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lunedì, Nov 04

Fertilità maschile in calo, arriva la “spermocalypse”?


Ftalati nei cibi. Cambiamenti climatici. Cattiva alimentazione e sedentarietà. Un mix di fattori che sta portando alla cosiddetta spermocalypse, cioè al calo drastico della fertilità maschile: ecco cosa dicono gli esperti

Fertilità
(immagine: Getty Images)

Nel 2018, dati Istat alla mano, nel nostro paese sono nati 439.747 bambini. Il minimo storico dall’unità . Un vero e proprio baby-sboom, decrescita demografica ascrivibile a un sistema complesso di fattori, primi fra tutti, com’è lecito pensare, gli strascichi della crisi economica e la conseguente mancanza di stabilità. Ma forse è solo una parte del problema, come hanno appena sottolineato gli esperti della Società italiana di andrologia (Sia) nel corso del congresso nazionale “Natura ambiente alimentazione uomo”. A contribuire significativamente al calo della natalità potrebbe infatti esserci anche una questione di natura medico-sanitaria, a cui oltreoceano hanno già trovato un nome piuttosto inquietante. Spermocalypse, ossia la progressiva diminuzione della fertilità maschile, dovuta anch’essa a una nutrita serie di fattori: esposizione a sostanze inquinanti, stress, sedentarietà, cattiva alimentazione, genetica, perfino cambiamenti climatici.

I numeri del fenomeno

Il dato più allarmante e solido in proposito è quello che viene da un grande metastudio condotto due anni fa e pubblicato sulla rivista Human Reproduction Update. Gli autori, un’équipe di esperti della Braun School of Public Health and Community Medicine alla Hadassaw-Hebrew University, del Department of Environmental Medicine and Public Health alla Icahn School of Medicine at Mount Sinai e di altri istituti di ricerca, hanno in particolare cercato di capire se la spermocalypse fosse un fenomeno reale o un falso mito. E per farlo hanno messo insieme tutti gli studi sull’argomento pubblicati tra il 1973 e il 2013, per un totale di oltre 2800 lavori che riguardavano, nel complesso, oltre 42mila uomini classificati per età, origine geografica, storia clinica e altre informazioni. Ne è emerso abbastanza chiaramente che la conta spermatica dei maschi occidentali (Europa, America del Nord e Oceania) è effettivamente diminuita del 60% nell’ultimo trentennio. Dati più recenti relativi al nostro paese vanno nella stessa direzione: il numero medio degli spermatozoi degli uomini oggi è dimezzato rispetto a 40 anni fa, e un italiano su 10 è ormai infertile. Il che lascia poco spazio al dubbio: la spermocalypse è in atto, e dovremmo seriamente preoccuparcene.

Attenzione allo stile di vita…

Come accennato prima, il calo della fertilità maschile è un fenomeno complesso e multifattoriale. Le cause principali, stando alle evidenze finora raccolte, sono soprattutto da ricercare nei cambiamenti (in peggio) dello stile di vita, in primis fumo di sigaretta, abuso di alcool e cattiva alimentazione, tutti fattori che minano l’integrità del dna dello sperma. Altri indiziati speciali sono i cosiddetti ftalati, sostanze usate per rendere la plastica più morbida e flessibile, il bisfenolo A, i perfluorati, gli idrocarburi, le microplastiche, noti per ridurre il numero di spermatozoi ma anche la loro motilità e capacità di fecondare l’ovocita. A sottolinearlo i succitati esperti della Sia: ogni anno, dicono, un uomo ingerisce in media almeno 250 grammi tra pesticidi, microlpastiche e ftalati (che migrano dai contenitori agli alimenti). “Ftalati e fitoestrogeni si comportano da interferenti endocrini: ‘mimano’ ormoni come gli estrogeni e gli androgeni presenti nell’organismo e in questo modo influenzano pesantemente gli equilibri ormonali”, ha spiegato all’Ansa Alessandro Palmieri, presidente Sia. “E altrettanto pericolosi sono i pesticidi: gli alchilfenoli, per esempio, sono molto simili alla struttura degli ormoni sessuali e possono quindi ’confondere’ il metabolismo”, ha aggiunto Bruno Giammusso, altro esperto della Sia. “Si trovano in moltissimi prodotti, dalla frutta e verdura a diversi tipi di pesci e molluschi pescati anche nei nostri mari, come ad esempio tonno e sgombro. Infine, non dobbiamo dimenticare il pericolo microplastiche: i dati sulla quantità di particelle presenti nei cibi di utilizzo comune sono preoccupanti. Sappiamo infatti che il consumo annuale si attesta tra le 39mila e le 52mila particelle di microplastiche, a cui si aggiungono fino a 90mila particelle se si beve soltanto acqua in bottiglie di plastica: ne ingeriamo l’equivalente di una carta di credito a settimana, circa 5 grammi, con effetti che temiamo possano essere consistenti”.

…e occhio anche al clima

Ma c’è dell’altro. I cambiamenti climatici, e in particolare il riscaldamento globale, mettono lo zampino anche nelle parti basse degli uomini. L’aumento della temperatura, infatti, danneggia l’apparato riproduttivo maschile molto più di quello femminile – lo scroto serve effettivamente proprio a favorire l’abbassamento di temperatura dei testicoli – ed è stato osservato che in molte specie animali basta un incremento di pochi gradi delle temperature esterne per dimezzare la fertilità. In particolare, è stato osservato che l’aumento di un grado della temperatura ambientale accresce di 0,1 °C la temperatura scrotale: “Gli studi su farfalle e coleotteri”, continua Palmieri, “mostrano che l’aumento delle temperature sta probabilmente contribuendo all’estinzione di alcune specie, perché l’apparato riproduttivo maschile e gli spermatozoi sono molto sensibili al caldo. Inoltre, gli effetti negativi si tramandano anche sulla prole eventualmente generata che risulta meno fertile, con una riduzione del 25% delle capacità riproduttive”. Gli andrologi temono che possa succedere lo stesso anche nell’uomo, anche se al momento non ci sono ancora sufficienti dati a certificarlo. E ancora: altre evidenze – anche queste ancora da acclarare con precisione – puntano il dito contro l’esposizione prolungata a fonti elettromagnetiche (tenere a lungo il computer sulle gambe, per esempio), contro la frequentazione abituale di luoghi molto caldi come saune e bagni turchi e contro i traumi ripetuti alle parti basse (per esempio andare troppo a lungo in bicicletta).

No, non è colpa delle donne

Chiudiamo con un dato di costume, ancora una volta poco confortante. Come raccontato dal New York Times, oltreoceano (e parrebbe in misura minore anche dalle nostre parti) si sta diffondendo la bizzarra idea secondo la quale il calo della conta spermatica sarebbe da ascrivere a una crescente “femminilizzazione” del genere maschile portata avanti dalla società. A sostenerlo sono soprattutto gli uomini della cosiddetta manosphere, la galassia di siti web, forum e pagine social a carattere misogino e ipermaschilista, dietro i quali ci sono i suprematisti maschi convinti che un qualche complotto femminile stia minando la virilità, tramite fantomatici “avvelenamenti delle acque con contraccettivi, introduzione di soia nel cibo [la soia è considerata un alimento femminilizzante, donde il dispregiativo soy boy, nda] e amenità del genere. Un vittimismo del tutto fuori luogo e senza alcuna base scientifica.

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