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venerdì, Ott 01

Facebook, TikTok, Google davanti al ministero Giustizia sui minori



Da Wired.it :

Il dicastero avvia un tavolo per la sicurezza dei minori sui social network. Le grandi piattaforme saranno audite per capire come proteggere i più piccoli

Le grandi aziende e piattaforme del web – da Facebook a Google, fino a TikTok e altre – saranno ascoltate nelle prossime settimane al ministero italiano della Giustizia. E saranno coinvolte in una discussione allargata che includerà, oltre al ministero stesso, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), il Garante per la protezione dei dati personali e l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Il contesto è quello del tavolo tecnico sulla tutela dei diritti dei minori online, formalmente istituito lo scorso giugno ma di fatto diventato operativo solo a settembre. E si tratta di una prima volta assoluta per il nostro paese nel coinvolgimento diretto delle piattaforme social in un simile lavoro.

Wired ha saputo in anteprima, sulla scia della notizia circolata la settimana scorsa a proposito di un imminente calendario di audizioni allargate relative al tavolo tecnico, del coinvolgimento diretto delle big tech e dei colossi del web. Manca ancora l’ufficialità e fonti del ministero hanno riferito a Wired che nessun invito formale è ancora partito né esiste un calendario definito, ma la decisione sarebbe già stata presa e in cima alla lista ci sarebbero proprio Big G, il colosso di Mark Zuckerberg e il social cinese popolarissimo in Italia e amato dai più giovani.

Cosa sappiamo del tavolo su social e minori

Formalmente istituito della ministra della Giustizia Marta Cartabia,  che ha raccolto l’input arrivato dalla sottosegretaria Anna Macina, come anticipato il tavolo raccoglie 3 diverse authority nazionali, a dimostrazione della trasversalità e della complessità del tema, tale da richiedere un confronto ampio. A presiedere il tavolo è la stessa Macina, che guida i lavori sul macrotema della tutela dei diritti minorili in relazione agli strumenti digitali in rete, naturalmente con particolare attenzione ai social.

Passato finora quasi inosservato ai media, il cosiddetto tavolo Macina – come lo chiamano al ministero – ha già individuato le principali aree su cui concentrare il lavoro. Anzitutto la regolamentazione dell’accesso ai social per gli under 13, superando la normativa attuale (che si limita a fissare il limite d’età) e garantendo la presenza di quegli strumenti di reale controllo, sanzione e verifica che a oggi mancano. Poi il tema dello sfruttamento dell’immagine dei minori, per esempio per chi finisce inconsapevolmente in rete magari per un’eccessiva visibilità sui social determinata dai genitori stessi. Ci stiamo peraltro avvicinando al momento, in proposito, in cui per la prima volta una generazione diventa maggiorenne dopo avere avuto potenzialmente proprie foto su pubblicate su Facebook fin dal momento nascita.

Ulteriore area, se vogliamo a corollario della questione d’immagine per i minori, è il tema dei baby-influencer, che a volte hanno un fatturato per nulla trascurabile ma sono privi di tutele (se non quelle date dalla famiglia, che però non sempre agisce nel reale interesse del minore). Appena qualche mese fa in Francia è stata approvata una legge su questo aspetto specifico, riconoscendo il diritto all’oblio alla maggiore età, con la possibilità di ottenere la cancellazione in rete delle proprie immagini ritenute inopportune quando si diventa maggiorenne.

Fonti del ministero della Giustizia, in proposito, hanno detto a Wired che l’obiettivo del tavolo italiano è andare oltre l’esempio francese e arrivare a colmare il vuoto normativo che riguarda l’accesso dei minori e i baby-influencer. E che tra le finalità del tavolo c’è anche di lavorare a campagne di sensibilizzazione rivolte a minori e famiglie, puntando su formazione ed educazione ai media.

Il momento giusto?

La questione del tempismo è certamente decisiva su questi temi, e il tavolo è nato nel 2021 per una combinazione di motivi. Il primo, di contesto, è che stiamo uscendo da una pandemia durante la quale abbiamo imparato a familiarizzare con gli strumenti digitali ed è cambiata la nostra percezione delle tecnologi digitali (a cominciare dalla didattica a distanza, a proposito di minori). Le ore di connessione si sono moltiplicate, e collettivamente abbiamo realizzato quali siano le enormi potenzialità e opportunità date dal digitale e della rete, prendendo allo stesso tempo atto di rischi e conseguenze negative che possono derivare da un uso distorto della rete.

Di fronte alle novità emerse negli ultimi 20 mesi, il legislatore si trova presumibilmente nella condizione di dovere ora rincorrere la realtà, cercando di dare un minimo di ordine a quello che è successo e alle trasformazioni avvenute. E a questo si aggiunge che è in fase di recepimento in parlamento la Direttiva europea 1808 del 2018, che contiene aspetti correlati ai media audiovisivi e regola cosa possono fare le authority competenti.

Ma oltre alla coscienza e alla sensibilità collettiva, e al momento fertile sul fronte legislativo, forse i tempi sono maturi soprattutto per le piattaforme stesse, che in questa fase storica non hanno più come priorità la crescita spasmodica e vertiginosa dei propri utenti, ma hanno l’esigenza di volersi consolidare, di guadagnare la fiducia delle persone e di lavorare in trasparenza. Una sensazione confermata anche da alcuni piccoli segnali specifici: proprio questa settimana Facebook ha annunciato lo stop al programma Instagram for kids a seguito di un’inchiesta del Wall Street Journal a proposito di una ricerca (commissionata dall’azienda stessa) secondo cui l’uso abbondante della piattaforma sarebbe dannoso per i più piccoli. Anche se in realtà le ricerche finanziate da Facebook sono molte di più, è significativo che appena in 48 ore dalla pubblicazione dell’inchiesta l’intero programma sia stato stoppato.

Oppure, allo stesso modo, TikTok ha dimostrato buona volontà di intervenire bloccando gli accessi ai giovanissimi dopo alcuni fatti di cronaca drammatici collegati a under 13 sulla sua piattaforma. Anche se restano questioni aperte sul come possa l’azienda regolare gli accessi, su come svolgere concretamente la verifica dell’età degli utenti, su quale affidabilità possa avere l’azione e quanto i blocchi si rivelino efficaci, è innegabile che si tratti di una manifesta volontà di dimostrarsi interlocutore affidabile.

Spirito di collaborazione?

Raggiunta da Wired per un commento, la sottosegretaria Macina ha spiegato che “l’obiettivo del tavolo è creare una cornice normativa adeguata alle sfide che abbiamo davanti. Servirà un grande lavoro di sensibilizzazione orientato non solo ai ragazzi ma anche alle famiglieCredo che i tempi siano maturi, la pandemia è stata un acceleratore: siamo tutti più consapevoli delle opportunità della rete ma anche dei rischi, soprattutto per i più piccoli. E vogliamo un ambiente digitale sano per i nostri figli”.

Insomma, dalle premesse lo spirito del tavolo non pare affatto inquisitorio o di contrapposizione, ma fondato – al di là delle ovvie differenze di punti di vista – sulla volontà di collaborare. D’altra parte, venuto meno con la pandemia quello stigma sociale per lo smartphone in mano ai minori, è forse giunto il momento di valutare con franchezza aspetti positivi, meno positivi e conseguenze negative che possono esserci nell’uso dei social, per creare un ambiente di relazione digitale il più possibile sereno e positivo.

Staremo a vedere se, una volta messi allo stesso tavolo esperti, authority, aziende, università, associazioni, Polizia postale e stakeholder vari, tutto resterà costruttivo come parrebbe dalle premesse.





[Fonte Wired.it]