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sabato, Feb 11

Energia solare, il piano dell’Agenzia spaziale europea per produrla in orbita



Da Wired.it :

Indipendentemente che si tratti di deserti, parcheggi anti-estetici, canali o persino di laghi soleggiati, quando si installano pannelli solari di tanto in tanto le nuvole si mettono di traverso e ogni giorno il sole dovrà tramontare. Nessun problema, almeno per l’Agenzia spaziale europea (Esa): basta portarli nello spazio.

Recentemente l’Esa ha annunciato un nuovo programma esplorativo chiamato Solaris, il cui obiettivo è capire se è fattibile, dal punto di vista economico e tecnologico, lanciare in orbita strutture per l’energia solare, usarle per sfruttare l’energia del sole e farla arrivare poi sulla Terra.

Stop all’intermittenza

Nel caso in cui il progetto andrà a buon fine, entro il 2030 Solaris potrebbe iniziare a generare energia solare sempre disponibile direttamente nello spazio, che potrebbe arrivare a rappresentare il 10-15 per cento dell’energia totale utilizzata in Europa, contribuendo all’obiettivo dell’Unione europea (Ue) di 22azzerare le emissioni nette di anidride carbonica (CO2) entro il 2050. “Pensiamo alla crisi climatica e alla necessità di trovare soluzioni. Che cosa potrebbe fare lo spazio per contribuire a mitigare il cambiamento climatico e non limitarsi solo a monitorarlo dall’alto come abbiamo fatto negli ultimi decenni?”, chiede Sanjay Vijendran, che dirige l’iniziativa e ricopre un ruolo di primo piano anche nel programma dell’Esa sull’esplorazione di Marte.

Secondo Vijendran, il fattore chiave alla base di Solaris è la necessità di disporre di fonti di energia pulite e continue. A differenza dei combustibili fossili e dell’energia nucleare, il solare e l’eolico sono intermittenti: anche i parchi solari più soleggiati rimangono inattivi per la maggior parte del tempo. Non sarà possibile immagazzinare quantità massicce di energia dalle fonti rinnovabili finché non migliorerà la tecnologia che alimenta le batterie

Tuttavia, secondo Vijendran, gli impianti solari spaziali potrebbero generare energia per oltre il 99 per cento del tempo (nel restante 1 per cento circa, la Terra si frapporrebbe  tra il sole e gli impianti, bloccando la luce).

Il programma – che non ha niente a che vedere con l’omonimo romanzo di fantascienza di Stanisław Lem – è considerato un progetto “preparatorio”: questo significa che l’Esa ha già completato uno studio pilota, ma non è ancora pronta per lo sviluppo su larga scala. Solaris prevede la progettazione di una dimostrazione della tecnologia in orbita, da lanciare nel 2030 e la costruzione di una versione ridotta di una centrale solare spaziale a metà del prossimo decennio, che andrebbe poi ampliata. Per ora, i ricercatori dell’Esa inizieranno a studiare come assemblare i moduli di un grande impianto solare per mezzo di robot, per esempio nell’orbita geostazionaria a un’altitudine di circa 35mila chilometri. In questo modo, la struttura rimarrebbe costantemente sospesa sopra un particolare punto del nostro pianeta, indipendentemente dalla rotazione terrestre.



[Fonte Wired.it]