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Europol, una buona riforma dell’agenzia deve evitare la sperimentazione della tecnologia sui migranti

by | Nov 1, 2025 | Tecnologia


“La riforma amplierebbe le capacità di Europol in materia di sorveglianza biometrica e analisi massiva dei dati”, spiega Chloé Berthélémy, senior policy advisor di European digital rights (Edri), una rete internazionale di ong, esperti, attivisti e accademici che difende e promuove i diritti umani e le libertà fondamentali nell’era digitale. “Questa agenzia è già stata colta più volte nell’atto di trattare dati in modo illecito, di condividerli illegalmente con Frontex e di operare in condizioni di conflitto di interessi. Questa riforma non fa che peggiorare la situazione, e a pagarne il prezzo saranno le persone migranti e chi difende i diritti umani”.

La coalizione #ProtectNotSurveil definisce questo approccio “tecno-soluzionista”, cioè la convinzione che problemi complessi, come le migrazioni, possano essere gestiti attraverso tecnologie di analisi dei dati, invece che con politiche sociali o umanitarie. Dietro le innovazioni digitali, però, c’è un rischio strutturale, quello di testare strumenti di sorveglianza su gruppi vulnerabili. Sistemi di riconoscimento facciale, analisi predittiva e interoperabilità tra banche dati vengono spesso sperimentati ai confini, dove il controllo democratico è più debole.

Il rischio criminalizzazione dell’aiuto umanitario

La riforma Europol non è isolata, è parte di un pacchetto più ampio che comprende anche la revisione ancora in corso della direttiva 2002/90/CE sulla facilitazione, la norma europea che definisce cosa si intenda per “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare”.

La nuova versione introduce la possibilità di perseguire anche la istigazione all’immigrazione irregolare. Qualunque contenuto online che possa essere interpretato come incoraggiamento o supporto al passaggio dei confini potrebbe essere classificato come “illegale”. Ed è qui che la norma si intreccia con il Digital services act (Dsa), il regolamento europeo che impone alle grandi piattaforme online di rimuovere rapidamente i contenuti illegali segnalati dalle autorità. Il Dsa, infatti, non definisce cosa sia illegale, ma rimanda alle legislazioni europee e nazionali. La nuova direttiva colmerebbe questo vuoto, includendo i contenuti legati alla migrazione irregolare tra quelli potenzialmente rimovibili. In questo schema, Europol avrebbe un ruolo attivo nella segnalazione e nell’analisi, trasmettendo alle piattaforme i contenuti considerati problematici nell’ambito della lotta al traffico di migranti.

Secondo gli osservatori, questa norma rischia di criminalizzare la solidarietà e le attività di informazione rivolte alle persone migranti, incluse campagne di sensibilizzazione o la condivisione di numeri utili per richiedere soccorso.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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