Dopo un processo in cui per nove settimane sono state esaminate estensivamente montagne di prove, Erin Patterson è stata condannata il 7 luglio per l’omicidio di tre dei suoi parenti e per aver tentato di uccidere anche altre persone. La 50enne australiana è al centro di uno dei processi più chiacchierati tra l’Australia e il Regno Unito, dove il suo caso è stato seguito dai media con particolare attenzione, in una vicenda che sembra pronta per dare vita a una serie true crime delle più appassionanti. Tutto parte il 29 luglio 2023, nella città di Leongatha nella regione di Victoria, quando a un pranzo di famiglia Patterson serve a tavola un filetto alla Wellington, una ricetta che prevede di ricoprire la carne di manzo con uno strato di trito di funghi e della pasta brisé prima di cuocerla in forno. Peccato che i funghi utilizzati dalla donna fossero della specie tanto notoria e temuta delle Amanita phalloides, dalla tossicità elevatissima.
Al pranzo organizzato quel giorno, Patterson aveva invitato i suoi suoceri Don e Gail Patterson, nonché la sorella di Gail, Heather Wilkinson, e il marito di lei Ian; era invitato anche l’ex marito Simon Patterson, da cui era separata dal 2020, ma lui non si presentò, mentre i figli della coppia erano fuori al cinema. Il giorno dopo tutti e quattro gli ospiti sono stati ricoverati in ospedale per una sospetta gastroenterite, mentre Erin Patterson, che riportava sintomi come dolori addominali e diarrea, rifiutò il ricovero. Anche i figli della donna erano stati presi in cura, perché probabilmente avevano mangiato degli avanzi del filetto in un secondo momento. Tra il 4 e il 5 agosto, quindi quasi una settimana dopo, Gail Patterson, Heather Wilkinson e Don Patterson (di 70, 66 e 70 anni rispettivamente) sono morti in ospedale, mentre Ian Wilkinson (69 anni) è stato dimesso il 23 settembre dopo aver subito un trapianto di fegato.
I sospetti e le accuse
Già dopo le prime morti, la polizia di Victoria ha lanciato le indagini che si sono immediatamente concentrate sulla portata servita da Erin Patterson. Lei sostenne di aver comprato i funghi tre mesi prima, ma si era anche liberata di un essiccatore – gettato in un bidone da discarica piuttosto lontano da casa – dopo che, sostenne, le persone avevano iniziato ad accusarla di aver avvelenato volontariamente il pasto servito ai suoi parenti. Nel corso delle indagini, in ogni caso, era emerso che la donna aveva tentato di avvelenare il marito Simon Patterson in altre tre occasioni tra il 2021 e il 2022, anche se in quei casi le denunce erano state tutte ritirate. Secondo la difesa, Patterson aveva un buon rapporto con i suoceri e avrebbe solo accidentalmente utilizzato le Amanita phalloides al posto di funghi innocui. Durante il processo, però, sono emerse diverse discrepanze e contraddizioni nel suo resoconto (le bugie su un tumore alle ovaie, i viaggi in alcune zone note per ospitare quel tipo di funghi velenosi, il fatto che potrebbe aver mangiato da un piatto differente durante il famoso pranzo ecc.) che hanno complicato notevolmente la sua posizione.
Dopo un processo durato mesi, dunque, Erin Patterson è stata giudicata colpevole di tre omicidi volontari e di un tentato omicidio. Non è ancora stata quantificata la condanna, ma alcuni fonti giudiziarie sostengono che potrebbe trattarsi di un ergastolo. Ancora non del tutto chiaro, però, è il movente, anche se durante il processo è emerso il rapporto contrastante tra lei e l’ex marito, con diverse recriminazioni da parte della donna per quanto riguarda il mantenimento dei figli o la propria esclusione dalla dichiarazione dei redditi dell’ex partner. Ipotesi, indiscrezioni e rivelazioni si sono succedute per mesi in questa vicenda, ed è ovvio che già ci sia qualcuno interessato a trasformare il “processo del decennio” in un adattamento per la tv. Ci sta già lavorando Abc, la tv pubblica australiana, che vuole produrre Toxic, una “serie intricata che esplora gli eventi e i personaggi di questa storia vera senza nessun giudizio”, coinvolgendo diversi punti di vista.