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sabato, Giu 20

Esame di maturità: cosa ci dicono le leggende metropolitane sulla scuola



Da Wired.it :

In occasione degli esami di maturità, ricordiamo alcune leggende studentesche nel mondo e il loro significato. Da Einstein somaro alle scaramanzie dei laureandi, dal quadro maledetto alla diffusione delle tracce

(foto: Michele Lapini/Getty Images)

La Covid-19 ci ha costretti a mettere in discussione molte cose. Una di queste è l’esame di stato, o esame di maturità. Si sarebbe dovuto organizzare in modo diverso anche quest’anno? Come? E se avessimo scoperto che non era fondamentale, non sarebbe stata l’occasione per abolirlo? Sappiamo com’è andata a finire. Valore didattico o no, è un rito di passaggio che i più ritengono giusto per gli studenti.

Così, con molte differenze, anche il 2020 ha la sua maturità, e come da tradizione l’evento è stato accompagnato dalla campagna Maturità al sicuroLa polizia sta vigilando su “leggende metropolitane, bufale e fake news” che possano incontrare gli studenti in questo periodo così particolare. In realtà la campagna di quest’anno sembra rivolta soprattutto alle nuove modalità di esame, cioè a informare/rassicurare i ragazzi in merito alle precauzioni anti Covid messe in atto.

Di sicuro le leggende metropolitane sono un’altra cosa. E senza dubbio è a scuola che molti di noi hanno il loro battesimo, cioè sentono per la prima volta queste storie improbabili raccontate come vere.  Quelle legate alla scuola in particolare, che spesso riguardano una prova da superare, ci possono dire molto su quel mondo. Nel suo libro  Trapianti, sesso, angosce. Leggende metropolitane in Italia (1998) l’antropologa Laura Bonato per esempio scrive a proposito di quelle accademiche: “l’edificio università e il suo ambiente circoscrivono gli individui che ne fanno parte all’interno di un microcosmo dove le voci di corridoio sono tenute in grande considerazione e il tam tam studentesco funziona a meraviglia. Da queste narrazioni traspaiono inoltre senso di appartenenza e condivisione, oltre che reciproca solidarietà tra gli studenti.”

Il quadro maledetto

Edwin Henry Landseer: Man Proposes, God Disposes, 1864 (Pubblico dominio)

Immaginate di dover svolgere l’esame di maturità in un’aula dove è appeso questo quadro. L’uomo propone, Dio dispone è stato dipinto nel 1864 da Edwin Henry Landseer e fa riferimento a una sfortunata spedizione polare. Nel 1845 Sir John Franklin partì con le navi Erebus e Terror cercando il Passaggio a nord ovest, per non fare più ritorno. Nessuno sa cosa sia successo di preciso all’equipaggio, ma le ipotesi si sprecarono. Compresa quella che si fossero mangiati a vicenda.

Il quadro è appeso in un’aula del Royal Holloway College (Londra), ma quando ci sono gli esami è coperto da una bandiera inglese. Il motivo, stando alla leggenda studentesca, è che il quadro fece impazzire un ragazzo. Dopo averlo fissato a lungo, cominciò a borbottare. Diventò sempre più irrequieto fino a che afferrò una matita e si ammazzò infilandosela nell’occhio. Sul suo compito c’era scritto ovunque “Gli orsi!”

Quel suicidio non è mai avvenuto, ma è vero che in quel college è tradizione coprire quel quadro. Semplicemente si pensava portasse sfortuna, e gli studenti hanno diritto alla scaramanzia. Come ha scritto il CeRaVolc è probabile che la storia del ragazzo impazzito sia arrivata in un momento successivo, offrendo una spiegazione più concreta e della sola sfortuna.

Il coraggio

Difficile che non l’abbiate sentita. A un temuto compito in classe il tema da sviluppare è “Il coraggio”. La leggenda narra che uno studente senza macchia e senza paura abbia consegnato quasi in bianco prendendo il massimo dei voti. Aveva scritto “per me il coraggio è questo” o qualcosa di simile. Come molte leggende anche questa è globalizzata, cioè è raccontata da studenti di tutto il mondo.

Secondo Snopes il compito sul coraggio fa parte di un famiglia di leggende che hanno in comune la risposta semplice, audace e geniale a una prova difficilissima. Un altro esempio è lo scritto di filosofia dove il professore ha messo una sola domanda: “perché?” A cui un eroe avrebbe risposto con “perché no?”. 

Cosa ci dicono queste storie? Secondo il folklorista Jan Harold Brunvand scaricano le tensioni della vita studentesca e, allo stesso tempo veicolano la fama di certi professori. In questo caso lo studente batte il professore sul suo stesso terreno, e il professore lealmente lo riconosce assegnando il massimo punteggio.

Geni incompresi

In una famosa striscia di Calvin & Hobbes Calvin si vanta con Susie di avere voti ancora peggiori di quelli che aveva Einstein, un ovvio indizio di genialità. Calvin si riferisce ovviamente alla storia che tutti abbiamo amato: se persino Einstein aveva brutti voti in matematica, la speranza è l’ultima a morire.

Ma Einstein è sempre stato eccellente in matematica, fin da bambino. Sembra che la storia sui brutti voti sia nata nel 1935, quando ne ha parlato la popolare rivista Ripley’s believe it or not. Anche il diretto interessato smentì, ma non servì. Un’ipotesi è che tutto sia nato da un banale errore di interpretazione. Il liceo che frequentava in Svizzera a un certo punto invertì la scala dei punteggi. Se vogliamo trovare un fondo di verità, quando Einstein provò a entrare al Politecnico di Zurigo (con due anni di anticipo) non fu ammesso. Ma le insufficienze del test di ingresso erano nelle materie non scientifiche.

E quella della lavagna col problema impossibile risolto da uno studente, a là Will Hunting? Tratto da una storia vera: nel 1939 l’allora dottorando George Bernard Dantzig risolse ben due famosi problemi di statistica. Arrivato in ritardo a una lezione di Jerzy Neyman a Berkeley, li aveva trovati sulla lavagna e scambiati per un compito a casa. Ammise che erano un po’ difficili, e infatti consegnò il compito scusandosi per il ritardo. Col tempo la realtà diventò leggenda. L’identità del giovane brillante (che diventò un celebre matematico) scomparve, mentre storie simili cominciarono spuntare nei campus universitari, con tutti gli abbellimenti nel caso.

Il cugino australiano

Che cosa non si darebbe per aiutino all’esame di maturità? Se solo si potessero conoscere in anticipo le tracce… Quest’anno non sarà un problema, perché l’esame di maturità non prevede scritto. Ma in passato un aiuto poteva arrivare, secondo la leggenda, dagli antipodi.

Il tam tam studentesco non lasciava dubbi. Nelle scuole italiane all’estero l’esame di maturità è basato sulle stesse tracce. Grazie alla magia della rotazione basterebbe una talpa in Australia per sapere qui da noi, con un congruo anticipo, quali saranno le tracce.

Nulla di vero, come spiegava bene Skuola.net nel 2010. Leggende come questa incoraggiano il traffico verso siti che dicono di aver ricevuto in qualche modo le tracce. Ma la macchina burocratica legata agli esami rende molto difficile, anche in un mondo iperconnesso, la diffusione anzitempo di questi contenuti.

Le statue lo sanno

Mentre nel mondo cadono gli idoli razzisti, vale la pena di ricordare che non tutte le vecchie (o non così vecchie) statue sono ugualmente rivoltanti. Nel libro Campus Legends: A Handbook (2004) la folklorista Elizabeth Tucker racconta di quelle che presidiano i campus universitari americani.

Statua di Andrew Dickson White’alla Cornell University. Sono visibili le impronte disegnate dagli studenti (Xtreambar at the English language Wikipedia / CC BY-SA)

Alla Cornell, per esempio, due statue omaggiano i fondatori: Ezra Cornell e Andrew White. Gli studenti ogni anno disegnano tra questi monumenti due serie di impronte. Leggenda vuole che quando uno studente vergine si laurea, le due state si incontrino e si stringano la mano. Molti campus hanno leggende del tutto simili. Se non sono illustri personaggi a sottolineare l’improbabile evento prendendo vita, ci pensano i ruggiti dei leoni scolpiti, come a Tuft e a Cincinnati.

Da noi sembra invece prevalere la scaramanzia. “Chi passa tra i leoni, non si laurea alla Bocconi”, dice l’adagio. E alla Sapienza è buona norma non fissare mai la Dea Minerva negli occhi, se ci si vuole laureare.

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[Fonte Wired.it]