Un’atleta fuori dall’ordinario per battere un limite insormontabile. Faith Kipyegon ha 31 anni, nel 2018 ha avuto la figlia Alyn ed è la mezzofondista più forte del mondo. Oro olimpico nelle ultime tre edizioni dei giochi sui 1500 metri (Rio 2016, Tokyo 2020 e Parigi 2024), con altrettanti titoli iridati, e detentrice del record del mondo nei 1500 metri, 5000 metri e nel miglio, la campionessa keniana vuole aggiornare il suo palmares con un traguardo storico: essere la prima donna a sfondare il muro dei 4 minuti nel miglio.
Stavolta sarà diverso, però, perché il 26 giugno allo Stade Charléty di Parigi non ci saranno rivali da superare ma un cronometro da (ab)battere, correndo 1609,34 metri in meno di 240 secondi. Considerato dagli anni Settanta come riferimento per le abilità atletiche, il miglio è ancora oggi una distanza che mette a dura prova corpo e mente, specie in un tentativo estremo, senza precedenti in campo femminile. “Ho raggiunto tutti gli obiettivi, quindi perché non sognare di realizzare qualcosa ritenuto impossibile?”, è il concetto su cui Kipyegon trae forza per convincere se stessa e ispirare le altre donne a superare barriere percepite come inavvicinabili.
Pensare in maniera diversa
Per sfidare i limiti umani, la mezzofondista conta su un lungo processo di avvicinamento pianificato nei minimi dettagli con il suo allenatore Patrick Sang e sul supporto di Nike, che per il progetto Breaking4 ha creato materiali personalizzati, in relazione alle necessità dell’atleta e dell’impresa da centrare. “Di cosa stiamo parlando? È qualcosa di impossibile”, è stata l’immediata e istintiva reazione di Brett Kirby, Ricercatore capo dell’Innovazione applicata alle prestazioni di Nike. Che poi ha cambiato idea, guidando il team interfunzionale composto da esperti dei materiali e di ammortizzazione, biologi, biometristi, neuroscienziati e fisiologi, oltre a designer e progettisti.
“La prima cosa che ha chiesto Faith è stata la libertà di movimento, per essere leggera e sentirsi veloce durante la corsa. Ci siamo concentrati quindi sulla leggerezza e comodità dei materiali, consapevoli di dover andare oltre i preconcetti naturali per pensare in maniera diversa e fare scelte che normalmente non faremmo, al fine di creare prodotti ottimizzati per la sfida e personalizzati sulle necessità dell’atleta”.