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lunedì, Giu 15

Facebook no pagherà gli editori, piuttosto stop alle news

Da Punto-Informatico.it :

Da Menlo Park un secco no alla proposta avanzata nel mese di aprile dalla Australian Competition and Consumer Commission: Facebook non condividerà parte dei proventi generati in Australia con gli editori locali. Anzi, il social network replica che anche estromettendo del tutto la condivisione delle notizie dalla piattaforma l’impatto sul proprio business sarebbe trascurabile.

Australia ed editoria: il “no” di FB ad ACCC

Lo stato ha manifestato la volontà di introdurre un codice di condotta obbligatorio per le grandi realtà online così da garantire a chi si occupa di informazione un adeguato riconoscimento economico per i contenuti che finiscono sulle bacheche o nei feed dei servizi terzi. A inizio maggio anche Google si è dichiarata in disaccordo con l’autorità, definendo la propria mansione al pari di quella di un’edicola e rifiutandosi dunque di staccare un assegno per poter continuare a condividere le news. Di seguito alcuni estratti in forma tradotta dal comunicato di FB.

Nel gennaio 2018 abbiamo apportato cambiamenti al ranking del nostro News Feed per dare priorità ai contenuti da amici e familiari. Queste variazioni hanno avuto l’effetto di ridurre il pubblico esposto a contenuti pubblici dalle pagine, incluse le notizie. Nonostante questa riduzione nell’interazione con le news, gli ultimi due anni hanno portato a maggiori profitti, testimoniando come i contenuti editoriali siano altamente sostituibili con quelli generati dagli utenti e come le notizie non siano di valore sul lungo termine per il nostro business. Se non ci fossero news accessibili su Facebook in Australia, siamo fiduciosi che l’impatto sulle metriche delle community e sui guadagni di Facebook nel paese non sarebbe significativo.

Una presa di posizione dura quella del gruppo di Mark Zuckerberg: o così o nulla. Nel suo intervento la società sottolinea inoltre di aver generato 2,3 miliardi di click verso le pagine degli editori australiani nei primi mesi del 2020, dal valore equiparabile a 195,8 milioni di dollari.



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