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Final Destination: Bloodlines, l’ultimo capitolo della saga è il migliore di tutti

da | Mag 15, 2025 | Tecnologia


In questo capitolo c’è un grande evento di morte scampata che come sempre porta chi era coinvolto a essere braccato fino all’estinzione, in più la maledizione aggredisce una dinastia di persone tenute in salvo dalla donna che aveva battuto la morte di cui sopra (da cui il titolo Bloodlines). Basta. Questa è la trama. L’attrice più protagonista degli altri, Kaitlyn Santa Juana, qui truccata e sistemata come se avessero voluto prendere Jenna Ortega ma non avessero avuto il budget o la capacità di convincerla, come sempre combatte per avvertire tutti e salvare quante più persone possibile da lame affilate, macchinari che schiacciano, pali che infilzano e strutture che crollano. È la morte intesa come un’entità che pensa ed è in agguato ovunque, è come il killer degli slasher movie, come il clown di Terrifier o Michael Myers di Halloween, solo invisibile.

Per mostrare “lo spettacolo della morte al lavoro”, il cinema americano non può che burocratizzare tutto, inventare un mondo di regole ferree, di paletti, meccanismi e sistemi che non possono essere violati e che imbrigliano il destino o il sovrannaturale, rendendolo battibile. Il massimo della razionalità applicato alla fantasia per poter creare un intreccio. Ancora di più in questo caso: è il tipo di razionalità e dinamiche di causa ed effetto del capitalismo. C’è un penny all’origine di questa trama (e un bambino al quale, a questo punto, varrebbe la pena dedicare uno spin-off), simbolo del caso per eccellenza ma anche unità minima del guadagno. Per l’etica americana, il guadagno è nel destino delle persone: è il metro attraverso cui si misura il successo e l’etica personale, e il penny è il suo simbolo.

Final Destination Bloodlines l'ultimo capitolo della saga è il migliore di tutti

Warner Bros

Così si crea un’idea superiore dentro un film di puro escapismo e piacere del massacro. Jon Watts non solo irregimenta la trama, migliora la produzione e rende tutto più consapevole per il pubblico, ma legge qualcosa di personale nell’idea base di questo film. Se immaginiamo che qualcosa di sfuggente, universale e astratto come la morte segua le regole e abbia una volontà, allora l’astuzia e la scaltrezza dei singoli possono aggirarla. In parole povere allora è un territorio in cui possiamo vedere all’opera lo spirito indomito americano, che solitamente gli americani stessi misurano con le grandi idee imprenditoriali di guadagno. Può essere un po’ troppo per un Final Destination, e forse un po’ di sovrainterpretazione per un film che rimane fatto e pensato per eccitare con brividi da poco e molto, molto facili, ma è anche evidente che qualcosa di diverso stavolta c’è.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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