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giovedì, Ott 10

Fake news online, l’UE alza le barricate


Il Parlamento Europeo si è espresso a larga maggioranza: occorre evitare che le fake news divulgate online possano diventare un’arma efficace per le politiche predatorie di paesi esteri che, diffondendo false informazioni attraverso bot e social network, riescono a destabilizzare, deviare ed eventualmente controllare i risultati elettorali.

Solo quest’anno, rileva il Parlamento nel proprio report, sono stati rilevati già 998 casi di disinformazione di matrice russa: si tratta di tanti piccoli proiettili informativi impazziti che, sparati tra la folla dei social network e dei motori di ricerca, sono in grado di colpire con efficacia. Con quali effetti? Questo sarebbe un altro discorso e tutto da verificare, ma che l’UE sembra voler dare per assodato: la disinformazione non è soltanto un fenomeno deviante, ma sarebbe altresì usato con finalità precise come uno strumento politico ed economico.

Le ingerenze elettorali straniere sono una minaccia per le democrazie europee e gli unici a beneficiarne sono i movimenti anti-UE e le forze estremiste e populiste.

La disinformazione russa spaventa l’UE

I deputati affermano di essere estremamente preoccupati dal “carattere altamente pericoloso della propaganda russa”, la principale fonte di disinformazione in Europa. I casi di fake news attributi a fonti russe sono infatti più che raddoppiati dal gennaio 2019 (998) rispetto allo stesso arco di tempo nel 2018 (434). Inoltre, nella risoluzione si condannano fortemente le “azioni sempre più aggressive” compiute da attori statali e non statali di paesi terzi che cercano di compromettere la sovranità di tutti i Paesi candidati all’adesione all’UE nei Balcani occidentali e nei Paesi del partenariato orientale.

Nel voto del Parlamento Europeo c’è peraltro un riferimento diretto all’ in quanto l’analisi affronta anche il tema dei finanziamenti illeciti poiché il filo conduttore tra i due ambiti è l’invadenza russa negli affari europei:

Nel testo si rimanda anche ai casi denunciati da Der Spiegel e Süddeutsche Zeitung nei confronti del Partito della libertà austriaco, da Buzzfeed e L’Espresso (il 10 luglio 2019) nei confronti della Lega per Salvini Premier e alle denunce della stampa britannica a proposito della campagna Leave.EU.

Il Parlamento Europeo, nello specifico, ha deliberato con 469 voti favorevoli e 143 contrari il potenziamento della task force East StratCom al fine di monitorare ed arginare l’invasione russa attraverso questa continua, sottile e massiva campagna fatta di fake news. Più fondi e più poteri alla task force, insomma, in virtù di un allarme che va potenziandosi e che potrebbe minacciare il corretto equilibrio informativo sulle tematiche politiche.

Si invitano inoltre i social media a cooperare nella lotta contro disinformazione, senza compromettere la libertà di espressione, mentre l’UE dovrebbe elaborare un quadro giuridico che possa far fronte alle minacce ibride (attacchi informatici e disinformazione).

Il Parlamento Europeo ricorda inoltre come entro il 2020 vi saranno almeno 50 votazioni sull’intero contesto europeo, situazione che rende il continente particolarmente esposto a questo tipo di attacco: una guerra fredda digitale, insomma, con il Parlamento Europeo del tutto persuaso di essere alla mercé della fabbrica di bot e contenuti di matrice filo-russa. Guerra di fronte alla quale l’UE intende alzare le proprie barricate, benché al momento non sembri chiaro cosa si intenda realmente fare oltre al finanziare in modo più corposo la task force deputata al controllo della situazione.



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