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Guardarsi negli occhi, comunicare senza parlare, tra ammiccamenti e sguardi in direzioni uguali oppure opposte. È questa l’essenza di Eyecaht, progetto ideato da Neal Agarwal per mettere in contratto sconosciuti solo attraverso gli occhi. L’idea è nata dopo la chiusura definitiva della videochat Omegle, per abbinare persone estranee attraverso la quantità minima di video che avesse senso per stabilire un’interazione. Da qui è scaturita una chat in cui si comunica solo attraverso gli occhi, funzionale secondo l’ideatore per un duplice aspetto: mantenere una connessione umana da una parte, ridurre al minimo gli abusi dall’altra, perché non c’è possibilità di ritrovarsi all’improvviso immagini oscene in stile Chatroulette.

Basata sulla tecnologia eye-tracking, e quindi con importanti impatti sul fronte della privacy, la chat utilizza un modello di apprendimento automatico lato client per ritagliare il video e mostrare così soltanto la striscia del viso che corrisponde all’altezza degli occhi, senza spazio per la fronte sul lato superiore e per il naso su quello inferiore. Tracciando i movimenti oculari dell’utente, si creano interazioni a metà strada tra il divertente e l’imbarazzante, che sono le due sensazioni più gettonate da chi usa Eyechat. Il sito non permette di connettersi senza accendere la webcam del laptop e mostrare i propri occhi, utilizza la stabilizzazione per mantenere gli occhi al centro della scena e sfrutta una connessione peer-to-peer per collegare le persone.

Oltre alla sorpresa di un’app basata su un singolo senso per innescare una comunicazione non verbale, questa chat può rivelarsi utile per studiare gli sguardi e la spontaneità altrui ma anche per sperimentare la capacità dell’eye-tracking a livello sociale. La particolarità della chat determina interazioni brevi, perché dopo pochi secondi uno dei due utenti tende a disconnettersi. Ma questo non rappresenta un limite per Agarwal: “Nonostante tante persone siano convinte che Internet abbia perso la magia degli inizi, spero che Eyechat sia un piccolo promemoria per ricordare che può essere ancora divertente, strano e collaborativo”.



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