Le memecoin: il fenomeno delle criptovalute nate come presa in giro
In principio erano Dogecoin e Shiba Inu, caldeggiate da Elon Musk. Poi a ridosso delle elezioni americane sono state lanciate $Trump e $Melania. Mentre il presidente argentino Javier Milei ha sostenuto $Libra e la Repubblica Centrafricana ha promosso $CAR. Sono le memecoin, criptovalute nate come presa in giro ai tradizionali Bitcoin basate su un meme, un fenomeno popolare sul web e spinte dall’azione coordinata di community online.
Il loro valore non è legato ad un progetto concreto o ad un utilizzo nel mondo reale ma alla loro capacità di generare viralità. Ad oggi, il settore si attesta intorno ai 65 miliardi di dollari ma è a forte rischio di speculazione e truffe.
La volatilità estrema e la scarsa trasparenza
“A differenza di criptovalute più consolidate le memecoin si caratterizzano per una volatilità estrema e una scarsa trasparenza – spiega all’ Giacomo Vella, Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano – non di rado mancano informazioni affidabili su team, roadmap o sulla gestione economica del progetto rendendo questi asset particolarmente vulnerabili a dinamiche speculative come i cosiddetti ‘pump and dump’ o i ‘rug pull'”.
Nel primo caso il prezzo delle monete digitali viene gonfiato artificialmente e poi fatto crollare dai primi investitori; le seconde invece sono truffe in cui gli sviluppatori abbandonano il progetto dopo aver raccolto fondi lasciando gli investitori con monete prive di valore.
L’esplosione delle memecoin
Nonostante le tante ombre di questo fenomeno, il 2024 e l’inizio del 2025 sono stati segnati da una vera e propria esplosione delle memecoin. A fine 2024, il mercato globale secondo Coingeko ha registrato una forte crescita: la capitalizzazione complessiva è passata da circa 40 a oltre 120 miliardi di dollari in tre mesi.
Ad oggi, si attesta intorno ai 65 miliardi di dollari. Dogecoin rimane la memecoin più capitalizzata (oltre 28 miliardi di dollari), al secondo posto Shiba Inu con circa 7,6 miliardi.
Il caso Italia
Nel nostro paese, osserva Vella, “il fenomeno è ancora, per fortuna, limitato in termini di volumi ma ha generato casi eclatanti come il lancio del token $CORONA promosso da Fabrizio Corona e successivamente bloccato dalla Consob per la mancata notifica del whitepaper.
Ha raggiunto una capitalizzazione iniziale di circa 800mila dollari, crollata a 30.000 nel giro di poche ore con una perdita complessiva superiore al 90% del valore”.
Conclusione
“È fondamentale – osserva l’esperto – considerare le memecoin come scommesse puramente speculative non come investimenti tradizionali e soprattutto non come rappresentative dell’intero ecosistema delle criptovalute all’interno del quale continuano a svilupparsi progetti di innovazione rilevanti.
Il rischio concreto è che la cattiva reputazione delle memecoin sia trasferita a tutto il settore oscurandone il potenziale in grado di generare nuove opportunità di mercato per aziende e startup.
In questo contesto, il regolatore europeo appare consapevole e attento e sta lavorando per limitare i rischi per i risparmiatori europei”, conclude Vella.
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