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venerdì, Mar 10

Eni scommette sulla fusione nucleare



Da Wired.it :

Eni spinge nella direzione della fusione nucleare. Da Devens, piccola località statunitense a 77 chilometri da Boston e sede di Commonwealth Fusion Systems, l’amministratore delegato della multinazionale italiana Claudio Descalzi non ha lasciato spazio a interpretazioni. “La fusione a confinamento magnetico – ha affermato, come riporta il Corriere della Seracambierà la geopolitica”.

Non ci saranno più tensioni – ha aggiunto l’ad –  tra i Paesi, perché tutti potranno produrre energia a basso costo con l’acqua, senza dipendere da petrolio, gas o carbone ma soltanto avendo la tecnologia. L’energia non sarà più la causa di una guerra perché tutti potranno averne accesso. Nessun paese potrà ricattare nessuno”.

La startup di Boston

Cfs è la startup nata nel 2018 dal Massachusetts Institute of Technology (Mit), proprio con l’obiettivo di sviluppare la fusione nucleare, che avviene tra due nuclei d’idrogeno e libera una grande quantità di energia: di fatto è “la reazione fisica – si legge sul sito di Enitotalmente naturale che alimenta il Sole e le altre stelle ed è dunque “una fonte di energia sicura, sostenibile e inesauribile”.

L’intenzione della startup è quella di industrializzare questo processo e distribuire l’energia elettrica su larga scala. Un’ambizione che Eni ha scelto di fare anche propria, investendo nella giovane società americana come principale azionista, con una quota pari al 19%, come ha confermato proprio nel corso dell’intervento a Devens Descalzi.

L’azienda italiana, per via di un accordo sottoscritto lo scorso 9 marzo tra il suo ad e quello di Cfs, Bob Mumgaard, ne è diventata azionista “strategica. Di fatto, Eni metterà a disposizione della startup le proprie competenze di ingegnerizzazione e la propria esperienza, per accelerare il processo di industrializzazione della fusione.

Primo test nel 2025

Nel dettaglio, l’azienda italiana fornirà a quella statunitense acciai speciali e superconduttori necessari a costruire Sparc, il primo impianto pilota, che dovrebbe generare energia già entro il 2025 e sorgerà all’interno del campus inaugurato a febbraio dal segretario all’Energia Jennifer Granholm.

La prima sfida che si pone Commonwealth Fusion Systems è quella di innescare la fusione per poi farla andare avanti in autonomia, come avviene sul Sole. Il passo successivo riguarderà la costruzione della prima centrale elettrica a fisione, Arc, che dovrebbe sorgere negli anni ‘30. “Avremo poi davanti a noi – ha spiegato Descalzi – quasi vent’anni per diffondere la tecnologia e raggiungere gli obiettivi di transizione al 2050”. 

Oltre a Eni, sono soci di Cfs anche Breakthrough Energy Ventures, il fondo di Bill Gates, la società di energia Equinor e The Engine, il veicolo di investimento del Mit. Potrebbero però investirci presto altri partner: come riporta sempre il Corriere, un documento della Casa Bianca ha infatti svelato che nel 2024 sarà investito per la fusione un miliardo, “il maggior investimento nella promessa di una fonte energetica pulita”.



[Fonte Wired.it]