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mercoledì, Dic 16

Europa, due passi e una spallata per il digitale

Da Punto-Informatico.it :

Due passi che per certi versi sono anche una piccola spallata: l’Europa ha messo nero su bianco i buoni propositi per il 2021, annunciando interventi per redirezionare il futuro digitale dell’Unione. Gli obiettivi espressi dalla Commissione Europea sono altisonanti: “Le nuove norme proteggeranno in modo più efficace i consumatori e i loro diritti fondamentali online e renderanno i mercati digitali più equi e più aperti per tutti“.

Un corpus normativo per tutto il mercato unico promuoverà l’innovazione, la crescita e la competitività e fornirà agli utenti servizi online nuovi, migliori e affidabili. Sosterrà inoltre l’espansione delle piattaforme più piccole, delle piccole e medie imprese e delle start-up, fornendo loro un facile accesso a clienti in tutto il mercato unico, riducendo nel contempo i costi di conformità. Le nuove norme vieteranno anche l’imposizione di condizioni inique da parte delle piattaforme online che fungono, o si prevede fungeranno, da controllori dell’accesso al mercato unico

Al momento siamo ancora nella fase degli annunci, ma il piglio sembra essere estremamente pragmatico. Le proposte in campo sono due e procedono a braccetto:

Legge sui servizi digitali

La cosiddetta “Direttiva sul commercio elettronico” non basta più: è segnata dagli anni e da un contesto profondamente mutato, soprattutto in termini di importanza per quel che è il ruolo degli intermediari online. Viene dunque a crearsi un nuovo spazio di mezzo che l’Europa intende normare in modo più preciso, senza lasciare mano libera al mercato poiché il mercato stesso evolve senza più una guida. La proposta, quindi, mette sul piatto “obblighi vincolanti a livello dell’UE si applicheranno a tutti i servizi digitali che collegano i consumatori a beni, servizi o contenuti e saranno previste nuove procedure per una più rapida rimozione dei contenuti illegali e una protezione globale dei diritti fondamentali degli utenti online“.

Aspetto fondamentale sta nel fatto che le piattaforme che raggiungono più del 10% della popolazione UE (oggi quantificabile in 45 milioni di utenze) debbono rientrare in una nuova categoria da normare con cui interagire con altri strumenti, affinché si possa garantire un controllo specifico laddove la piattaforma diventa di natura sistemica e non soltanto collaterale. Questi i punti su cui si focalizza la proposta della Commissione:

  • norme per la rimozione di beni, servizi o contenuti illegali online;
  • garanzie per gli utenti i cui contenuti sono stati erroneamente cancellati dalle piattaforme;
  • nuovi obblighi per le piattaforme di grandi dimensioni di adottare misure basate sul rischio al fine di prevenire abusi dei loro sistemi;
  • misure di trasparenza di ampia portata, anche per quanto riguarda la pubblicità online e gli algoritmi utilizzati per consigliare contenuti agli utenti;
  • nuovi poteri per verificare il funzionamento delle piattaforme, anche agevolando l’accesso dei ricercatori a dati chiave delle piattaforme;
  • nuove norme sulla tracciabilità degli utenti commerciali nei mercati online, per contribuire a rintracciare i venditori di beni o servizi illegali;
  • un processo di cooperazione innovativo tra le autorità pubbliche per garantire un’applicazione efficace in tutto il mercato unico.

Le due proposte perseguono un unico obiettivo: garantire a noi, in quanto utenti, l’accesso a un’ampia gamma di prodotti e servizi sicuri online e alle aziende che operano in Europa di competere liberamente ed equamente online così come offline. Si tratta di un unico mondo. Dovremmo potere fare acquisti in modo sicuro e poterci fidare delle notizie che leggiamo, in quanto ciò che è illegale offline è altrettanto illegale online

Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale

Legge sui mercati digitali

La legge sui mercati digitali è quella che sta preoccupando in queste ore Google, uno tra i primi gruppi ad aver espresso preoccupazione per i principi su cui l’UE sta lavorando. L’obiettivo, infatti, è quello di limitare le potenziali conseguenze negative derivanti dai comportamenti di piattaforme che hanno nel tempo assunto il ruolo di controllori dell’accesso al mercato digitale. I servizi che abilitano l’accesso sono veicoli di grandi opportunità, ma al tempo stesso concentrano su di sé troppo potere e la politica non può più abdicare alle proprie responsabilità nei confronti della tutela dei cittadini.

Si tratta di piattaforme“, spiega la Commissione, “che hanno un impatto significativo sul mercato interno, fungono da importante punto di accesso attraverso il quale gli utenti commerciali raggiungono i consumatori e godono, o potranno presumibilmente godere, di una posizione consolidata e duratura, che può conferire loro il potere di agire come legislatori privati e di costituire una strozzatura tra le aziende e i consumatori. Talvolta queste imprese hanno il controllo su interi ecosistemi di piattaforme e, qualora un controllore dell’accesso ponga in essere pratiche commerciali sleali, servizi preziosi e innovativi dei suoi utenti e concorrenti commerciali potrebbero non giungere al consumatore o il processo di accesso potrebbe essere rallentato“.

Il tema antitrust è chiaramente centrale da questo punto di vista, perché quando il cittadino non ha concreta possibilità di scelta (questione che si rende manifesta nel fatto che tale possibilità di scelta non viene nei fatti esercitata, creando monopoli de facto), allora il potere si concentra nelle mani di pochi. Concretamente, quindi, la Commissione propone una legge che prevede quanto segue:

  • si applicherà solo ai principali fornitori dei servizi di piattaforme di base più inclini a ricorrere a pratiche sleali, come i motori di ricerca, i social network o i servizi di intermediazione online, che soddisfano i criteri legislativi oggettivi per essere designati come controllori dell’accesso;
  • fisserà soglie quantitative come base per individuare controllori dell’accesso presunti. La Commissione avrà inoltre la facoltà di designare imprese che fungano da controllori dell’accesso, a seguito di un’indagine di mercato;
  • vieterà una serie di pratiche chiaramente sleali, come impedire agli utenti di disinstallare software o applicazioni preinstallati;
  • imporrà ai controllori dell’accesso di predisporre in modo proattivo determinate misure, ad esempio misure mirate che consentano al software di terzi di funzionare correttamente e di interoperare con i loro servizi;
  • prevederà sanzioni in caso di inadempienza, che potrebbero comprendere ammende fino al 10% del fatturato mondiale del controllore dell’accesso, al fine di garantire l’efficacia delle nuove norme. In caso di recidiva, queste sanzioni possono prevedere anche l’obbligo di adottare misure strutturali, fino all’eventuale cessione di determinate attività nei casi in cui non siano disponibili altre misure alternative altrettanto efficaci per garantire il rispetto delle norme;
  • consentirà alla Commissione di svolgere indagini di mercato mirate per valutare se a tali norme debbano essere aggiunte nuove pratiche e nuovi servizi dei controllori dell’accesso al fine di garantire che le nuove norme relative ai controllori dell’accesso tengano il passo con la rapida evoluzione dei mercati digitali.

Molte piattaforme online occupano ormai un posto centrale nella vita dei nostri cittadini e delle nostre aziende, e persino nella nostra società e nella nostra democrazia in generale. Con le proposte odierne stiamo organizzando il nostro spazio digitale per i prossimi decenni. Tramite norme armonizzate, obblighi ex ante, una migliore sorveglianza, un’applicazione rapida e sanzioni dissuasive provvederemo a garantire sicurezza, fiducia, innovazione e opportunità commerciali a chiunque in Europa offra e utilizzi servizi digitali

Thierry Breton, Commissario per il Mercato Interno

Roadmap

Le proposte della Commissione andranno ora in pasto al Parlamento Europeo. Il Parlamento potrà esprimersi in proposito, valutando le singole sfumature ed operando una approvazione “politica” del merito dei testi recepiti. Il voto favorevole del Parlamento renderà il testo definitivo direttamente applicabile in tutta l’Unione Europea, il che darebbe vita ad una nuova era per il mercato digitale UE. Un lavoro lungo un anno che giunge ora a compimento, insomma, e che potrebbe cambiare non di poco le prospettive ed i margini d’azione europei sull’azione delle grandi piattaforme tecnologiche internazionali.



Fonte Punto Informatico Source link