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venerdì, Ott 04

Fioramonti: i ministri valutiamoli dal loro cv, non da quello dei figli


Il ministro dell’Istruzione al centro di una polemica sterile: suo figlio di otto anni – che ha sempre vissuto all’estero – è stato iscritto a una scuola internazionale e quest’anno non sosterrà l’esame facoltativo di italiano. Gli oppositori dell’ultima ora hanno parlato di scelte anti patriottiche

Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti è al centro di un turbinio di polemiche. Da una parte sono sbucati una serie di post offensivi da lui scritti diversi anni fa contro esponenti politici come Daniela Santanchè, Silvio Berlusconi e altri, dall’altra è finito sotto i riflettori il curriculum scolastico del figlio.
Che ha fatto di così grave il primogenito di Fioramonti? Ha comprato una laurea all’estero, prendendo ispirazione da quanto fatto dal figlio di Umberto Bossi, il Trota? Ha ottenuto offerte di lavoro e regali costosi da parte di imprenditori grazie alla posizione del padre, come era per il figlio dell’ex ministro dei Trasporti Maurizio Lupi? No, in realtà il figlio di Fioramonti ha 8 anni e al centro delle polemiche c’è la sua conoscenza dell’italiano.

L’attuale ministro dell’Istruzione viveva in Sud Africa fino a poco tempo fa, dove lavorava all’Università di Pretoria. Assieme alla moglie tedesca, Fioramonti ha girato molti paesi negli ultimi anni e da qui la scelta, scontata, di iscrivere il bambino a scuole internazionali. Oggi la famiglia è tornata a vivere a Roma per gli impegni istituzionali del padre e il piccolo è stato iscritto a una scuola internazionale, in continuità con quanto fatto fino a ora. Il polverone si è alzato a causa di questa scelta, oltre che per non aver fatto sostenere al figlio l’esame facoltativo di italiano. Un brutto segnale secondo i critici, un messaggio di sfiducia verso quello stesso sistema scolastico italiano rappresentato dal ministro, ma anche una scelta anti italiana. “Un ministro che crede in maniera forte al sistema italiano e nell’Italia. Giuseppe Conte rimuova il ministro dell’Istruzione dal suo ruolo”, ha dichiarato Federico Mollicone, responsabile cultura di Fratelli . Anche dai banchi della Lega si sono alzate le accuse, un paradosso per chi fino a pochi giorni fa chiedeva di lasciare i figli fuori dalla politica.

Eppure, a ben vedere, la polemica sul figlio del ministro dell’Istruzione è tra le più sterili che si ricordino. Al di là del fatto che a far notizia dovrebbe essere semmai che un bambino non frequenti la scuola, non quale scuola frequenti, e che ogni famiglia è libera di iscrivere il proprio figlio all’istituto che vuole, nel caso della famiglia Fioramonti la scelta della scuola internazionale era obbligata, oltre che logica. Iscrivere un bambino di 8 anni che ha sempre vissuto all’estero e che dunque non parla bene l’italiano a una scuola italiana per dare un segnale di patriottismo non è certamente la miglior scelta per il presente e il futuro del bambino. Vorrebbe dire metterlo in difficoltà.

Anche la storia del test, ovviamente, è diversa da come la si racconta: la scelta di non farglielo sostenere è stata presa in accordo con la scuola, proprio per le difficoltà attuali del bambino nella lingua. Non l’avrebbe superato e dal momento che è facoltativo tanto vale faglielo sostenere più avanti. Come ha spiegato la vicepreside della scuola, il piccolo “ha frequentato la lezione di italiano per un certo numero di ore con una maestra che è andata in pensione quest’anno. Poi, siccome aveva un po’ di difficoltà, è stato scelto di non fargli fare l’esame, che del resto non è obbligatorio”.

Insomma, il problema sulla scelta scolastica e sulla lingua non esiste. Dove invece c’è un problema è nel modo selvaggio in cui ormai si è scelto di fare opposizione. La validità politica di un Ministro non viene valutata dal suo curriculum, ma dalla conoscenza dell’italiano di suo figlio di 8 anni. Una follia. Sarebbe più opportuno concentrarsi sulla figura del padre, già viceministro dell’istruzione nel precedente esecutivo e con una lunga carriera come ricercatore in università italiane e straniere. Un profilo coerente con il ruolo istituzionale che ricopre, sicuramente non messo in discussione dalle scelte familiari private relative all’educazione del figlio. Anche la storia dei tweet del 2013, quando Fioramonti non aveva incarichi istituzionali, lasciano il tempo che trovano.

La politica venga valutata per i contenuti, quelli attuali. Dalla tassa sulle merendine al Pil definito un indice inutile, sono tanti i punti su cui si potrebbe aprire un dibattito a proposito dell’attuale Ministro dell’Istruzione. I suoi post di sei anni fa e la scuola frequentata dal figlio di 8 anni non sono tra questi.

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