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giovedì, Lug 11

Facebook, Libra mette nel mirino il business delle rimesse di denaro


Prende corpo il progetto della criptovaluta del social network. Il direttore Perez: “Niente concorrenza alle banche, saremo complementari”. Servizi a chi non ha il conto in banca

PARIS, FRANCE – JUNE 18: In this photo illustration, a visual representation of a digital cryptocurrency coin sits on display in front of a Facebook logo on June 17, 2019 in Paris, France. Facebook will announce Tuesday, June 18 the details of its cryptocurrency, called “¬†Libra¬†”. Like bitcoin, the best-known virtual currency, it will rely on blockchain technology. This universal currency must allow its users to buy products or services from the Facebook universe, which also owns Messenger, Instagram and WhatsApp. It will also be possible to transfer “Libras” between individuals. Several companies like Visa, MasterCard, PayPal and Uber have already joined the consortium created by Facebook. (Photo by Chesnot/Getty Images)

Inizia a prendere corpo il progetto di Libra, la criptovaluta proposta da un consorzio di 28 aziende guidato da Facebook. Mentre prosegue l’alzata di scudi delle banche centrali al progetto finanziario annunciato dal social network (la Federal reserve paventa rischi per il sistema della finanza), l’associazione di Libra delinea il suo programma di azione. Nessuno scontro frontale con le banche, ha spiegato Bertrand Perez, direttore generale e direttore operativo di Libra, al Forum dell’economia digitale di Facebook e Confindustria Giovani: “L’obiettivo è aumentare i servizi e colmare il gap dove le banche non forniscono attualmente prestazioni”.

Le rimesse di denaro

Uno dei settori nel mirino di Libra è quello delle rimesse di denaro all’estero. “Oggi 700 miliardi di dollari sono spediti ogni anno dalle persone che vivono in paese verso un altro paese e il costo medio delle commissioni per i trasferimenti calcolato dalla Banca mondiale è del 7%. Quindi, fondamentalmente, ogni anno togliamo il 7% di quella somma dalle mani di queste persone, che sono quelle che ne hanno più bisogno”, ha detto Perez.

E questo potrebbe essere uno dei servizi in cui Libra vuole inserirsi. “Possiamo fare molto meglio abbassando quel costo”, ha detto l’ex manager di Paypal, un sistema di pagamenti digitali. E ha aggiunto: “Non competeremo con le banche ma ci vediamo come complementari dei servizi esistenti a 1,7 miliardi di persone che oggi sono escluse dal sistema bancario”.

I dubbi delle autorità

Dei 2,3 miliardi di utenti mensili, dichiarati nei risultati finanziari del primo trimestre del 2019, Facebook ne conta 981 milioni nell’area Asia-Pacifico e 768 milioni nel resto del mondo, ossia Africa e America Latina. E proprio in alcuni paesi di queste regioni un’offerta finanziaria alternativa alle banche potrebbe rappresentare per Libra un grimaldello per attirare a bordo masse di clienti. Per questo il consorzio, di cui fanno parte anche società di telecomunicazioni, piattaforme fintech e società di ecommerce, guarda a chi non ha un conto in banca. In modo da svicolare dal confronto diretto con gli istituti di credito tradizionali.

Non a caso le rimesse di denaro sono tra i primi servizi allo studio. Tuttavia, toccherà vincere le resistenze delle autorità centrali. La stessa Banca centrale dell’India ha storto il naso all’ipotesi di una criptovaluta firmata Facebook.

Proprio per sciogliere le resistenze delle istituzioni nazionali il consorzio Libra (di cui oggi fanno parte 28 aziende, con l’obiettivo di arrivare a cento entro il 2020) dovrà convincere che non vuole mettere i bastoni fra le ruote alle banche. Perez ha delineato un suo schema: “Libra non sarà un asset speculativo, perché avrà una volatilità molto bassa, a differenza del bitcoin. Vogliamo che Libra sia usata per i micropagamenti. Non pensiamo che le persone avranno un conto in Libra, ma ci immaginiamo che convertiranno gli euro in Libra per eseguire una transazione e poi, se riceveranno Libra, la riconvertiranno di nuovo in euro”.

Progetto da costruire

Dalle parole, ora, occorre passare ai fatti e Libra dovrà dimostrare di mantenere le promesse. Il consorzio ha già abbozzato la sua strategia di business, ma per trovare ascolto nei palazzi del potere ora occorre che l’associazione si doti di una sua organizzazione, che nomini i suoi rappresentanti (quella di Perez è una nomina iniziale, occorrerà vedere se sarà confermato) e delineare i confini della sua attività.

E non solo: siccome alle spalle c’è Facebook, benché con altre associazioni, Menlo Park dovrà dare rassicurazioni sull’uso dei dati e sul rispetto della privacy, campi in cui finora ha inanellato un errore dopo l’altro. L’obiettivo è di avviare i primi progetti nel 2020: la maratona è cominciata.

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