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giovedì, Giu 11

Farmacia, app di consegne a domicilio rivoluzionano il business



Da Wired.it :

Le piattaforme di ecommerce si inseriscono nella distribuzione di medicinali. Dopo il boom durante il lockdown, l’obiettivo è di stabilizzare il mercato. E i farmacisti rispondono

L'insegna di una farmacia (Getty Images)
L’insegna di una farmacia (Getty Images)

Niente coda dal medico, niente fila in farmacia, e, soprattutto, nessuna necessità di uscire. Le medicine arrivano direttamente sulla porta di casa già da tempo: quello che è cambiato negli ultimi mesi è il boom delle app per la consegna dei farmaci a domicilio sulla scia delle misure di contenimento per il coronavirus.

Le app si inseriscono su un mercato che ha accettato con fatica le liberalizzazioni volute da Bersani nel 2006 e a cui ha risposto con la “farmacia dei servizi”: non più luogo dove si acquistano solo medicine, che ormai sono disponibili anche altrove, ma punto di riferimento per molte attività legate alla sfera della salute. E ora c’è la consegna a domicilio. Che oltre allo scontro tra tradizionalisti e innovatori, pone altri tipi di problemi a cui questo genere di piattaforme ci ha abituato. Privacy, gestione delle consegne (dalla tutela dei fattorini al traporto a temperatura controllata) e, non ultimo, l’enorme potere sui flussi. Il timore dei farmacisti? L’effetto-Amazon: chi è iscritto alla piattaforma rientra nel panorama percepito dall’utente; chi ne è fuori, semplicemente, rischia di non esistere.

Nuovi servizi

Le farmacie italiane sono 19.300 (fonte: Federfarma). Esiste una statistica che dice che, in media, bastano sei minuti di cammino per trovarne una. Una presenza che nelle città è così capillare da rendere difficile creare un legame di fedeltà con il cliente. Ma c’è un altro aspetto peculiare: la perfetta sostituibilità del prodotto.  Quando i farmaci vengono consegnati dal fattorino, il brand del negozio, i vasi di ceramica e i mobili antichi, retaggio di una tradizione costruita nel corso dei decenni, non servono più a nulla. Ciò che conta è solo il valore d’uso.

In questa cornice stanno provando a inscriversi i nuovi servizi che sfruttano rete e smartphone. Come Pharmap. Nata nel 2016, nel giro di pochi anni ha raggiunto ottimi risultati in termini di fatturato partendo dalla sede di Palermo, in Sicilia. Ora si appresta a sbarcare in Francia, a Parigi. Qual è il modello di business? “Il prezzo del farmaco per il cliente rimane lo stesso – spiega a Wired Gabriella Trapani, marketing manager della società – L’utente paga in più solo il servizio di consegna, ricarico che giriamo ai partner logistici. Il nostro fatturato? Arriva dalle farmacie, cui proponiamo un abbonamento annuale”.

Oltre alla consegna a domicilio, Pharmap propone anche la modalità click and collect, tramite cui si può prenotare il medicinale (anche quelli con ricetta) e ritirarlo in negozio senza costi aggiuntivi. Il bacino d’utenza potenziale, secondo Pharmap, è di 13 milioni di persone, pari al 22 per cento della popolazione italiana, con un valore totale del mercato ecommerce stimato in 315 milioni di euro per l’anno in corso. Una torta appetitosa. L’app ha conosciuto un vero e proprio boom nei mesi del coronavirus: nel mese di marzo 2020 le cifre diffuse evidenziano un +600% rispetto allo stesso periodo del 2019, a fronte di una crescita del 148% del mercato farmaceutico online (fonte: Il Sole 24 Ore).

Ma perché una farmacia dovrebbe iscriversi? “Le farmacie hanno perso mediamente il 42% degli ingressi durante il Covid-19, mentre le ricerche online correlate alla keyword ‘farmaci a domicilio’ sono circa 50mila al giorno”, sostiene la manager. E aggiunge: “Le farmacie dotate di ecommerce sono solo il 3,4 % del totale, quindi circa 800. Ma gestire un sito e portare traffico non è facile. La nostra app consente il consolidamento della clientela, oltre alla riduzione dei cosiddetti ‘sospesi’, i farmaci, cioè, prenotati e non ritirati”. Secondo Trapani, “le farmacie presenti sulla piattaforma mostrano in media un fatturato aggiuntivo di 150mila euro”, un effetto dovuto alla capacità di convogliare gli ordini.

Consegnare farmaci a domicilio pone un altro, non trascurabile, problema, quello della privacy. “Gestiamo i dati in ottemperanza al Gdpr – spiega Trapani –. Le informazioni sono trattate solo limitatamente alle finalità di gestione dell’ordine. Quelle sensibili non vengono condivise con terzi. Nome e cognome del paziente non sono associati al tipo di prescrizione.  Inoltre, dotiamo le farmacie di strumenti come buste opache e adesivi, che rendono il medicinale irriconoscibile”.

La risposta di Federfarma

Tuttavia davanti all’avanzare delle piattaforme i farmacisti fissano dei paletti. “Premesso che la consegna di farmaci è legale ed anche utile, la disintermediazione del professionista a mio giudizio è pericolosa”, commenta a Wired Marco Cossolo, presidente nazionale di Federfarma, che rappresenta le private convenzionate con il sistema sanitario nazionale: “Non è questione di essere contrari o a favore.  Dal mio punto di vista, bisogna solo assicurarsi che le regole siano rispettate, ed essere certi di non allontanare il paziente dal professionista”.

Parole di pace, ma il sindacato è corso ai ripari. Il 20 giugno uscirà un’app realizzata dalla controllata Promofarma. Cossolo insiste: “La nostra proposta metterà al primo posto la tutela della libera scelta da parte del cittadino. La privacy? La rispetteremo, questo è sicuro: peraltro, il farmacista conosce già oggi la prescrizione del paziente. Posso solo dire che inserire un soggetto terzo nella catena significa inserire un passaggio ulteriore”.

Dottor Farma, questo il nome dell’app, sarà innanzitutto un servizio click and collect basato su chatbot. Una volta connessi, diventerà possibile comunicare il numero di ricetta elettronica o inviare il pdf della prescrizione e andare a ritirarlo. Il servizio di consegna a domicilio sarà in capo alla farmacia. “L’ipotesi di un accordo nazionale con un player di settore è stata scartata per problematiche legate ai costi e alla gestione – spiega a Wired Fabrizio Zenobii, amministratore delegato di Promofarma che ha seguito il progetto -. Prossimamente sarà operativo anche un servizio di teleconsulto. Ci tengo a sottolineare il nostro servizio sarà gratuito per tutto il 2020”. E dopo? “Vedremo, anche in base ai risultati”.

Occorrerà vedere anche se le abitudini maturate durante il lockdown proseguiranno. “Si dice che servano 21 giorni per consolidare un’abitudine – riflette il manager –. Nel caso del Covid-19 parliamo di una crisi lunga qualche mese, quindi il problema non è il tempo. Il fatto è, piuttosto, che la richiesta è già calata rispetto ai giorno del lockdown. Non solo. In farmacia, a differenza di quanto accade al supermercato, lo scontrino medio è basso, quindi il costo del trasporto incide di più”. Come sarà il futuro, quindi? “Più che il semplice ritiro del farmaco, a mio modo di vedere si svilupperanno servizi che forniranno accesso rapido alla prescrizione medica: a chi richiede sempre la stessa ricetta basterà connettersi, senza la necessità di andare dal medico”, dice l’ad. Di diverso avviso Pharmap, per la quale lo scontrino medio del cliente web è del 44% più alto rispetto a quello di chi si reca in negozioo.

Gli altri servizi

Quello che è certo è che il mercato è in fermento. La scaleup palermitana ha già stretto accordi con grandi gruppi del farmaceutico e della distribuzione, che hanno fiutato il momento. Al momento l’azienda non ha effettuato round. Se il trend rimanesse questo, però, potrebbe arrivare l’offerta giusta.

Ma è ancora presto per le scommesse. Se il virus ha sicuramente contribuito alla diffusione di servizi innovativi digitali, la fiammata potrebbe, però, ridimensionarsi nelle cifre. Quello che appare certo è che un’altra barriera psicologica sta cominciando a disgregarsi.  Sono molti i nuovi servizi che si stanno diffondendo nel mondo farmaceutico con la promessa di cambiare le abitudini consolidate dei consumatori.

Un esempio è la barese Carepy, che permette ai pazienti di monitorare l’aderenza alle terapie, ma include nel controllo anche i medici, che possono sapere in tempo reale se il paziente rispetta le prescrizioni. Il farmacista, invece, può controllare le scorte e le scadenze dei farmaci e inviare consigli, fidelizzando la clientela.

Anche in questo caso, il tema è quello dei dati: centrale per la crescita del settore sarà il ruolo forte e indipendente delle authority, che dovranno essere in grado di generare fiducia con poteri sanzionatori efficaci. Anche perché le big tech stanno arrivando. Amazon si è già dimostrata interessata a sbarcare in Europa dopo le sperimentazioni negli Stati Uniti, e c’è da scommettere che le altre seguiranno. In Colombia e Sudamerica, l’unicorno Rappi, attivo nel food delivery, ha annunciato nei mesi scorsi di essere interessato a portare a domicilio medicine e dottori e ha siglato un accordo con la francese Sanofi.

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[Fonte Wired.it]