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Estetiche investigative, il libro su come dare senso al presente e a ciò che non si vede

by | Dic 7, 2025 | Tecnologia


L’estetica investigativa, per come la definiscono Fuller e Weizman nel libro, è una pratica che commistiona arte, architettura e indagine forense per capire chi detiene il potere e come lo esercita. Non è solo una questione di dati o informazione, ma di sensibilità e attenzione, di strumenti che permettono di leggere i segni nascosti nelle cose e nelle immagini. In questo intreccio tra estetica e indagine, emerge una nuova forma di conoscenza, collettiva e critica, capace di produrre contro-narrazioni e smascherare dispositivi di controllo altrimenti invisibili. il libro Estetiche investigative non è solo una disanima delle pratiche coinvolte nel lavoro di queste inchieste e della comunità di pratiche sorta intorno a esse, è anche una riflessione sistemica sull’opacità di questa epoca, sugli strumenti tramite cui ne facciamo esperienza e sull’impunità, a Gaza come nel resto del mondo. Di questi argomenti, del rapporto tra verità, immagine e potere, abbiamo parlato in una conversazione con Matthew Fuller ed Eyal Weizman, che ci hanno raccontato come queste pratiche estetiche possano diventare una forma di resistenza e un modo di riappropriarsi dello sguardo sul presente.

Conversazione con Eyal Weizman e Matthew Fuller

Mentre leggevo l’edizione italiana del libro, stavo riflettendo nuovamente sull’idea di “estetica investigativa”, attorno alla quale gravita il testo. Cosa la rende così appropriata per il tipo di momento storico che stiamo vivendo con le interconnessioni tra politica e tecnologia? Perché pensate che sia esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, direi, per documentare la forma che i conflitti, ma anche molti altri argomenti, assumono questo momento storico?

Matthew Fuller: In primo luogo, l’estetica è diventata primaria in politica: la politica attraverso il sentimento, la politica fatta tramite l’affetto, tramite la rabbia, e tramite il risentimento. C’è stato un periodo di tempo in cui, quando Wired è nata come rivista, si poteva immaginare che ci fosse un’idea di speranza e la sensazione che il futuro si stesse sfogliando mensilmente nelle pagine della rivista. Ora, invece, c’è la sensazione che il futuro sia precluso, e tutto ciò che abbiamo è un movimento che va dalla rabbia al furore, dalla paura verso l’ansia. Quindi, questa è un tipo di estetica che di fatto è un’estetica dell’emozione. Allo stesso tempo, però, pensiamo che ogni cosa sul pianeta stia percependo qualcosa, ed è in relazioni dinamiche con tutto ciò che la circonda, e ogni forma materiale sul pianeta sta subendo una qualche forma di trasformazione, o molto lenta o molto veloce, a seconda di cosa sia. E quell’essere nel mondo, che ogni cosa sta sperimentando in modi diversi, ci permette di usare ogni elemento disponibile e di lavorare con ognuno di essi come un potenziale interlocutore. Ogni cosa, oggi, è una interlocutrice. Quindi possiamo interagire con ciò che il mondo sta sperimentando, subendo, sentendo, e usare questo come un modo per scoprire il mondo stesso. In terzo luogo, c’è anche un senso dell’estetica come un elemento specifico per le pratiche artistiche e qualcosa che si fonde con la tecnologia in modo univoco nel presente. Man mano che la cultura della tecnologia si è diffusa, le pratiche artistiche si sono appropriate dello sviluppo delle tecnologie per scoprire il mondo, per fare, per produrre nuove immagini del mondo. Penso che queste siano le cose che abbiamo raccolto con questo libro.

Ogni cosa può diventare potenziale interlocutrice in questa conversazione. Ciò che ho sempre trovato particolarmente affascinante è l’aspetto open source di questa estetica, perfettamente incarnato dal lavoro di Forensic Architecture. Questo approccio, che si basa sull’analisi di fonti aperte, può essere letto anche come una reazione agli ambienti digitali che si sono progressivamente fatti più chiusi e controllati. L’approccio open source può dunque essere considerato una risposta a questo stato di cose?



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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