piattaforma digitale utilizzata – è in genere infatti abbastanza minimal: le uniche variabili sono nella posizione della bocca, delle sopracciglia, degli occhi, nel colore delle guance. Le facce vere, a contrario, parlano di più: “Le facce trasmettono un numero molto maggiore di informazioni morfologiche complesse, attraverso un grande numero di dettagli che sono irrilevanti per il riconoscimento dello stato d’animo delle persone, ma utilizzati per riconoscerne l’identità, l’età, il sesso, l’etnia, come la grossezza e forma del naso, la presenza di rughe, il tipo di incarnato, la distanza, la forma ed il colore degli occhi, la sottigliezza delle labbra”, ricorda Proverbio. Al tempo stesso, così come le faccine sono più immediate dei volti, alcune emozioni lo sono più di altre, come la felicità rispetto alla paura e questo perché, continua la ricercatrice, alcune emozioni si somigliano di più ed è più difficile capire cosa vogliano significare realmente (basti pensare agli occhi spalancati e alla bocca aperta, che possono indicare al tempo stesso paura o sorpresa).

Il cervello sociale di un’emoji

Le ricercatrici hanno quindi cercato di capire come il cervello interpreti le emoji scoprendo che le vede sì come volti, ma solo in parte, come già suggerito da altri studi nel campo, riprende Proverbio. In altre parole, il cervello sociale delle emoji è diverso da quello legato ai volti reali: “Non si attivano le aree innate per il riconoscimento delle facce (come FFA e STS). Infatti inizialmente le faccette vengono considerate piccoli oggetti ed elaborate come tali dall’area temporale sinistra – spiegano le autrici nel paper – Allo stesso tempo, le loro componenti interne verrebbero riconosciute come parti del volto e dettagli facciali dall’OFA, e la morfologia facciale – per esempio, la curvatura delle sopracciglia e della bocca – sarebbe in grado di indirizzare l’interpretazione emotiva, attivando le aree del sistema limbico, dell’uncus e del cingolato”.

In realtà, oltre alla parte emotiva, il cervello vede le faccine come facce di qualcuno: le emoji in sostanza verrebbero antropomorfizzate e usate per capire la mente dell’altro dall’area orbitofrontale, concludono le ricercatrici. Ed è in questo modo che capiremmo l’altro. Quasi sempre, considerato che a volte è facile (e per fortuna) sbagliarsi leggendo un’emoji.



[Fonte Wired.it]