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mercoledì, Nov 24

Enel fuori dal carbone entro il 2027 e dal gas entro il 2040



Da Wired.it :

Enel abbandonerà il carbone entro il 2027 e il gas entro il 2040. “Raggiungeremo l’obiettivo di azzeramento delle emissioni dirette e indirette dieci anni prima rispetto alle proiezioni dello scorso anno”, ha detto l’ad Francesco Starace nel corso della presentazione del piano strategico 2022-2024. “Entro il 2040 l’elettricità venduta dal gruppo sarà interamente prodotta da rinnovabili ed entro lo stesso anno il gruppo uscirà dall’attività di vendita retail di gas”, ha aggiunto. 

Ma non ci arriveremo semplicemente piantando alberi o con tecnologie di rimozione del carbonio”, ha proseguito, facendo riferimento alle pratiche di compensazione: “Non voglio essere frainteso, gli alberi ci piacciono. Ma non è un obiettivo a saldo (net zero significa questo, ndr): è uno zero in valore assoluto. E sono termini che pesano”.

Il gruppo prevede di mobilitare investimenti per complessivi 210 miliardi di euro tra il 2021 e il 2030, dei quali 170 miliardi di euro investiti direttamente da Enel (+6% rispetto al piano precedente) e 40 miliardi di euro catalizzati da terzi. Tra i principali progetti all’orizzonte, la costruzione massiccia di sistemi di accumulo e stoccaggio, necessari a compensare l’instabilità delle rete , un aspetto da tenere in considerazione quando si tratta di vento e sole. Entro il 2030 Enel prevede di raggiungere una capacità rinnovabile complessiva di circa 154 GW, triplicando il suo portafoglio al 2020.

Proiezioni di bilancio positive

Il risultato – sostiene l’azienda – dovrebbe essere un miglioramento di fatturato e utili. Nel 2024, recita la nota diffusa, si prevede che l’ebitda ordinario di gruppo raggiunga i 21-21,6 miliardi di euro, rispetto ai 18,7-19,3 miliardi di euro stimati nel 2021. L’utile netto ordinario di gruppo è atteso in crescita a 6,7-6,9 miliardi di euro nel 2024, rispetto ai 5,4-5,6 miliardi di euro stimati nel 2021. 

Una strategia basata sul digitale

La strategia della multinazionale prevede una riorganizzazione basata sul passaggio al cloud, già avvenuto tra il 2015 e il 2019. Con un cuore strategico e gestionale unico, ai singoli paesi sarà lasciato un certo grado di autonomia. Anche perché alcuni dei contesti in cui il gigante opera, in particolare l’America Latina, che conta parecchio nella visione di Starace (si parla anche di investimenti in fibra ottica), scontano un grado elevato di instabilità politica e regolatoria. 

Dal punto di vista dei processi, non c’è nessuno in grado di fare quello che fa Enel. Abbiamo colto il potenziale della digitalizzazione a livello aziendale. Il sistema che presta assistenza al cliente in Colombia è lo stesso di Madrid, le tecnologie sono tutte scalabili. Pensiamo che il percorso di trasformazione che abbiamo intrapreso tre-quattro anni fa ci abbia consentito di essere pronti al momento giusto, cioè adesso”, ha proseguito l’ad. Come nel caso di Grid Blue Sky, infrastruttura digitale in grado di gestire su una singola piattaforma il portafoglio delle reti, un campo in cui – afferma il manager – sono stati utilizzati computer quantisticiPer la trasformazione digitale delle reti elettriche è nata, invece, Gridspertise. 

L’elettricità deve essere conveniente

Nella visione dell’ingegnere nucleare alla guida di Enel, il motore della transizione sono i clienti. Per questo il gruppo pensa di aggiungere incentivi al naturale processo di calo dei costi dovuto all’evoluzione tecnologica. “L’elettrificazione deve essere sostenuta dai clienti. Senza è una parola vuota. Se l’elettricità carbon free non sarà più conveniente rispetto alle alternative fossili, il passaggio non avverrà. E sappiamo che i comportamenti dei consumatori sono guidati principalmente dai prezzi, che per questo devono essere meno fluttuanti e più stabili”, dice Starace.

Niente eolico offshore, alla finestra sull’idrogeno

Tra tutte le rinnovabili in portafoglio, Enel non mostra fiducia nell’eolico offshore, strategico, invece, per il governo.Confermiamo di non avere interesse nella tecnologia offshore né in Italia né all’estero: i costi sono doppi rispetto all’onshore, i tempi di costruzione molto più lunghi. Dal punto di vista economico non ha molto senso, per noi. Ma siamo contenti che ci sia un tentativo – ha detto l’ad -. Vedremo quanti impianti saranno costruiti”. Mentre sull’idrogeno la linea è: “Prima dobbiamo capire se la tecnologia sarà competitiva e come. Adesso siamo in fase di scoperta: abbiamo grandi investimenti i programma per i prossimi tre-cinque anni, ma niente di pratico”.



[Fonte Wired.it]