Nella notte tra domenica 1 e lunedì 2 giugno, Catania è stata avvolta da un’enorme nube di fumo nero provocata dall’eruzione dell’Etna. Il vulcano, situato nella zona nord-est della Sicilia, è tra i più attivi a livello europeo.
Secondo quanto riferito dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania si sarebbe trattato di un “flusso piroclastico prodotto da un collasso materiale del lato settentrionale del cratere di sud-est”.
Il materiale incandescente ha poi superato il bordo della Valle del Leone, situata a circa 2.900 metri di altitudine, mentre dal cratere di sud-est è iniziata un’intensa attività esplosiva, con grandi fontane di lava. Il collasso di una parte del cratere, unito all’eruzione in corso, ha sollevato una densa nube vulcanica che ha superato i mille metri di altezza, risultando ben visibile anche a grande distanza. Nel corso del pomeriggio, l’attività del vulcano ha mostrato un progressivo calo, tanto che il livello di allerta, inizialmente fissato al massimo – rosso -, è stato abbassato a giallo. Intorno alle ore 19, l’eruzione era ormai in fase di esaurimento.
Anche se il tremore vulcanico ha toccato valori molto elevati, i fenomeni sismici associati sono rimasti limitati alle aree più alte del vulcano, senza causare danni o effetti nelle zone circostanti.