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La città “madre di tutti i grovigli irrisolti, quella che dimostra che l’uomo, nonostante la sua cultura, i suoi studi e le innovazioni che fa, non sa ancora rispondere alle domande fondamentali: chi sono io? Chi sei tu? Come possiamo vivere assieme”. Dal palco del Wired Next Fest 2024 di Milano, Eraldo Affinati racconta così Gerusalemme, la città con cui conclude il suo libro Le Città del mondo (Feltrinelli) dove ne illustra 300, ciascuna in 1.300 battute.

Un inno alla sintesi, una ricerca dell’essenziale che lo ha portato a lasciarsi ispirare da immagini, esperienze, suggestioni e dettagli. Milano è narrata attraverso l’incontro dei ragazzi detenuti nel carcere minorile Beccaria, che la rende “il fossato dell’Europa“, New York, la prima in lista, resta invece “la madre di tutte le città, nonostante la sua precoce decadenza”.

Se 100 sono luoghi visitati di persona, ce ne sono altri 100 sognati, fortemente ispirati alle sue letture, e altri 100 inventati, città utopistiche, “nate da suggestioni liriche, da ossessioni, paure e mali umani che ho esorcizzato scrivendo”.

Una in particolare nasconde la storia di un suo alunno, arrivato da piccolo dalla Sierra Leone nel nostro Paese e angosciato per anni dall’idea di non sapere se la madre lasciata in Africa fosse ancora viva. Fino a quando Affinati non lo ha aiutato a trovarla e incontrarla, recandosi poi a conoscerla di persona, nella sua città. Città che non poteva non trovare spazio nelle 300 scelte, dato anche l’impegno che questo scrittore e insegnante ogni giorno mette nel portare avanti la scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana ai migranti che ha fondato assieme a sua moglie Anna Luce Lenzi.

Oggi ce ne sono un centinaio sparse per tutta Italia, sempre gratuite e sempre in linea con la loro modo di insegnare, dice Eraldo Affinati, “in cui la scrittura ti porta fuori da te stesso, ma in cui ciascuno deve essere sempre responsabile delle parole che sceglie, di quelle scritte e anche di quelle dette”.



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