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giovedì, Ott 24

“Finché morte non ci separi” è l’horror da guardare adesso


Survival horror con sporcature di commedia perfette, tutti cercano la sposa e la sposa ha deciso che vuole sopravvivere: un film che sa divertire e divertirsi, al cinema dal 24 ottobre

Dell’odio per i ricchi nella storia umana non c’è mai stata scarsità, eppure il cinema recentissimo – specie quello violento e quello di paura, in cui i nemici sono più odiosi – sta affondando le mani in modo particolare nei personaggi negativi e abbienti, nonché anche più contenti di vedere gli altri soffrire e morire. Dietro tantissimi survival horror ci sono le classi ricche, ritratte come una massa unica, spietata, insensata, inumana; dietro La notte del giudizio, ad esempio, ci sono gli strati più che borghesi della società che si possono permettere difese e armi e hanno in antipatia i poveri, gli afroamericani, i barboni e gli emarginati. E anche qui, in Finchè morte non ci separi – esce nelle sale il 24 ottobre – c’è una grandissima famiglia molto ricca a fare da minaccia, i cui membri sono coinvolti in un gioco rituale, e ridicoli nelle loro scempiaggini lontane dalla vita vera, appaiono viziatissimi, senza cuore.

Maledetti ricchi!” dirà dopo l’ennesimo screzio subito da un macchinone che le passa accanto senza raccoglierla, esasperata, coperta di sangue e col fiatone Grace, la protagonista del film, sposa a cui nella prima notte di nozze viene proposto un gioco tradizionale. A dire il vero non è nemmeno una proposta, ma una regola della grande e opulenta famiglia in cui è entrata grazie a questo matrimonio. Hanno fatto i soldi con i giochi di carte, e ogniqualvolta un nuovo elemento si aggiunge al nucleo deve giocare. Lei estrarrà la carta che contiene il gioco da fare e quando tutti vedranno che il caso ha voluto fosse Nascondino (da cui il titolo originale del film, Ready Or Not), rimarranno ammutoliti.

Il Nascondino, come lo gioca la famiglia in questione, ha infatti un piccolo twist: lei si deve nascondere ma loro la devono trovare e uccidere prima dell’alba; lei non conosce la grande magione loro sì, loro sono armati e lei no, lei è una e loro tanti, inclusa la servitù. Non ha possibilità, e invece… Invece Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett dirigono un film che all’horror associa la comicità, capiscono che la maniera migliore per dare un senso alla storia è abbracciarne l’assurdo. Così invece che farne l’ennesimo survival horror lo rendono un film di personaggi, in cui la comicità esaspera e ridicolizza le caratteristiche di ognuno. Anche l’incredibile resistenza di lei acquista un senso una volta portata nella commedia.

Non è difficile intravedere dietro allo spunto la rappresentazione estrema delle dinamiche di paura, ansie e tensioni dietro un matrimonio, il terrore di non essere accettata unito a quello di trovarsi in un nucleo familiare avverso. La voglia di ucciderli dopo aver visto che loro vogliono fare altrettanto, e il terrore che l’unico punto di contatto (il marito) non sia dalla sua parte. In Finchè morte non ci separi c’è tutto questo e anche di più, in una paranoia che si rivela vera e posta in una confezione di splendente asciuttezza. Senza perder tempo, il film sa davvero come divertirsi e divertire, sa rispecchiare dietro una esile metafora le paure più profonde e soprattutto sa bene come far saltare teste e cervelli.

Nel mondo degli horror contemporanei, quasi sempre casalinghi, questo non vuole fare l’originale: rimane comunque chiuso nella grande magione da cui Grace vorrebbe scappare ma è bravissimo a trasformarla nella mappa di un survival game. Nei corridoi ci si imbatte negli altri a sorpresa, è piena di personaggi corollari come ad esempio i domestici e ogni location, ogni stanza (dalle cucine alla libreria) ha i suoi elementi, le sue armi, i suoi punti di fuga. Procedendo nel solco di Sam Raimi Finchè morte non ci separi mostra il modo migliore di fare thriller e (alla fine) horror puro, unendo un’idea di fondo forte a un intreccio e uno svolgimento ironici.

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