In effetti, già al primo uso si nota come la bici risulti assieme rapidissima e fluida: parte a razzo, ma senza strattonare e senza rischiare di ribaltarsi. Molte altre due ruote montano magari un motore più potente, sono più prestanti su salite complesse o in offroad, ma P275 SE è pensata su misura per la città. A livello di spinta massimo, il quinto, è davvero una saetta, per superare incroci e per avvantaggiarsi in svincoli con grande agilità, certo ci fossero state anche le frecce direzionali sarebbe stato meglio (vedi sotto).
A chi si rivolge Engwe P275 SE
Engwe P275 SE è una bici ottima per chi vuole una ebike per la città, per muoversi con grande comodità e reattività nel traffico e nelle numerose ripartenze dovute a semafori e attraversamenti pedonali. Il telaio sorride a chi non è troppo alto e al pubblico femminile vista l’assenza del tubo orizzontale. Ovviamente non è una bici pensata per l’offroad o per scalare lo Stelvio.
Due i difetti maggiori di questa ebike, se ci limitiamo alla sua area di competenza e applicazione quindi l’ambiente cittadino e salite brevi e non eccessivamente pendenti. Il primo è un display davvero troppo minimalista, che informa solo su stato della batteria, velocità, distanza e grado di spinta, sarebbe stato molto apprezzato almeno l’antifurto integrato, come quello della N1 Pro che può suonare quando mossa. Il secondo difetto è l’assenza delle frecce direzionali, che dovrebbero essere una dotazione di serie, per aumentare la sicurezza in strada.




