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giovedì, Ott 15

Facebook e Twitter hanno limitato la diffusione di un articolo su Biden e l’Ucraina



Da Wired.it :

La scelta editoriale delle due piattaforme vuole combattere le fake news, ma in questo caso secondo i detrattori si tratta di una decisione politica, per giunta che riguarda una delle vicende più discusse della politica americana recente

(foto: Budrul Chukrut/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)

Mercoledì 14 ottobre Facebook e Twitter hanno deciso di limitare la distribuzione di un articolo del New York Post relativo al leak di un’email di Hunter Biden, figlio dell’ex vicepresidente e ora candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden, che dimostrerebbe il coinvolgimento di quest’ultimo nel presunto caso di abuso di potere in Ucraina che riguarda il figlio Hunter, uno dei temi più chiacchierati della politica americana degli ultimi anni (e a cui si ricollega la telefonata di Donald Trump al presidente ucraino Volodymyr Zelensky che nel 2019 che era costata un un processo di impeachment al presidente americano per aver cercato di reclutare una forza politica straniera per indebolire un avversario). La questione è al centro di una sequela di teorie cospirazioniste per screditare Biden agli occhi dell’opinione pubblica, in prossimità delle elezioni presidenziali del 3 novembre. 

Il New York Post paragona l’email trapelata a una “pistola fumante” contro Biden. Vista la situazione, la decisione editoriale di Facebook e Twitter ha fatto scalpore, alimentando il dibattito su come i social media dovrebbero affrontare la disinformazione prima delle elezioni negli Stati Uniti. In molti si sono detti contrari a quella che è stata inquadrata come una presa di posizione politica da parte delle due piattaforme social. Anche il presidente Trump ha deciso di mostrare il proprio sostegno al New York Post con un tweet della sera del 14 ottobre in cui critica le scelte editoriali dei due social network.

Di cosa parla l’articolo

Secondo la testata newyorkese, un messaggio (risalente al 2015) dimostra che Hunter avrebbe presentato a Vadym Pozharskyi, alto dirigente di Burisma, una società energetica ucraina del cui consiglio di amministrazione Hunter era diventato membro nel 2014. Meno di un anno dopo questa email, nel 2016, l’allora vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden – cioè il padre di Hunter – secondo le accuse avrebbe fatto pressione su alcuni funzionari del governo ucraino affinché licenziassero un procuratore che stava indagando per riciclaggio di denaro proprio su Burisma: è ciò che sostiene il New York Post.

L’articolo, tuttavia, fornisce poche altre prove a suffragio delle sue teorie. Come riporta Cnbc, il portavoce della campagna elettorale di Biden Andrew Bates ha dichiarato che “le indagini della stampa, durante l’impeachment, e persino di due commissioni del Senato a guida repubblicana sono tutte giunte alla stessa conclusione: che Joe Biden ha portato avanti la linea politica ufficiale degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina e non ha commesso alcun illecito. I funzionari dell’amministrazione Trump hanno attestato questi fatti sotto giuramento”. Bates ha negato qualsiasi incontro tra Biden e Pozharskyi e ha accusato il New York Post di non aver mai chiesto un riscontro dei fatti da parte di Biden prima di andare in stampa.

La reazione dei social network

In una mossa senza precedenti, si diceva, Facebook e Twitter hanno deciso di limitare la diffusione dell’articolo sui social. “Ometterò intenzionalmente il link al New York Post, ma voglio chiarire che questa storia può essere verificata dai partner che si occupano del fact-checking su Facebook”, ha twittato il 14 ottobre il portavoce di Facebook Andy Stone, “nel frattempo, stiamo riducendo la sua distribuzione dell’articolo sulla nostra piattaforma”.

Questa scelta editoriale, per Facebook, è arrivata sull’onda della sua nuova policy per combattere la disinformazione online, nell’ottica di “proteggere” da quest’ultima anche le elezioni presidenziali statunitensi (appena iniziate con l’early voting). Infatti, anche se l’azienda di Zuckerberg dichiara – per bocca del suo stesso fondatore – di non voler diventare “arbitro della verità”, negli ultimi mesi il social ha vietando numerosi tipi di contenuti ritenuti problematici, tra cui no-vax, negazionisti dell’Olocausto e la teoria del complotto QAnon.

Oltre che per la scarsa verifica delle fonti, Twitter ha bandito l’articolo del New York Post perché non è in linea con la sua Distribution of hacked material policy. Questa policy di Twitter infatti non “consente l’uso dei nostri servizi per distribuire direttamente contenuti ottenuti tramite l’hacking che contengono informazioni private, che possono mettere le persone in pericolo o contengono segreti commerciali”.

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[Fonte Wired.it]