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martedì, Nov 09

Facebook, anche l’Europa ha voluto saperne di più sulle rivelazioni sugli algoritmi



Da Wired.it :

L’8 novembre al Parlamento europeo è stata la giornata di Frances Haugen, l’ex ingegnera di Facebook che nelle scorse settimane ha fornito migliaia di documenti interni all’azienda ai media e ai parlamentari americani mettendo in luce i problemi della piattaforma e la necessità di regolamentarla in modo più stringente.

Haugen nella sua trasferta oltre oceano ha incontrato il commissario europeo per il Digitale, Thierry Breton, insieme a Christel Schaldemose, l’eurodeputato relatore per il Digital services act (Dsa), la futura legge europea sui servizi digitali, e ha poi parlato davanti alla commissione per il Mercato interno e tutela dei consumatori (Imco).

Nel suo discorso iniziale la whistleblower ha parlato di Facebook ribadendo le sue considerazioni sulla pericolosità di molte scelte della sua ex azienda. “Sono qui oggi perché credo che i prodotti di Facebook danneggino i bambini, alimentino la divisione, indeboliscano la nostra democrazia e molto altro“, ha affermato Haugen, sottolineando l’incapacità della piattaforma di frenare le notizie false e l’incitamento all’odio.

Haugen ha affermato che l’azienda avrebbe gli strumenti per rendere i suoi social più sicuri, ma che ha sempre scelto di mettere i profitti davanti alla sicurezza dei suoi utenti. L’informatrice ha anche criticato l’impenetrabilità della società, che ora si chiama Meta, che rende impossibile ad autorità, esperti, ricercatori e persino ai propri azionisti accedere ai dati e capire come funziona e che influenza ha sulla società. Facebook però non può più essere “il giudice, la giuria, il pubblico ministero e il testimone” dello spazio digitale, ha detto Haugen, sostenendo sia impensabile che la piattaforma si autoregoli.

Haugen, in un’audizione durata tre ore, si è poi espressa sul Dsa. La legge, che dovrebbe essere approvata entro la metà del prossimo anno, punta a proteggere i diritti fondamentali dei consumatori e aumentare la trasparenza e la responsabilità delle piattaforme online. Quelle più grandi, come Facebook, dovranno rispettare codici di condotta, condividere i loro dati con le autorità e aprire i propri algoritmi, tra e altre cose.

Il Dsa, secondo la whistleblower, ha il potenziale per diventare un “gold standard globale” e ispirare altri Paesi, tra cui gli Stati Uniti, a “perseguire nuove regole che tutelino le nostre democrazie”. Haugen ha però avvertito che queste regole devono essere forti in materia di trasparenza, supervisione e applicazione, altrimenti “perderemo questa opportunità irripetibile di allineare il futuro della tecnologia e della democrazia”.

L’ex dipendente di Facebook ha consigliato ai parlamentari di evitare le possibili scappatoie che possono proteggere una società di questo tipo dalla sua vera responsabilità. Haugen ha suggerito in particolare di restringere il più possibile l’eccezione per i segreti commerciali che, se troppo ampia, l’azienda potrebbe sfruttare per negare l’accesso ai propri dati e algoritmi. Secondo la whistleblower, è poi necessario obbligare le piattaforme online a rendere pubbliche le valutazioni dei rischi e quindi consentire ai cittadini di compiere sceltepiù consapevoli.

Haugen ha sottolineato che Facebook è meno trasparente di altre piattaforme e potrebbe fare molto di più per rendere gli algoritmi più sicuri fissando limiti al numero di volte che i contenuti possono essere ricondivisi, aumentando i servizi in altre lingue e trovando modi per consentire agli utenti di moderarsi a vicenda piuttosto che essere moderati dall’intelligenza artificiale. Rispondendo alle domande dei parlamentari Haugen non ha invece appoggiato un divieto sulla pubblicità mirata sulle piattaforme.

Secondo Politico, nonostante l’interesse suscitato da Haugen, la sua audizione non avrà un impatto tale da cambiare le politiche contenute nel Dsa. Il giornale online ricorda che la vera partita per l’approvazione della legge si giocherà tra Parlamento, Commissione e Stati membri nei prossimi mesi.



[Fonte Wired.it]