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mercoledì, Ott 30

Facebook pagherà una multa per lo scandalo Cambridge Analytica


Si tratta di una sanzione da 500mila sterline che un ente regolatore del Regno Unito gli aveva imposto un anno fa, e contro la quale in origine l’azienda aveva deciso di appellarsi

Mark Zuckerberg (foto: Drew Angerer/Getty Images)

Facebook ha accettato di pagare la multa da 500mila sterline – pari a circa 580mila euro – che gli era stata imposta dall’Information Commissioner’s Office britannico a luglio 2018 per il caso Cambridge Analytica. L’ufficio del Regno Unito che si occupa di privacy e digitale aveva deciso di sanzionare Facebook perché riteneva che non avesse protetto i dati degli utenti e non avesse impedito che questi venissero utilizzati in modo scorretto.

Finora Facebook si era sempre rifiutato di pagare questa cifra e aveva fatto ricorso, ma nelle ultime ore ha raggiunto un accordo con l’Ico che gli permetterà, tra l’altro, di avere accesso a una serie di documenti sul caso che Londra aveva ottenuto – senza doversi per questo assumere alcuna responsabilità legale.

Lo scandalo Cambridge Analytica

La storia per cui l’Ico aveva deciso di multare Facebook risale al 2015 ma è stata scoperta solo a distanza di due e tre anni da alcuni tra i più influenti media del globo, ed è uno dei motivi principali per cui l’azienda di Mark Zuckerberg è diventata un osservato speciale.

L’aspetto che ha posto lo scandalo sotto i riflettori riguarda un’app di Facebook scaricata da 270mila persone nel mondo, This is your digital life, che prometteva di creare un profilo psicologico dell’utente che la utilizzava. L’app era gratuita ma – una volta che un utente si fosse iscritto utilizzando i suoi dati Facebook – lo sviluppatore avrebbe avuto accesso a una serie di informazioni sull’utente e i suoi “amici” sul social network, senza che questi ultimi ne fossero a conoscenza. In questo modo, This is your digital life ha raccolto i dati di milioni di utenti.

Queste informazioni sono state successivamente condivise con Cambridge Analytica, una società di consulenza britannica per il marketing online. Ciò teoricamente non sarebbe stato possibile perché il social vieta ai gestori delle app di vendere i dati raccolti ad aziende terze. Per un periodo di tempo Facebook – pur sapendo che cosa stava succedendo, come ha dichiarato la stesso Zuckerberg al Senato americano – non ha però fatto nulla, e questi dati sono stati utilizzati per influenzare e condizionare il voto degli elettori britannici e americani, rispettivamente a favore di Brexit (prima, nel 2016) e  Donald Trump (dopo, nel 2017).

Cosa succede ora

Come sottolinea Reuters, la multa ovviamente non peserà sui conti dell’azienda che vale 540 miliardi di dollari ma è il massimo che l’ente di regolazione potesse imporle, e arriva dopo altre due sanzioni importanti: quella da un milione di euro comminata dal garante della privacy italiano e quella da 5 miliardi di dollari imposta dalla Federal Trade Association, l’agenzia governativa statunitense che si occupa della tutela dei consumatori e della privacy.

James Dipple-Johnstone, commissario delegato dell’Ico, ha detto che la protezione delle informazioni personali e della privacy è di fondamentale importanza ed è contento di sapere che Facebook sta cercando di ottemperare a questi obblighi. “Ci aspettiamo che faccia ulteriori passi in avanti e impari da questo caso”.

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