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venerdì, Feb 04

Europa, standard tecnologici nuovo terreno di scontro con Cina e Stati Uniti



Da Wired.it :

Il caso di internet è forse il più clamoroso. Nel 2020 la Cina ha presentato all’Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu), l’agenzia delle Nazioni unite che fissa gli standard del settore, una proposta di riforma degli standard di internet, nota come New Ip, subito accusata da Stati Uniti, Canada ed Europa di voler spezzare la rete globale in tante isole soggette a un maggiore controllo dei governi e perciò silurata. 

Il Dragone, tuttavia, non ha mollato la presa. I suoi tecnici si sono mostrati sempre più attivi ai tavoli internazionali dove si discutono le norme tecniche delle telecomunicazioni. La sua diplomazia ha persuaso alcune cancellerie africane ad appoggiare la sua proposta. E che si chiami ancora New Ip o meno, l’idea di ridiscutere il modello permissionless che è alla base dei protocolli di rete, Tcp/Ip, che da cinquant’anni hanno fatto crescere internet, è ancora viva. La riunione dell’Itu in programma a marzo a Ginevra potrebbe essere l’occasione per tornare alla carica.

Con queste premesse si spiega la controffensiva messa in campo dall’Unione europea. Una strategia comunitaria sugli standard tecnologici, digitali e per l’economia verde. Se i 27 vogliono che si facciano le cose a modo loro, è la linea di Bruxelles, devono pesare di più sui tavoli dove si decidono norme e regolamenti tecnici internazionali. Dall’intelligenza artificiale alle batterie per l’auto elettrica, dall’industria del gas (che per ora è rimasto all’interno della tassonomia degli investimenti considerati sostenibili) al cloud. Settori in cui l’Europa importa tecnologia e insegue i leader di mercato di Stati Uniti e Cina. In 30 anni il sistema comune di standardizzazione ha fissato 3.600 protocolli e l’Europa resta la casa di grandi aziende, ma nel digitale è un passo indietro.

Il caso di internet 

Prendiamo il caso dei protocolli di internet, quello che ha visto fare alla Cina la prima mossa. “La Commissione proporrà anche possibili misure politiche per promuovere lo sviluppo di standard chiave per internet, come IPv6”. Ovvero l’ultima versione dell’internet protocol (Ip), che gestisce gli indirizzi dei terminali e ne consente il dialogo. Standardizzata nel 1996, l’Ipv6 è ancora in fase di transizione. La stessa Commissione ha riconosciuto che il suo utilizzo è “ora più avanzato per via del grave esaurimento dell’offerta e dell’aumento dei costi degli indirizzi IPv4”, ma all’interno dell’Unione è “tuttavia disomogeneo”. 

Alcune fonti consultate in precedenza da Wired avevano segnalato l’attivismo cinese proprio in un gruppo sull’innovazione dell’Ipv6 (la più recente versione del protocollo) all’Istituto europeo per gli standard in telecomunicazioni (Etsi). Il presidente del gruppo di lavoro, il docente universitario Latif Ladid, a Wired aveva smentito che il team potesse essere usato per smantellare internet così come lo conosciamo. 



[Fonte Wired.it]