Seleziona una pagina
sabato, Set 28

Fabrizio Salini al Wired Next Fest: “Servizio pubblico in Rai è raccontare la complessità del presente”


L’amministratore delegato della Rai parla degli obiettivi della tv di Stato, fra innovazione digitale, offerta non lineare e recupero del pubblico giovane sperimentando nuovi linguaggi

salini
(foto: Frank Russo)

È dal 1997 che Fabrizio Salini lavora a vari livelli nella televisione italiana: si è occupato di realtà molte diverse fra loro, come Telemontecarlo, Fox Kids, Multithematiques, Sky Cinema, Fox Discovery e La7. Dopo una parentesi nella società di produzione tv Stand by Me, nel luglio 2018 è stato nominato amministratore delegato della Rai, arrivando dunque all’apice di una parabola che l’ha visto attraversare i cambiamenti più sostenuti e veloci del mondo televisivo degli ultimi anni. Proprio nella tv di Stato, la più grande industria culturale italiana, deve confrontarsi con cambiamenti ancora più radicali data l’importanza, la lunga storia e l’imponenza burocratica della struttura pubblica: proprio di questo parla dal palco del Wired Next Fest 2019 di Firenze.

È passato appunto poco di più di un anno dal suo insediamento in Rai ed è il momento di un primo bilancio. “Direi che è positivo, perché gran parte degli obiettivi che ci eravamo preposti non dico che sono stati raggiunti in toto, ma sono stati ben avviati. Su alcuni aspetti siamo un po’ più in dietro ma ci stiamo lavorando”, dice Salini. Il riferimento è soprattutto a due degli scopi che la sua gestione si era prefissata: da una parte un cambiamento dell’organizzazione e della cultura aziendale, dall’altra un processo di innovazione e trasformazione digitale dell’azienda.

Questo secondo punto passa in particolare dalla realtà di RaiPlay. “Fra un mese partiremo con un progetto monstre che coinvolgerà Fiorello, un’iniziativa multipiattaforma molto originale per uno show dal vivo”, spiega l’ad, che ne sottolinea il primato a livello europeo: “L’unicità a livello internazionale di questo progetto sta anche nell’ampliare l’offerta, certo, ma anche nell’utilizzarlo per colmare il gap digitale che in Italia esiste ed è pesante, per far conoscere a tutti quali sono i nuovi strumenti a disposizione”.

D’altronde quella di essere la più grande industria culturale italiana è una responsabilità molto forte: “È una responsabilità che cerchiamo convintamente e lo facciamo in vari modi, contribuendo all’allargamento dell’industria audiovisiva, coinvolgendo il pubblico più giovane, stimolando la creatività”, afferma Salini, per poi ammettere: “Oggi la Rai soffre effettivamente di una debolezza sulla filiera del processo creativo, dobbiamo aprire ancora di più le porte a creatività nuove, a nuovi talenti e soprattutto ai giovani”.

(foto: Frank Russo)

La questione dell’innovazione passa ovviamente dal digitale e dalla nuova offerta non lineare su cui Salini insiste in particolare: “Vero che in questo ambito tocchiamo palla un po’ in ritardo, ma lo facciamo in contropiede, segnando già un primo gol con Fiorello”.

E aggiunge: “Il nostro è un progetto che prende lateralmente i giganti come Netflix e Amazon, che insistono su un’offerta tutto sommato uniforme come serialità e cinema”. Anche la Rai presiederà questi generi ma ampliandoli sempre di più il ventaglio dell’offerta: “Ovviamente la fiction sarà fondamentale anche per RaiPlay, aprendo a nuovi linguaggi come il racconto del reale, puntando anche su progetti scripted per i giovanissimi o ancora su generi che non abbiamo storicamente mai esplorato, come il fantasy e la fantascienza”. L’obiettivo è chiaramente quello di recuperare il pubblico giovanile, “che negli ultimi decenni ci ha abbandonato”.

In mezzo a tutti questi obiettivi ha preso forma il piano industriale così tanto discusso negli ultimi mesi: “È stato approvato, sta procedendo e sono molto orgoglioso. Il nostro Paese aveva bisogno di una media company che mettesse il contenuto al centro, superando i ragionamenti verticali per compartimenti stagni che ormai sono superati”. Ovviamente il cambiamento è in atto ed è ancora in corso: “Su alcuni fronti dobbiamo fare di più e meglio, penso ad esempio che dobbiamo allontanarci a certi racconti del reale ancora troppo centrati su cronaca nera e crimine. Però sono molto fiero di alcune cose, come aver portato la nazionale femminile di calcio in prima serata o aver confezionato il programma di Ezio Bosso, che abbiamo fatto per insegnare e non per inseguire gli ascolti. Ecco, più affrontiamo la complessità del presente più stiamo facendo servizio pubblico”.

Ma cosa porterebbe Fabrizio Salini, che ha lavorato con grandi gruppi televisivi privati, da quelle realtà a quella pubblica della Rai? “Le risorse della Rai sono talmente grandi e varie che è difficile voler portarci qualcosa dall’esterno, però è vero che ogni tanto vorrei meno i riflettori puntati addosso su qualsiasi cosa succede a questa azienda. Il rumore di fondo e i pettegolezzi a volte rallentano tutto”, ammette Salini. Da qui ovviamente il tema si sposta anche sulla chimera sempre inseguita dell’autonomia della Rai dalla politica: “Abbiamo già un modello di governance piuttosto efficace in questo ma si può sempre migliorare. Credo che sia comunque fondamentale non farsi distrarre da tutto ciò che accade intorno e soprattutto lavorare sempre per valorizzare quell’elemento fondamentale che è il talento”.

Potrebbe interessarti anche





Source link