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domenica, Nov 03

Eric Larsen di Image Comics: “Continuerò a scrivere Savage Dragon finché non morirò”


Il suo personaggio è un emblema degli anni Novanta, quando è stata creata l’etichetta simboli dei fumetti di cui i creatori detengono i diritti. Ci abbiamo parlato a Lucca Comics & Games

Abbiamo fondato la Image Comics perché fosse la società in cui avremmo voluto lavorare. Non possediamo niente, se non i computer su cui lavoriamo e poco altro. Non abbiamo alcuna proprietà intellettuale: restano tutte sotto il totale controllo degli autori“. Eric Larsen, celebre autore di Savage Dragon, uno degli artisti simbolo degli anni ’90, co-fondatore della più importante etichetta indipendente di comic book americani, è ospite a Lucca Comics & Games 2019 con Editoriale Cosmo. Ci siamo seduti con lui a scambiare quattro chiacchiere sullo stato dell’industria americana dei fumetti dei supereroi e della sua più celebre creatura, il dragone nerboruto dalla pelle verde.
Lei ha assistito allo sviluppo della editoria a fumetti Usa degli ultimi 30 anni. Qual è il cambiamento più importante in atto oggi?

“Negli Stati Uniti i fumetti sono tradizionalmente venduti attraverso la distribuzione diretta. Le fumetterie e i negozi specializzati comprano un certo quantitativo di albi sulla base della loro conoscenza delle opere e del pubblico. Devono prevedere quanto un albo venderà perché non vi è possibilità di mandare indietro i resi.

“Molti autori esordienti e nuovi editori si stanno spostando verso le librerie perché hanno bisogno di trovare nuovi spazi di visibilità per vendere le proprie opere. Si tratta spesso di graphic novel intimiste, opere personali, che trattano temi molto lontani da quelli che i lettori trovano nelle fumetterie dominate dai supereroi. Editori come Marvel e Dc si sono visti passare davanti con una certa sorpresa questo fenomeno che sta avendo molto successo e che sta aprendo il mercato americano a una maggiore varietà di opere attraverso canali diversi da quelli del passato”.

Come vi state muovendo voi e le altre case editrici tradizionali su questo fronte?

“Image Comics pubblica negli Stati Uniti ogni genere di fumetto, anche nelle librerie. È sempre più comune che gli autori di albi seriali pensino a come raccogliere un arco narrativo in un volume che poi verrà venduto nei bookstore. Questo però sta danneggiando i fumetti di supereroi perché in questo modo i singoli albi non hanno più senso se letti a sé stanti, non hanno né inizio né fine, ed è molto difficile iniziare a leggere una serie da un numero qualsiasi”.

Lei è il direttore finanziario di Image comics. Si parla spesso della crisi della editoria dei comic book americani. Ci sono ancora soldi da fare con i fumetti?

“In realtà il mio è solo un ruolo nominale. Siamo una società e abbiamo bisogno di darci dei ruoli. Ho pochissimo a che fare con le operazioni quotidiane della società e mi dedico più che altro a scrivere e disegnare Savage Dragon. Comunque la risposta è sì, ogni giorno c’è qualcuno che diventa ricco con i fumetti. Pensiamo a Robert Kirkman: non è poi passato tanto tempo da quando il suo The Walking Dead era un piccolo progetto personale stampato in poche copie”.

Come reclutate nuovi talenti?

“Spesso sono i nostri autori a segnalarci amici e conoscenti che lavorano nei comics e che a loro avviso rappresenterebbero valide aggiunte alla nostra scuderia. Difficilmente andiamo attivamente a caccia di nuove leve. Può capitare che degli autori completamente sconosciuti, degli esordienti, ci sottopongano i loro lavori; se funzionano, siamo pronti a pubblicarli. Un caso che mi viene in mente è quello di un autore al debutto che ci ha mandato un suo progetto completo, già scritto, disegnato e inchiostrato, che non aveva bisogno di alcun lavoro aggiuntivo, e che abbiamo giudicato valido e mandato in stampa così com’era. Quel ragazzo era Jonathan Hickman, che ora cura le testate mutanti in casa Marvel”.

Savage Dragon è uno dei fumetti simbolo degli anni ’90. Come è riuscito a tenere ancorati i fan attraverso i decenni rendendo il personaggio interessante anche per i nuovi lettori?

“Quello che ho fatto è stato far sì che il personaggio invecchiasse in tempo reale. Gli anni sono passati per Savage Dragon come passavano per i lettori e anche per me. Così il personaggio è cresciuto, ha dovuto affrontare nuove sfide, ha avuto un figlio. Permettere al tempo di scorrere in un fumetto significa seguirne i protagonisti da quando sono bambini, al liceo, all’università, al lavoro, fino a quando non si fanno una famiglia e oltre. Tutti i comprimari di Savage Dragon hanno l’età di persone che io conosco, così ho un punto di riferimento per quello cui vanno incontro in una determinata fase della loro vita, per come si comportano e anche, banalmente, per quanto sono alti”.

Quali sono i suoi progetti futuri per Savage Dragon o altre saghe?

“Continuerò a scrivere Savage Dragon finché potrò. Finché venderà o finché sarò in grado di farlo. Direi, se possibile, fino a che non morirò”.

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